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L'orientamento verso la scelta universitaria: come e quando i diplomati scelgono
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L'orientamento verso la scelta universitaria: come e quando i diplomati scelgono
Nella scelta dell'università genitori e amici contano più degli insegnanti.
Sono stati presentati questa mattina i dati dell’indagine “Come e quando i diplomandi scelgono l’università”, condotta dal dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca su 24 scuole (12 milanesi, 12 lombarde) nei mesi di aprile e giugno 2010. Due rilevazioni effettuate a due mesi di distanza l’una dall’altra che misurano con accuratezza il processo di scelta degli studi universitari da parte degli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori.
Ne emerge un quadro che mette in luce, dal punto di vista degli studenti, problemi e caratteristiche di un percorso di scelta che rivela alcune sorprese ed elementi non scontati.
Anche perché la ricerca ha indagato in modo completo l’intero processo di scelta analizzando le tre fasi in cui si suddivide:
disponibilità a scegliere,
raccolta delle informazioni,
scelta finale.
Vediamo alcuni dati.
Determinati ma poco informati
La maggioranza degli intervistati, il 55 per cento (è il dato della rilevazione di giugno, due punti percentuali in più rispetto ad aprile 2010), è molto consapevole di dover compiere una scelta importante per la propria vita. In particolare, le ragazze hanno maggior consapevolezza, 61 per cento contro il 40 dei maschi. Solo uno studente su cinque, però, dichiara di riflettere a fondo sulle proprie caratteristiche, capacità e vocazioni, mentre tre su quattro dichiarano di farlo con un impegno medio, senza variazioni sostanziali tra la prima e la seconda rilevazione.
Passando alla capacità di raccogliere le informazioni sulle facoltà e i corsi di studio, decisive per effettuare la scelta, il dato che emerge non è molto incoraggiante. Il 49 per cento degli studenti ha una capacità media di informarsi sulla rosa delle opzioni disponibili; questo significa che le notizie raccolte sono generiche e poco utili a compiere una scelta consapevole. Non va meglio neanche per la capacità di sfruttare fino in fondo i canali informativi a disposizione.
Tuttavia, nonostante le informazioni raccolte a monte siano, in moltissimi casi, generiche e sommarie, il 61 per cento del campione si sente determinato rispetto alla scelta compiuta (nella rilevazione di aprile era il 57). Questo risultato potrebbe suggerire la presenza di un attaccamento “fideistico” alla propria scelta finale.
Ma con chi si confrontano gli studenti per decidere? In generale, tutti gli intervistati si confrontano con i genitori. In particolare, le donne riflettono sulle proprie caratteristiche personali con l’aiuto dei genitori più degli uomini (62 per cento contro 58). Per quanto riguarda, invece, il confronto con gli insegnati gli studenti maschi dimostrano una maggiore propensione rispetto alle donne, 27 per cento contro 23. In generale, però, sono gli studenti con nessuno dei due genitori laureati o diplomati ad avere maggiore propensione a confrontarsi con gli insegnanti. Forte propensione al confronto con gli insegnanti, invece, la dimostrano gli studenti degli istituti professionali (45 per cento) contro il 15 per cento dei liceali.
Studio o lavoro?
A giugno 2010, mese della seconda rilevazione, quella più vicina al momento della scelta, il 45 per cento degli intervistati è deciso a proseguire gli studi (percentuale che sale al 61 se si considerano anche quelli che dichiarano «probabilmente studierò»). Il 18 per cento dice, invece, che andrà a lavorare, con una crescita di 9 punti percentuali rispetto alla rilevazione di aprile. Gli indecisi calano dal 15 per cento (aprile) al 9 (giugno).
La scelta se proseguire gli studi o andare a lavorare si differenzia in base alla collocazione geografica della scuola frequentata e al genere. Gli studenti delle scuole milanesi certi di andare all’università sono il 52 per cento contro il 42 di quelli delle altre città. Le studentesse sono le più sicure di proseguire negli studi (50 per cento contro il 36 dei maschi) e le meno propense ad andare al lavoro (16 per cento contro 21).
Quale facoltà?
Tra i corsi di laurea preferiti vi sono quelli del gruppo medico (22 per cento) seguiti, a 10 punti percentuali di distanza, dal gruppo economico-statistico (12 per cento), da quello letterario (11 per cento) e giuridico (. Ingegneria è al 6 per cento e architettura al 5.
Tra la prima e la seconda rilevazione risalta la crescita delle preferenze per i corsi del gruppo medico che passano dal 17 al 22 per cento delle opzioni e la contrazione delle preferenze per i corsi del gruppo economico-statistico, che passano dal 18 al 12 per cento.
