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Università, eliminati 469 corsi di laurea in due anni
Via 371 triennali primo livello (-13,3%), 97 specialistiche (-4%)
Una università “dimagrita”, in due anni, di 469 corsi di laurea (-9%):
in tutto sono 371 le lauree triennali di primo livello scomparse
(-13,3%) e 97 quelle specialistiche (-4%). Sono gli atenei statali, che
coprono la più ampia offerta formativa, a tagliare di più (-9%) a
fronte di un calo dei corsi di laurea nelle università private del 3,5%
. Sforbiciate più incisive per gli atenei di media grandezza (-16,4%),
seguiti dai mega atenei (-12,1%) e dai politecnici (-11,4%). L’offerta
formativa, infine, si è contratta di più laddove era già meno presente
(nelle isole e nel sud della penisola).
A rendere noti i dati
dell’operazione di riduzione dei corsi accademici avviata a partire
dall’anno accademico 2007-2008 e tuttora in corso è il Cun, il
Consiglio universitario nazionale.
Secondo quanto risulta al
Servizio informazione e comunicazione del Cun i corsi di laurea sono
passati da un totale di 5.460 (anno accademico 2007-2008) a 4.986 (anno
accademico 2009-2010) con una eliminazione netta di 469 corsi (- 9%).
Nel dettaglio le lauree triennali di primo livello sono passate da 2782
a 2411 (-13,3% ), le lauree specialistiche da 2401 a 2304 (- 4%).
Non è stata invece tagliata l’offerta delle lauree a “ciclo unico” come
medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, veterinaria,
farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, architettura, ingegneria
edile e giurisprudenza. Restano stabili (sono 250 ed erano 251 nel
2007-2008), prevedono un percorso di studio di 5 o 6 anni e sono
afferenti a professioni regolamentate.
Le sforbiciate più
incisive avvengono negli atenei statali che, in due anni, hanno
eliminato il 9,1% dei corsi di laurea. Le statali coprono la più vasta
offerta formativa nel nostro Paese (sono il 93,3%). Le università
private, invece, tagliano il 3,5% dei corsi e sono il 4,4% dell’offerta
universitaria nazionale.
L’offerta formativa si è contratta
in modo differente su base geografica. In due anni il centro Italia ha
rinunciato a 139 corsi di laurea (i tagli più evidenti li ha decisi
l’università La Sapienza di Roma), il sud ne ha eliminati 108, il
nord-ovest 53, il nord est 87 e le isole 87. In percentuale si
evidenzia purtroppo che l’offerta formativa si è contratta di più
laddove era già meno presente: isole -13,9%; sud -9,5%; centro -9,3%;
nord est - 7,9% e nord ovest - 4,6%.
Tagliano di più gli
atenei di media grandezza con 10.000/20.000 iscritti (-16,4%); seguiti
dai mega atenei con oltre 40.000 studenti (-12,1%) e dai politecnici
(-11,4%). I grandi atenei, con 20.000/40.000 studenti tagliano del 2,3%
e i piccoli (con meno di 10.000 studenti) dello 0,8%.
Spiega
Andrea Lenzi, presidente Cun: «La riduzione è a carico soprattutto
delle lauree triennali ed è stata realizzata per offrire ai giovani un
percorso di studio “di base” più completo e meno frammentato rispetto
alla situazione precedente. I tagli sono stati eseguiti secondo criteri
di razionalizzazione dei percorsi formativi eliminando l’eccessiva
frammentazione e l’esagerata moltiplicazione dei corsi di studio».
lastampa.it27/05/2010
Una università “dimagrita”, in due anni, di 469 corsi di laurea (-9%):
in tutto sono 371 le lauree triennali di primo livello scomparse
(-13,3%) e 97 quelle specialistiche (-4%). Sono gli atenei statali, che
coprono la più ampia offerta formativa, a tagliare di più (-9%) a
fronte di un calo dei corsi di laurea nelle università private del 3,5%
. Sforbiciate più incisive per gli atenei di media grandezza (-16,4%),
seguiti dai mega atenei (-12,1%) e dai politecnici (-11,4%). L’offerta
formativa, infine, si è contratta di più laddove era già meno presente
(nelle isole e nel sud della penisola).
