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Messaggio  Gilberto Carron Mar Gen 25, 2011 3:20 pm

Guida alla scelta delle superiori

LICEO CLASSICO
“Gli studi umanistici sono indispensabili per capire l’oggi”
[F. POL.]
Professor Roberto Proietto, direttore scolastico del liceo Beccaria di Milano, perché un ragazzo dovrebbe scegliere il classico?
«Naturalmente per i suoi interessi, ma sicuramente perché gli studi umanistici sono necessari per capire e affrontare i problemi di oggi».
Non è una scuola troppo generalista, che alla fine non prepara al mondo del lavoro?
«Con la velocità con cui si trasforma oggi il mondo del lavoro, studi troppo specifici rischiano di essere superati alla fine del ciclo didattico. Naturalmente chi si iscrive al liceo classico mette già in conto di proseguire gli studi all’università. A torto o a ragione il liceo classico è ancora la scuola dell’eccellenza in Italia».
Però poi dipende quale facoltà voglia frequentare un ragazzo all’università...
«Il 60-70% degli studenti che escono dal classico si iscrive a ingegneria, medicina o architettura. Chi esce da noi ha un ventaglio di scelte a 360 gradi. Senza dimenticare che una parte consistente dei test di accesso all’università riguarda la cultura generale. E sono quei test su cui cadono in molti».

LICEO SCIENTIFICO
“Chi vuole investire nel domani impara la trigonometria”
[E. LIS.]
Se ci fosse uno slogan quello per i licei scientifici sarebbe «per molti ma non per tutti». Alessandra Francucci, dirigente scolastico dell’«Albert Bruce Sabin», a Bologna, ne è certa.
Chi sono i molti, dunque?
«Giovani che hanno voglia di imparare nozioni apparentemente distanti dalla quotidianità e trovano soddisfazione nello studio fine a se stesso. Che non si domandano: ma che farò mai nella vita con la trigonometria?»
O con il latino...
«Lo scientifico è una palestra di vita che insegna a ragionare, forma adulti a fare e farsi domande, a dedurre pensieri, a mettere situazioni in relazione. E preserva dalle frustrazioni».
Scolastiche?
«Anche. C’è chi all’università sarebbe felice di dare esami ma non sa come mantenere alta la concentrazione sui libri. Questo, in genere, non capita agli studenti dello scientifico».
Che a proseguire gli studi sono obbligati: per un lavoro il loro diploma non basta...
«Questa non è una pecca. Difficile iscriversi con l’idea di fermarsi lì: lo scientifico è un investimento per il futuro».

LICEO LINGUISTICO
“Sui banchi 3 lingue Così i ragazzi italiani diventano europei”
[M. T. M.]
«Una solida base culturale che permette di sentirsi a pieno titolo cittadini europei». Anna Boggio, preside del liceo classico e linguistico Gioberti di Torino, riassume i contenuti del linguistico, al quale la riforma Gelmini ha dato dignità di liceo di ordinamento dopo decenni di sperimentazione.
Perché lo consiglia?
«Questo indirizzo colma un vuoto e consentirà, vista la sua diffusione, di mettere a tacere la critica di sempre: che i ragazzi italiani non conoscono le lingue. Con tre lingue europee studiate per cinque anni con l’obiettivo di raggiungere in due il livello B2 e nella terza il B1, per gli studenti del linguistico comunicare nel mondo non sarà un problema».
Altri punti forti?
«Il linguistico punta sulla ”evoluzione culturale”, cerca subito di contestualizzare la cultura nel moderno».
E debolezze?
«L’impianto matematico-scientifico e lo studio delle letterature in lingua: una richiesta alta con 27 ore nel biennio e 30 nel triennio».