Non sorprende notare che le lauree del gruppo medico sono scelte in maggioranza dagli studenti dei licei con un 24 per cento, mentre gli studenti degli istituti tecnici si orientano verso i corsi del gruppo economico-statistico (26 per cento) e quelli degli istituti professionali si distribuiscono tra i gruppi economico-statistico (14 per cento), architettura e politico-sociale (12 per cento). Gli studenti con entrambi i genitori laureati esprimono una preferenza accentuata per le lauree mediche (24 per cento), mentre il 20 per cento degli studenti con nessun genitore laureato sceglie il gruppo economico-statistico.
Se guardiamo alla collocazione geografica delle scuole osserviamo che a Milano è più alta la quota di chi sceglie lauree mediche (27 per cento), mentre gli studenti degli altri comuni preferiscono, nell’ordine, il gruppo economico-statistico (18 per cento), il gruppo medico (15) e quello letterario (12). Incuriosisce il fatto che, in complesso, il 13 per cento degli uomini rispetto al 10 delle donne dichiari la propria preferenza per il gruppo letterario.
Brochure o Open dayPer quanto riguarda le fonti di informazione sugli atenei e sulle facoltà, i dati mostrano che il 60 per cento degli intervistati, in diverse occasioni, si consulta con gli amici, il 52 con i genitori, il 47 per cento con gli insegnanti e solo il 30 si informa attraverso un confronto fra le brochure delle diverse facoltà. Va un po’ meglio per le guide dello studente che sono consultate, almeno qualche volta, dal 52 per cento degli intervistati. Gli open day, uno dei principali canali di orientamento degli atenei, sono frequentati, complessivamente, dal 74 per cento degli studenti.
«Questa ricerca – ha spiegato Paolo Trivellato, ordinario di Sociologia che da tempo si dedica ai sistemi educativi, che l’ha curata con la collaborazione di Valeria Glorioso – è nata con lo scopo di individuare tempi e modi della scelta del percorso di laurea da parte dei diplomandi. L’obiettivo è mettere a fuoco fasi e caratteristiche del processo di decisione per attivare azioni di orientamento efficaci, mettendosi nella prospettiva dello studente».
COME E QUANDO I DIPLOMANDI SCELGONO L’UNIVERSITÀ
Indagine sulle scuole di Milano e della Lombardia marzo – giugno 2010
Primi Risultati della ricerca dell'università Bicocca
Sono stati presentati questa mattina i dati dell’indagine “Come e quando i diplomandi scelgono l’università”, condotta dal dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca su 24 scuole (12 milanesi, 12 lombarde) nei mesi di aprile e giugno 2010. Due rilevazioni effettuate a due mesi di distanza l’una dall’altra che misurano con accuratezza il processo di scelta degli studi universitari da parte degli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori.
Ne emerge un quadro che mette in luce, dal punto di vista degli studenti, problemi e caratteristiche di un percorso di scelta che rivela alcune sorprese ed elementi non scontati.
Anche perché la ricerca ha indagato in modo completo l’intero processo di scelta analizzando le tre fasi in cui si suddivide:
disponibilità a scegliere,
raccolta delle informazioni,
scelta finale.
Vediamo alcuni dati.
Determinati ma poco informati
La maggioranza degli intervistati, il 55 per cento (è il dato della rilevazione di giugno, due punti percentuali in più rispetto ad aprile 2010), è molto consapevole di dover compiere una scelta importante per la propria vita. In particolare, le ragazze hanno maggior consapevolezza, 61 per cento contro il 40 dei maschi. Solo uno studente su cinque, però, dichiara di riflettere a fondo sulle proprie caratteristiche, capacità e vocazioni, mentre tre su quattro dichiarano di farlo con un impegno medio, senza variazioni sostanziali tra la prima e la seconda rilevazione.
Passando alla capacità di raccogliere le informazioni sulle facoltà e i corsi di studio, decisive per effettuare la scelta, il dato che emerge non è molto incoraggiante. Il 49 per cento degli studenti ha una capacità media di informarsi sulla rosa delle opzioni disponibili; questo significa che le notizie raccolte sono generiche e poco utili a compiere una scelta consapevole. Non va meglio neanche per la capacità di sfruttare fino in fondo i canali informativi a disposizione.
Tuttavia, nonostante le informazioni raccolte a monte siano, in moltissimi casi, generiche e sommarie, il 61 per cento del campione si sente determinato rispetto alla scelta compiuta (nella rilevazione di aprile era il 57). Questo risultato potrebbe suggerire la presenza di un attaccamento “fideistico” alla propria scelta finale.
