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Scuola, la logica dei premi spacca i sindacati

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Messaggio  Gilberto Carron Ven Nov 19, 2010 11:11 am

"Ma il vero problema è la scarsità di risorse"

Sono divisi i sindacati di fronte ai premi che il ministro Gelmini promette di elargire ai prof e alle scuole più bravi. Il fronte più duro è quello della Cgil. «Sulla valutazione delle scuole si può discutere - spiega il segretario generale Domenico Pantaleo -. Perché non è immaginabile una valutazione che non tenga conto dei tagli, dell’affollamento delle classi e dell’eventuale assenza di progetti didattici dovuti all’assenza di risorse». Sui premi ai prof invece il giudizio della Cgil è totalmente negativo. «Sembra soltanto un’operazione di propaganda, una forzatura mediatica. La valutazione così come è stata annunciata è del tutto discrezionale, affidata a criteri privi di un’uniformità nazionale. Proprio per assicurare un trattamento eguale per tutti la legge prevede che non si possa aumentare la busta paga dei prof senza una contrattazione nazionale».

Sulla stessa linea lo Snals-Confsal. Il segretario generale Marco Paolo Nigi avverte che: «Forme, procedure e quantificazione dei riconoscimenti per la valorizzazione del personale andranno definite in sede di rinnovo contrattuale 2013-2015».

Più conciliante la posizione della Cisl. Il segretario generale Francesco Scrima si dichiara «attento e disponibile al confronto, apprezzando il fatto che su temi così delicati e complessi, troppo spesso affrontati in modo schematico e ideologico, si dia voce alle scuole, dalle quali crediamo possa venire un contributo serio, competente, credibile».

La Uil avanza una proposta. Il leader, Massimo Di Menna, ricorda che: «Sarà una sede bilaterale ministero-sindacati a seguire e monitorare l’andamento e i risultati della sperimentazione. Quel che è stato fissato oggi è il principio di seguire la via contrattuale per la progressione economica e per il sistema di carriere per gli insegnanti. Sarà il negoziato contrattuale - spiega - ad individuare le soluzioni che abbiano a riferimento l’esperienza, l’impegno professionale, la valutazione degli esiti formativi. Anche su questo punto la Uil guarda in avanti: in sede di negoziato avanzeremo la nostra proposta di detassare quel che in altre categorie è chiamato salario di produttività e salario di meritò».

Per il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo «è un bene l’avvio delle due sperimentazioni annunciate dal ministero per premiare scuole e docenti in base al merito». «Questa misura, se portata avanti con un attento lavoro di monitoraggio sui criteri di valutazione, può dare avvio - conclude - a un percorso di qualificazione progressiva dell’offerta formativa».

Flavia Amabile
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prof - Scuola, la logica dei premi spacca i sindacati Empty Non piace il premio ai prof

Messaggio  Gilberto Carron Mar Dic 14, 2010 2:32 pm

«Criteri incerti e risorse sottratte a tutti». Sul web le ragioni dei docenti contro la valutazione


TORINO

I collegi docenti devono deliberare entro il 20 dicembre se aderire o no alla sperimentazione (esclusivamente torinese e napoletana) della valutazione dei docenti voluta dal ministro Gelmini. Le riunioni, però, si vanno concludendo con decine di «no» senza esitazioni, con mozioni votate anche dal 100 % dei docenti.

Zero consensi alla sperimentazione, per esempio, al professionale Giulio; 9 astenuti su 83 votanti e 74 voti a favore della mozione ostile alla sperimentazione al classico-linguistico Gioberti; 1 favorevole alla sperimentazione e 7 astenuti su 55 votanti allo scientifico Gobetti e così via. «No» secco alle medie Meucci, Bobbio, Toscanini, previsione di «no» anche al D’Azeglio, all’Avogadro, al Galileo Ferraris. Qualche apertura si registra alla Tommaseo, ma il collegio voterà solo domani.

Il puzzle composto dalle mozioni votate riassume il pensiero dominante della categoria sulla 14a mensilità-premio da assegnare al 20% dei docenti disponibili a farsi valutare dal preside, da due colleghi eletti, oltre che da allievi e famiglie. «Appare discutibile che una valutazione realmente oggettiva possa essere affidata a commissioni interne alle singole scuole, piuttosto che a soggetti terzi ed imparziali», hanno messo nero su bianco (e divulgato su www.retescuole.net) i docenti del Giulio.

La mozione del Gioberti spiega come «non sia accettabile un progetto premiale alimentato da fondi provenienti da quegli stessi tagli che hanno causato serie difficoltà alla scuola pubblica italiana in termini di risorse e di personale, per di più in una fase in cui i salari dei docenti sono stati ulteriormente mortificati (congelamento degli stipendi e blocco degli scatti di anzianità)». Ancora: «Così come formulato, il progetto può alimentare sul luogo di lavoro una logica individualistica di competizione piuttosto che di condivisione e di collaborazione; né risulta chiaro come, premiando un massimo del 20% dei docenti che presenteranno le loro candidature, si possa ottenere “un miglioramento dell’attività didattica”, la quale, per definizione, si fonda su un lavoro collegiale».

Al Gobetti osservano che: «La sperimentazione coinvolgerà una percentuale minima di scuole e di docenti, 30 su circa 10 mila cioè lo 0,3%. Premesso che non siamo contrari per principio ad un sistema di valutazione nazionale della nostra professione e che auspicheremmo anzi un maggior riconoscimento sociale, morale ed economico della funzione docente, riteniamo che il progetto sia privo di qualsiasi scientificità».

Tommaso De Luca, preside dell’Avogadro (dove il collegio si riunirà il 20), racconta che molti professori gli hanno parlato del loro disappunto. «È necessario senz’altro passare a forme di valutazione - osserva - e le scuole devono progettarne una parte, ma questa va coniugata con una valutazione esterna che deve, a mio parere, essere prevalente». De Luca, poi, e non è il solo, teme «lo scatenarsi di rivalità nel collegio docenti. Ricordo quando a fine anni 90 furono introdotte le funzioni obiettivo: non è stato facile». Perplesso è anche il preside del D’Azeglio, Salvatore Iuvara: «Su un argomento tanto delicato non è il caso di fare improvvisazioni con delibere approvate in fretta prima di Natale...». Maria Luisa Mattiuzzo del direttivo Andis, associazione dei dirigenti: «La valutazione è necessaria, sia delle scuole sia dei docenti, ma i criteri devono essere chiari: il rischio è che da una parte si valuti in un modo e dall’altra in un altro. Migliorare la professione docente è necessario, ma il primo strumento deve essere la formazione che oggi non c’è».

Possibilista è invece Lorenza Patriarca, dirigente dell’istituto comprensivo Tommaseo Calvino, dove lo staff della scuola (figure strumentali, referenti di plesso ecc) è in maggioranza favorevole. «Siccome la legge Brunetta impone la valutazione, l’idea abbastanza condivisa è che sia meglio contribuire a mettere a punto un modello accettabile. Certo è - dice la dirigente - si può fare solo in presenza di una maggioranza schiacciante. In ogni caso, le scuole avrebbero dovuto avere più tempo a disposizione per ragionarci su».
lastampa.it
MARIA TERESA MARTINENGO
www.retescuole.net
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