A rendere noti i dati
dell’operazione di riduzione dei corsi accademici avviata a partire
dall’anno accademico 2007-2008 e tuttora in corso è il Cun, il
Consiglio universitario nazionale.
Secondo quanto risulta al
Servizio informazione e comunicazione del Cun i corsi di laurea sono
passati da un totale di 5.460 (anno accademico 2007-2008) a 4.986 (anno
accademico 2009-2010) con una eliminazione netta di 469 corsi (- 9%).
Nel dettaglio le lauree triennali di primo livello sono passate da 2782
a 2411 (-13,3% ), le lauree specialistiche da 2401 a 2304 (- 4%).
Non è stata invece tagliata l’offerta delle lauree a “ciclo unico” come
medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, veterinaria,
farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, architettura, ingegneria
edile e giurisprudenza. Restano stabili (sono 250 ed erano 251 nel
2007-2008), prevedono un percorso di studio di 5 o 6 anni e sono
afferenti a professioni regolamentate.
Le sforbiciate più
incisive avvengono negli atenei statali che, in due anni, hanno
eliminato il 9,1% dei corsi di laurea. Le statali coprono la più vasta
offerta formativa nel nostro Paese (sono il 93,3%). Le università
private, invece, tagliano il 3,5% dei corsi e sono il 4,4% dell’offerta
universitaria nazionale.
L’offerta formativa si è contratta
in modo differente su base geografica. In due anni il centro Italia ha
rinunciato a 139 corsi di laurea (i tagli più evidenti li ha decisi
l’università La Sapienza di Roma), il sud ne ha eliminati 108, il
nord-ovest 53, il nord est 87 e le isole 87. In percentuale si
evidenzia purtroppo che l’offerta formativa si è contratta di più
laddove era già meno presente: isole -13,9%; sud -9,5%; centro -9,3%;
nord est - 7,9% e nord ovest - 4,6%.
Tagliano di più gli
atenei di media grandezza con 10.000/20.000 iscritti (-16,4%); seguiti
dai mega atenei con oltre 40.000 studenti (-12,1%) e dai politecnici
(-11,4%). I grandi atenei, con 20.000/40.000 studenti tagliano del 2,3%
e i piccoli (con meno di 10.000 studenti) dello 0,8%.
Spiega
Andrea Lenzi, presidente Cun: «La riduzione è a carico soprattutto
delle lauree triennali ed è stata realizzata per offrire ai giovani un
percorso di studio “di base” più completo e meno frammentato rispetto
alla situazione precedente. I tagli sono stati eseguiti secondo criteri
di razionalizzazione dei percorsi formativi eliminando l’eccessiva
frammentazione e l’esagerata moltiplicazione dei corsi di studio».
lastampa.it27/05/2010
Gilberto Carron- Numero di messaggi : 518
utente : genitore
Data d'iscrizione : 15.02.10
Ingegneria, architettura, green economy: le vere "fabbriche di lavoro"
di Anna Maria Sersale
ROMA
(25 aprile) - Sogni, speranze, dubbi, paure. Il mercato del lavoro, per
i giovani, è un oggetto misterioso, con cui è difficile fare i conti.
Quali lauree danno maggiori sbocchi? I neodottori hanno chance? Come
aprirsi un varco in tempo di crisi? Interrogativi che mettono ansia.
Vita dura, quella dei giovani, che, secondo i dati Istat di
marzo, hanno una percentuale di disoccupazione del 28,2%. E’ vero che
ieri la Marcegaglia ha parlato di una qualche ripresa, ma è appena
iniziale, e non si traduce automaticamente in occupazione. Che fare?
C’è chi fa la valigia, non quella di cartone come negli Anni ‘50, ed
emigra verso Settentrione. C’è chi guarda all’estero. E c’è chi è
fortunato. In ogni caso la laurea “paga”.