Ma con chi si confrontano gli studenti per decidere? In generale, tutti gli intervistati si confrontano con i genitori. In particolare, le donne riflettono sulle proprie caratteristiche personali con l’aiuto dei genitori più degli uomini (62 per cento contro 58). Per quanto riguarda, invece, il confronto con gli insegnati gli studenti maschi dimostrano una maggiore propensione rispetto alle donne, 27 per cento contro 23. In generale, però, sono gli studenti con nessuno dei due genitori laureati o diplomati ad avere maggiore propensione a confrontarsi con gli insegnanti. Forte propensione al confronto con gli insegnanti, invece, la dimostrano gli studenti degli istituti professionali (45 per cento) contro il 15 per cento dei liceali.
Studio o lavoro?
A giugno 2010, mese della seconda rilevazione, quella più vicina al momento della scelta, il 45 per cento degli intervistati è deciso a proseguire gli studi (percentuale che sale al 61 se si considerano anche quelli che dichiarano «probabilmente studierò»). Il 18 per cento dice, invece, che andrà a lavorare, con una crescita di 9 punti percentuali rispetto alla rilevazione di aprile. Gli indecisi calano dal 15 per cento (aprile) al 9 (giugno).
La scelta se proseguire gli studi o andare a lavorare si differenzia in base alla collocazione geografica della scuola frequentata e al genere. Gli studenti delle scuole milanesi certi di andare all’università sono il 52 per cento contro il 42 di quelli delle altre città. Le studentesse sono le più sicure di proseguire negli studi (50 per cento contro il 36 dei maschi) e le meno propense ad andare al lavoro (16 per cento contro 21).
Quale facoltà?
Tra i corsi di laurea preferiti vi sono quelli del gruppo medico (22 per cento) seguiti, a 10 punti percentuali di distanza, dal gruppo economico-statistico (12 per cento), da quello letterario (11 per cento) e giuridico (. Ingegneria è al 6 per cento e architettura al 5.
Tra la prima e la seconda rilevazione risalta la crescita delle preferenze per i corsi del gruppo medico che passano dal 17 al 22 per cento delle opzioni e la contrazione delle preferenze per i corsi del gruppo economico-statistico, che passano dal 18 al 12 per cento.
Non sorprende notare che le lauree del gruppo medico sono scelte in maggioranza dagli studenti dei licei con un 24 per cento, mentre gli studenti degli istituti tecnici si orientano verso i corsi del gruppo economico-statistico (26 per cento) e quelli degli istituti professionali si distribuiscono tra i gruppi economico-statistico (14 per cento), architettura e politico-sociale (12 per cento). Gli studenti con entrambi i genitori laureati esprimono una preferenza accentuata per le lauree mediche (24 per cento), mentre il 20 per cento degli studenti con nessun genitore laureato sceglie il gruppo economico-statistico.
Se guardiamo alla collocazione geografica delle scuole osserviamo che a Milano è più alta la quota di chi sceglie lauree mediche (27 per cento), mentre gli studenti degli altri comuni preferiscono, nell’ordine, il gruppo economico-statistico (18 per cento), il gruppo medico (15) e quello letterario (12). Incuriosisce il fatto che, in complesso, il 13 per cento degli uomini rispetto al 10 delle donne dichiari la propria preferenza per il gruppo letterario.
Brochure o Open dayPer quanto riguarda le fonti di informazione sugli atenei e sulle facoltà, i dati mostrano che il 60 per cento degli intervistati, in diverse occasioni, si consulta con gli amici, il 52 con i genitori, il 47 per cento con gli insegnanti e solo il 30 si informa attraverso un confronto fra le brochure delle diverse facoltà. Va un po’ meglio per le guide dello studente che sono consultate, almeno qualche volta, dal 52 per cento degli intervistati. Gli open day, uno dei principali canali di orientamento degli atenei, sono frequentati, complessivamente, dal 74 per cento degli studenti.
«Questa ricerca – ha spiegato Paolo Trivellato, ordinario di Sociologia che da tempo si dedica ai sistemi educativi, che l’ha curata con la collaborazione di Valeria Glorioso – è nata con lo scopo di individuare tempi e modi della scelta del percorso di laurea da parte dei diplomandi. L’obiettivo è mettere a fuoco fasi e caratteristiche del processo di decisione per attivare azioni di orientamento efficaci, mettendosi nella prospettiva dello studente».
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