LICEO ARTISTICO
“Non è per tutti ma apre molte strade a chi è creativo”
[F. POL.]
Professoressa Tiziana Monti, preside del liceo artistico Russell di Garbagnate Milanese, basta saper disegnare bene...
«Sicuramente il liceo artistico non è per tutti. Bisogna avere una grande passione per l’arte e il disegno, ma non siamo più ai tempi in cui l’artistico durava solo quattro anni. L’orario scolastico è più lungo di altre scuole ma l’offerta culturale delle materie è maggiore».
Quindi non è solo una scuola tecnica che prepara al mondo del lavoro in campo grafico o figurativo?
«Il liceo artistico non fornisce solo le conoscenze per utilizzare uno strumento come avviene in un istituto professionale, dove gli sbocchi professionali sono forse più limitati ma specifici».
Con la formazione fornita dall’artistico quali sono le possibilità nel mondo del lavoro o dell’università?
«Architettura, design, grafica, accademie di belle arti, ricerca universitaria nel campo dei beni culturali. Non è una scuola leggera: è per studenti motivati e creativi».

PROFESSIONALE PER IL COMMERCIO
“Il duttile passaporto per chi cerca lavoro all’estero o sotto casa”
[F. POL.]
Professoressa Carla Federica Gallotti, vicepreside dell’Istituto professionale per il commercio Oriani Mazzini di Milano, cosa risponde a chi dice che le vostre sono scuole di serie B?
«Rispondo che secondo i dati di Confindustria in Italia mancano 110 mila tecnici. Noi siamo l’ossatura del sistema produttivo. Senza dimenticare che gli istituti tecnici professionali possono adeguare il piano di studio alle esigenze del territorio. Cosa che in un periodo di crisi economica può solo essere utile».
Ma alla fine la preparazione dei vostri studenti non risulta troppo settoriale? «Non vengono insegnate solo le materie tecniche. Nel piano di studi ci sono due lingue straniere. Poi le materie commerciali hanno a che fare con molti campi professionali».
Ed è sufficiente la preparazione per accedere all’università?
«Gli studenti che proseguono gli studi sono meno che altrove. La nostra è una istruzione che fornisce gli strumenti per inserirsi immediatamente nel mondo del lavoro».

ISTITUTO ALBERGHIERO
“Chef superstar Tutto il mondo cerca i nostri diplomati”
[E. LIS.]
«I programmi tivù aiutano, fare il cuoco va di moda, ma se in Italia esistono scuole orientate al lavoro quelle sono gli “alberghieri”». Pragmatico, Ilario Ierace, preside dell’ «Elena Cornaro» di Jesolo, punta dritto sull’occupazione.
Il diploma garantisce un futuro?
«Non ho dubbi. La domanda di hotel e cucine supera l’offerta. Le richieste arrivano anche dall’estero: Stati Uniti, Inghilterra e Giappone, tutto il mondo cerca i nostri studenti».
E l’Italia?
«Turismo e ristorazione scontano problemi ma resistono alla crisi. Nella nostra economia sono settori che erano e restano trainanti».
Specie oggi che le scuole sono diventate «Istituti professionali per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera»?
«Una dicitura più completa: l’attenzione ora è doppia proprio sul comparto alimentare».
Formate grandi chef e poi?
«Cuochi e tecnici per le mense scolastiche, per la gastronomia nei supermercati, il precotto surgelato. Ripeto: col nostro diploma il mondo del lavoro davvero è meno oscuro».

ISTITUTO PER GEOMETRI

“Ambiente ed edilizia L’Italia che frana ha bisogno di noi”
[E. LIS.]
Professor Paolino Marotta, preside dell’ «Oscar d’Agostino» di Avellino, esistono ancora gli studenti col pallino della geometria?
«Ci sono e amano il loro paese».
Perché, gli altri studenti no?
«Iscriversi a una scuola per geometri significa materialmente fare qualcosa per l’Italia».
Per esempio?
«Il confronto delle mappe aeree dell’istituto Geografico Militare di Firenze con quelle depositate al catasto segna un dato allarmante: milioni di cittadini non dichiarano alle agenzie del territorio case ed edifici».
Un geometra che può fare?
«Può combattere l’edilizia abusiva già dopo due anni di scuola: passare l’esame di Stato, iscriversi all’ordine ed entrare negli enti territoriali di verifica».
E se termina il quinquennio?
«Moltiplica le occasioni di lavoro: nel campo delle costruzioni, della sicurezza sul lavoro e nella salvaguardia dell’ambiente. Diventare geometri, specie al Sud, oggi, significa curare i più gravi mali d’Italia: abusivismo, frane e crolli».

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Gilberto Carron
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