Ma c’è laurea e laurea, università e università. Diamo uno
sguardo nei settori trainanti, ingegneria in testa, quali atenei si
classificano tra i primi dieci per numero di occupati (dati Istat a tre
anni dal titolo, elaborazione Confindustria nel grafico). Al
Politecnico di Milano il 95,1% dei laureati a tre anni dal titolo ha
una occupazione, il più delle volte coerente con il titolo, in testa
alla classifica ci sono gli ingegneri, 93,1%, e gli architetti, 97,4%.
Al Politecnico di Torino la situazione è analoga: la media è del 92,4%,
con gli ingegneri al 93,8% e gli architetti all’88,9%. Si piazza bene
anche il Politecnico di Bari: 88,5% in media, ingegneri 90,1% e
architetti 81,9%. L’Università degli Studi di Bergamo è al 73,2% di
laureati, con gli ingegneri al 91,1%, bene anche il settore economico
statistico con l’81,9%. Alla Luiss Guido Carli la media è del 73,2%,
l’economico-statistico raggiunge l’84,6% e il politico-sociale il
77,6%. Buoni indici anche alla Statale di Milano: 77,7% la media, con
l’83,4% di occupati del politico-sociale e il 74% dell’area
scientifica.
La Sapienza, il più grande ateneo d’Italia e d’Europa? Ha una
media del 66,9%, con l’88,8% degli ingegneri, l’89,8% degli architetti
e il 78,6 del gruppo economico statistico. I risultati dipendono dalla
qualità degli atenei, certo, ma pesa anche il contesto
socio-imprenditoriale in cui l’ateneo si trova. Al Sud, per esempio, le
statistiche crollano.
Ma qual è il migliore biglietto da visita per un giovane? Che
cosa fa la differenza? «Al di là della specializzazione, conta la
qualità degli studi. E’ vero, le lauree scientifiche aiutano, economia
in particolare apre molte strade, in genere non ha problemi di
occupazione, però quello che dà valore è la qualità degli studi», non
ha dubbi Luigi Paganetto, ex preside di Economia a Tor Vergata, che da
anni promuove gli “incubatori d’impresa”.
L’ateneo avvia percorsi guidati per assistere i giovani che
hanno “idee geniali e innovative” ma non sanno come realizzarle.
«Verissimo, oltre a una buona capacità di risolvere problemi complessi,
la qualità è il requisito più richiesto oggi», lo afferma Giancarlo De
Leonardis, top manager di una azienda informatica, lui, laureato in
filosofia, di posti di responsabilità ne ha avuti tanti ed è la prova
che anche chi ha scelto le scienze umanistiche può scalare i vertici
d’impresa.
Discorso, il suo, che si aggancia a quello di un economista
esperto di mercati: «Direi a un giovane di non penalizzare i propri
interessi, ma di puntare su una cosa in cui crede con convinzione -
afferma Carlo Travaglini, preside di Economia a Roma Tre - E’ questo un
requisito di base per riuscire negli studi e poi nel lavoro. Sì, ci
sono le filiere dei raccomandati, dei figli che possono contare
sull’appoggio dei genitori, ma chi ha le carte in regola prima o poi ce
la fa».
«Ottimi sbocchi vengono dalle lauree di tipo sanitario-infermieristico
- sostiene Luigi Frati, rettore della Sapienza - Al termine degli studi
infermieri e tecnici di laboratorio lavorano tutti. Anche chi punta a
Medicina ha sbocchi assicurati (quelli che non lavorano dopo la laurea
si stanno specializzando)».
Colpisce, alla Sapienza, lo scarso indice di occupati (17,4%)
per Giurisprudenza a un anno dal titolo. Perché? «Li penalizza -
ammette Frati - il numero sproporzionato di avvocati che ha l’Italia,
basti pensare che i cassazionisti da noi rispetto alla Francia sono
cento volte di più. E’ anche vero, poi, che all’inizio fanno
“lavoretti”, a 300-400 euro al mese, l’importante è che questa
situazione non si cronicizzi». Ma i “lavoretti” sono un bene o un male?
