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Messaggio  Gilberto Carron Mar Ott 14, 2014 6:53 pm


Una ricerca dimostra che il tasso di apprendimento non è inferiore a quello della normale didattica. Ma solo uno studente su dieci arriva alla fine del programma

CARLO LAVALLE
I corsi online funzionano bene e sono efficaci tanto quanto quelli tradizionali che si svolgono in aula, indipendentemente dal grado di preparazione e dal livello di conoscenze degli alunni al momento dell’iscrizione. Lo dice il Massachusetts Institute of Technology, che ha realizzato il primo studio dettagliato sui Mooc (Massive Open Online Courses), dimostrandone la validità.

L’indagine, condotta sul campo con test che hanno messo a confronto l’apprendimento di diverse classi di Meccanica, alcune delle quali fanno uso della piattaforma di e-learning edX, è riuscita a dimostrare che gli studenti apprendono meglio e più cose con i corsi online, e che risultati positivi si ottengono anche per i meno istruiti.

In questi anni il tema è stato oggetto di un’accesa controversia. I Mooc sono diventati improvvisamente popolari quando, nel 2011, l’Università di Stanford ha lanciato un corso online sull’intelligenza artificiale raggiungendo in breve tempo l’incredibile cifra di 160mila iscritti. Data la diffusione e il successo ottenuto, il New York Times ha dichiarato il 2012 «anno dei Mooc».

Anche in Italia, diversi istituti universitari hanno cominciato a proporre corsi online, come l’Università Federico II di Napoli attraverso il portale Federica, l’Università degli Studi di Torino, con un corso su «Trasparenza e corruzione», La Sapienza di Roma e la Bocconi di Milano tramite la piattaforma Coursera. L’efficacia dei Mooc nella didattica universitaria, tuttavia, è stata messa più volte in discussione. In particolare, sono stati contestati i tassi elevati di abbandono e livelli di coinvolgimento che calano in maniera drastica a poche settimane dall’iscrizione, come mostra, ad esempio, una ricerca del 2013 dell’Università della Pennsylvania.

Secondo Juan Carlos De Martin, docente presso il Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino e co-direttore del NEXA Center for Internet & Society, la ricerca del MIT rappresenta un utile contributo per iniziare a capire la vera efficacia dei corsi online, anche se bisogna chiarirne i limiti.: «Lo studio ci dice che gli studenti di un corso di fisica di base del Mit hanno imparato approssimativamente lo stesso a prescindere dal fatto che fossero in aula o davanti a uno schermo a seguire un corso sullo stesso argomento».

Tuttavia, prosegue De Martin, occorre avere presente che una materia come la fisica «si presta alla formulazione di esercizi e test di auto-apprendimento e che i ricercatori hanno misurato solo le prestazioni degli studenti del Mooc che hanno completato il corso, circa il 10% degli iscritti. Questo è un punto decisivo: mentre la frequenza fisica induce o, addirittura, obbliga gli studenti a concentrarsi sulla materia di studio in determinati momenti della giornata, l’efficacia dei Mooc dipende dall’autodisciplina degli studenti, una caratteristica che è fortemente legata allo status sociale». In altri termini, secondo De Martin il rischio è che i corsi online finiscano per tradire il loro carattere aperto favorendo di fatto gli studenti appartenenti a ceti superiori.
Gilberto Carron
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