«Chi pensa di ottenere subito il lavoro migliore sbaglia - osserva
Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria - Se uno accetta
solo l’occupazione idonea e coerente aspetta due-tre anni, non lavora,
e questo indebolisce il curriculum. Un consiglio? Fare esperienze e
soprattutto stages, anche all’estero. Un altro suggerimento: fare una
tesi finalizzata, d’intesa con un’azienda».
Intanto, le università hanno messo a fuoco un obiettivo: fare
incontrare domanda e offerta. Ha cominciato il Consorzio Almalaurea
(che raggruppa 40 atenei) e che ormai ha una banca dati
efficientissima, consultata da chi cerca talenti. Di recente è nata una
analoga iniziativa romana, mette insieme la domanda di lavoro e
l’offerta, lo racconta Piero Lucisano, professore di Pedagogia alla
Sapienza e “padre” di Soul: «Organizzazione cui hanno aderito le
quattro università romane, Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre e Foro
Italico, più Cassino e Viterbo: si sono iscritti 33.758 studenti e
1.900 imprese, di queste controlliamo la serietà con una visura alla
Camera di Commercio. Cancelliamo quelle che si comportano male con i
ragazzi, ci siamo accorti di qualche fenomeno di fishing e abbiamo
subito espulso quelle aziende».
Ma quali profili potrebbero servire oggi sul mercato? Unioncamere
ogni anno fa preziose rilevazioni, la prossima uscirà in luglio,
sentiamo qualche anticipazione da Domenico Mauriello, ricercatore: «Un
dato, con la crisi si perde lavoro, ma i laureati perdono meno di
altri. Tiene bene il settore socio-assistenziale, legato alle attività
di cura per la persona. Tra i profili più richiesti quelli degli
infermieri e dei tecnici di laboratorio medico-sanitario. Vanno bene
anche tutti i profili legati alla “green economy”, le tecnologie a
basso impatto ambientale, quelle applicate al manifatturiero e tutto
ciò che è connesso all’efficienza energetica e al recupero dei
materiali»
Ilmessagero.it
ROMA
(25 aprile) - Sogni, speranze, dubbi, paure. Il mercato del lavoro, per
i giovani, è un oggetto misterioso, con cui è difficile fare i conti.
Quali lauree danno maggiori sbocchi? I neodottori hanno chance? Come
aprirsi un varco in tempo di crisi? Interrogativi che mettono ansia.
Vita dura, quella dei giovani, che, secondo i dati Istat di
marzo, hanno una percentuale di disoccupazione del 28,2%. E’ vero che
ieri la Marcegaglia ha parlato di una qualche ripresa, ma è appena
iniziale, e non si traduce automaticamente in occupazione. Che fare?
C’è chi fa la valigia, non quella di cartone come negli Anni ‘50, ed
emigra verso Settentrione. C’è chi guarda all’estero. E c’è chi è
fortunato. In ogni caso la laurea “paga”.
Ma c’è laurea e laurea, università e università. Diamo uno
sguardo nei settori trainanti, ingegneria in testa, quali atenei si
classificano tra i primi dieci per numero di occupati (dati Istat a tre
anni dal titolo, elaborazione Confindustria nel grafico). Al
Politecnico di Milano il 95,1% dei laureati a tre anni dal titolo ha
una occupazione, il più delle volte coerente con il titolo, in testa
alla classifica ci sono gli ingegneri, 93,1%, e gli architetti, 97,4%.
Al Politecnico di Torino la situazione è analoga: la media è del 92,4%,
con gli ingegneri al 93,8% e gli architetti all’88,9%. Si piazza bene
anche il Politecnico di Bari: 88,5% in media, ingegneri 90,1% e
architetti 81,9%. L’Università degli Studi di Bergamo è al 73,2% di
laureati, con gli ingegneri al 91,1%, bene anche il settore economico
statistico con l’81,9%. Alla Luiss Guido Carli la media è del 73,2%,
l’economico-statistico raggiunge l’84,6% e il politico-sociale il
77,6%. Buoni indici anche alla Statale di Milano: 77,7% la media, con
l’83,4% di occupati del politico-sociale e il 74% dell’area
scientifica.
La Sapienza, il più grande ateneo d’Italia e d’Europa? Ha una
media del 66,9%, con l’88,8% degli ingegneri, l’89,8% degli architetti
e il 78,6 del gruppo economico statistico. I risultati dipendono dalla
qualità degli atenei, certo, ma pesa anche il contesto
socio-imprenditoriale in cui l’ateneo si trova. Al Sud, per esempio, le
statistiche crollano.
Ma qual è il migliore biglietto da visita per un giovane? Che
cosa fa la differenza? «Al di là della specializzazione, conta la
qualità degli studi. E’ vero, le lauree scientifiche aiutano, economia
in particolare apre molte strade, in genere non ha problemi di
occupazione, però quello che dà valore è la qualità degli studi», non
ha dubbi Luigi Paganetto, ex preside di Economia a Tor Vergata, che da
anni promuove gli “incubatori d’impresa”.
L’ateneo avvia percorsi guidati per assistere i giovani che
hanno “idee geniali e innovative” ma non sanno come realizzarle.
«Verissimo, oltre a una buona capacità di risolvere problemi complessi,
la qualità è il requisito più richiesto oggi», lo afferma Giancarlo De
Leonardis, top manager di una azienda informatica, lui, laureato in
filosofia, di posti di responsabilità ne ha avuti tanti ed è la prova
che anche chi ha scelto le scienze umanistiche può scalare i vertici
d’impresa.
Discorso, il suo, che si aggancia a quello di un economista
esperto di mercati: «Direi a un giovane di non penalizzare i propri
interessi, ma di puntare su una cosa in cui crede con convinzione -
afferma Carlo Travaglini, preside di Economia a Roma Tre - E’ questo un
requisito di base per riuscire negli studi e poi nel lavoro. Sì, ci
sono le filiere dei raccomandati, dei figli che possono contare
sull’appoggio dei genitori, ma chi ha le carte in regola prima o poi ce
la fa».
«Ottimi sbocchi vengono dalle lauree di tipo sanitario-infermieristico
- sostiene Luigi Frati, rettore della Sapienza - Al termine degli studi
infermieri e tecnici di laboratorio lavorano tutti. Anche chi punta a
Medicina ha sbocchi assicurati (quelli che non lavorano dopo la laurea
si stanno specializzando)».
Colpisce, alla Sapienza, lo scarso indice di occupati (17,4%)
per Giurisprudenza a un anno dal titolo. Perché? «Li penalizza -
ammette Frati - il numero sproporzionato di avvocati che ha l’Italia,
basti pensare che i cassazionisti da noi rispetto alla Francia sono
cento volte di più. E’ anche vero, poi, che all’inizio fanno
“lavoretti”, a 300-400 euro al mese, l’importante è che questa
situazione non si cronicizzi». Ma i “lavoretti” sono un bene o un male?
«Chi pensa di ottenere subito il lavoro migliore sbaglia - osserva
Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria - Se uno accetta
solo l’occupazione idonea e coerente aspetta due-tre anni, non lavora,
e questo indebolisce il curriculum. Un consiglio? Fare esperienze e
soprattutto stages, anche all’estero. Un altro suggerimento: fare una
tesi finalizzata, d’intesa con un’azienda».
Intanto, le università hanno messo a fuoco un obiettivo: fare
incontrare domanda e offerta. Ha cominciato il Consorzio Almalaurea
(che raggruppa 40 atenei) e che ormai ha una banca dati
efficientissima, consultata da chi cerca talenti. Di recente è nata una
analoga iniziativa romana, mette insieme la domanda di lavoro e
l’offerta, lo racconta Piero Lucisano, professore di Pedagogia alla
Sapienza e “padre” di Soul: «Organizzazione cui hanno aderito le
quattro università romane, Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre e Foro
Italico, più Cassino e Viterbo: si sono iscritti 33.758 studenti e
1.900 imprese, di queste controlliamo la serietà con una visura alla
Camera di Commercio. Cancelliamo quelle che si comportano male con i
ragazzi, ci siamo accorti di qualche fenomeno di fishing e abbiamo
subito espulso quelle aziende».
Ma quali profili potrebbero servire oggi sul mercato? Unioncamere
ogni anno fa preziose rilevazioni, la prossima uscirà in luglio,
sentiamo qualche anticipazione da Domenico Mauriello, ricercatore: «Un
dato, con la crisi si perde lavoro, ma i laureati perdono meno di
altri. Tiene bene il settore socio-assistenziale, legato alle attività
di cura per la persona. Tra i profili più richiesti quelli degli
infermieri e dei tecnici di laboratorio medico-sanitario. Vanno bene
anche tutti i profili legati alla “green economy”, le tecnologie a
basso impatto ambientale, quelle applicate al manifatturiero e tutto
ciò che è connesso all’efficienza energetica e al recupero dei
materiali»
Ilmessagero.it
Gilberto Carron- Numero di messaggi : 518
utente : genitore
Data d'iscrizione : 15.02.10
Partono le preiscrizioni post-diploma
Entro 26 maggio si può fare una prima scelta dell’università o dei corsi di formazione
ROMA
Per gli
studenti iscritti all’ultimo anno della scuola secondaria superiore è
già tempo di scelte: il ministero dell’Istruzione ha infatti
predisposto la macchina organizzativa che permetterà ai circa
cinquecentomila allievi italiani prossimi alla maturità di optare per
la preiscrizione ad un corso post-diploma.
Sono interessati
all’operazione, comunque non prescrittiva, tutti coloro che hanno
intenzione di iscriversi all’università, ai corsi delle istituzioni di
alta formazione artistica e musicale e coreutica, alle scuole superiori
per mediatori linguistici, ai corsi di istruzione e formazione tecnica
superiore (Ifts).
Collegandosi via internet, entro il 26 maggio al sito http://universo.miur.it,
gli studenti avranno la possibilità di fruire delle iniziative,
attività di orientamento destinati agli studenti da parte delle
Istituzioni formative interessate. La pre-iscrizione è consigliata
anche agli indecisi: poiché possono essere indicati, in ordine di
priorità, anche tre corsi di istituzioni superiori diversi, lo studente
avrà in tal modo la possibilità di accedere ad una serie di attività di
orientamento utili a prendere la decisione finale.
Poiché il
numero di allievi che prosegue gli studi dopo aver conseguito il
diploma è pari all’incirca al 70%, all’operazione dovrebbero essere
interessati circa trecentocinquatamila studenti iscritti alla quinta
superiore: potranno compilare il modulo da qualsiasi postazione
collegata ad internet. Il Miur indica «eventualmente avvalendosi
dell’aiuto dei professori».
Dal sito internet predisposto dal
Miur viene specificato che la preiscrizione «non è un adempimento
burocratico, ma un’opportunità per esercitare il diritto di essere
informati, per riflettere sul proprio futuro e scegliere adeguatamente.
Molto spesso - si legge nel testo predisposto da viale Trastevere -
decisioni effettuate in maniera confusa o affrettata comportano infatti
l’abbandono degli studi. Effettuare la preiscrizione consente di
entrare nel sistema universitario, conoscere l’offerta formativa di
tutti gli atenei, gli insegnamenti previsti per ciascun corso, i
relativi sbocchi professionali».
28/04/2010 - la stampa.it
ROMA
Per gli
studenti iscritti all’ultimo anno della scuola secondaria superiore è
già tempo di scelte: il ministero dell’Istruzione ha infatti
predisposto la macchina organizzativa che permetterà ai circa
cinquecentomila allievi italiani prossimi alla maturità di optare per
la preiscrizione ad un corso post-diploma.
Sono interessati
all’operazione, comunque non prescrittiva, tutti coloro che hanno
intenzione di iscriversi all’università, ai corsi delle istituzioni di
alta formazione artistica e musicale e coreutica, alle scuole superiori
per mediatori linguistici, ai corsi di istruzione e formazione tecnica
superiore (Ifts).
Collegandosi via internet, entro il 26 maggio al sito http://universo.miur.it,
gli studenti avranno la possibilità di fruire delle iniziative,
attività di orientamento destinati agli studenti da parte delle
Istituzioni formative interessate. La pre-iscrizione è consigliata
anche agli indecisi: poiché possono essere indicati, in ordine di
priorità, anche tre corsi di istituzioni superiori diversi, lo studente
avrà in tal modo la possibilità di accedere ad una serie di attività di
orientamento utili a prendere la decisione finale.
Poiché il
numero di allievi che prosegue gli studi dopo aver conseguito il
diploma è pari all’incirca al 70%, all’operazione dovrebbero essere
interessati circa trecentocinquatamila studenti iscritti alla quinta
superiore: potranno compilare il modulo da qualsiasi postazione
collegata ad internet. Il Miur indica «eventualmente avvalendosi
dell’aiuto dei professori».
Dal sito internet predisposto dal
Miur viene specificato che la preiscrizione «non è un adempimento
burocratico, ma un’opportunità per esercitare il diritto di essere
informati, per riflettere sul proprio futuro e scegliere adeguatamente.
Molto spesso - si legge nel testo predisposto da viale Trastevere -
decisioni effettuate in maniera confusa o affrettata comportano infatti
l’abbandono degli studi. Effettuare la preiscrizione consente di
entrare nel sistema universitario, conoscere l’offerta formativa di
tutti gli atenei, gli insegnamenti previsti per ciascun corso, i
relativi sbocchi professionali».
28/04/2010 - la stampa.it
Gilberto Carron- Numero di messaggi : 518
utente : genitore
Data d'iscrizione : 15.02.10
pre-iscrizione universitaria - ministero università e ricerca
http://universo.miur.it/preiscrizione.html
Nel sito: motore di ricerca per selezione classi e corsi di laurea,
fac-simile della scheda di preiscrizione che consente agli studenti di prendere confidenza con il sistema universitario
e una parte informativa che comprende:
la presentazione animata per aiutare a capire
l’attuale sistema dell'istruzione superiore;
le leggi di riferimento di tutte le Istituzioni di istruzione superiore;
notizie utili sulle borse di studio concesse dalle Regioni e dalle Province Autonome e dalle Università;
l’elenco dei Collegi universitari, nonché indicazioni utili;
alcune informazioni sui laureati;
notizie sui corsi di laurea cui si accede attraverso una prova di concorso in quanto il numero dei posti disponibili per le immatricolazioni è programmato a livello nazionale (Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria, Medicina Veterinaria, corsi finalizzati alla formazione di Architetto, Scienza della Formazione Primaria, professioni sanitarie);
un questionario, non obbligatorio e non vincolante, ma che consente alle Istituzioni presso cui lo studente manifesta l’intenzione di iscriversi di conoscere i motivi della scelta effettuata dagli studenti o alcune delle loro aspettative;
un numero verde cui rivolgersi per qualsiasi informazione di tipo tecnico relativo alla compilazione del modulo
Nel sito: motore di ricerca per selezione classi e corsi di laurea,
fac-simile della scheda di preiscrizione che consente agli studenti di prendere confidenza con il sistema universitario
e una parte informativa che comprende:
la presentazione animata per aiutare a capire
l’attuale sistema dell'istruzione superiore;
le leggi di riferimento di tutte le Istituzioni di istruzione superiore;
notizie utili sulle borse di studio concesse dalle Regioni e dalle Province Autonome e dalle Università;
l’elenco dei Collegi universitari, nonché indicazioni utili;
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