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Riforma dell'istruzione, posti a rischio
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Riforma dell'istruzione, posti a rischio
Riforma dell'istruzione, riordino con posti a rischio
di Gianni Trovati
8 febbraio 2010
Una riforma per innovare, ma anche per alleggerire organici e costi di una macchina scolastica accusata di inefficienza.
Tra rivisitazione degli ordinamenti, riduzione degli orari e tagli delle compresenze, le scuole superiori mettono sul piatto anni 15.300 dei 45.300 posti che gli organici della scuola perderanno per strada nei prossimi tre anni. I primi 27mila (11.300 alle superiori) se ne andranno a settembre; il resto verrà dai primi due cicli di istruzione (con la rimodulazione di orari e tempo pieno) e dall'accorpamento delle classi, imposto a tutti gli ordini dalla manovra dell'estate 2008.
Quando tutti questi provvedimenti concentrici andranno a regime sarà l'autunno del 2014, le forze in campo per l'avvio del nuovo anno scolastico conteranno in tutto 88.538 cattedre e 700 scrivanie da dirigente in meno rispetto a oggi, e saranno anche più leggere (1.838 posti in meno) rispetto agli obiettivi definiti dal governo nell'estate di due anni fa. La realtà, poi, potrebbe aggiungere qualche limatura ulteriore, perché i numeri calcolati dai tecnici dell'esecutivo in occasione della nuova riforma partono dal presupposto che il numero di iscrizioni a scuola rimanga costante: una stima giudicata piuttosto ottimista dalle stesse relazioni tecniche. Tradotti in euro, i meccanismi introdotti dalla riforma degli ordinamenti porteranno a risparmiare in tre anni quasi 330 milioni di euro di stipendi: il contributo più generoso sarà quello offerto dall'istruzione tecnica (83 milioni il primo anno, 180 il terzo), seguito da quello di licei (85 milioni dopo tre anni) e dall'istruzione professionale (61 milioni). Con il nuovo organico alleggerito, le scuole dovranno anche far funzionare la quota di orario "autonomo" loro assegnato (in media il 20% al primo anno, in crescita fino al 35% nel corso dei curricula) e gli insegnamenti opzionali consentiti dai vari ordinamenti riformati.
Come accennato, la dieta prescritta alla scuola è composta da diversi piatti, ma il più immediato è la sforbiciata a orari che le sperimentazioni avviate negli ultimi anni hanno gonfiato in modo spesso potente. Il liceo linguistico, per esempio, secondo i calcoli ministeriali prevede oggi in media tabelle del primo anno da 36 ore, mentre le magistrali quinquennali che trovano il loro erede nel nuovo liceo delle «scienze umane» tengono oggi sui banchi i propri studenti delle prime classi per 35 ore alla settimana.
Dall'anno prossimo, chi si iscrive a questi licei (e anche al classico e allo scientifico) dovrà fare tutto in 27 ore alla settimana. Il taglio dei tempi entrerà in azione anche all'artistico, che al primo anno passerà dalle 38 ore di media attuali a 34.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/02/riforma-istruzione.shtml?uuid=c26fb852-1482-11df-949a-6432fdfe4ee9&DocRulesView=Libero
di Gianni Trovati
8 febbraio 2010
Una riforma per innovare, ma anche per alleggerire organici e costi di una macchina scolastica accusata di inefficienza.
Tra rivisitazione degli ordinamenti, riduzione degli orari e tagli delle compresenze, le scuole superiori mettono sul piatto anni 15.300 dei 45.300 posti che gli organici della scuola perderanno per strada nei prossimi tre anni. I primi 27mila (11.300 alle superiori) se ne andranno a settembre; il resto verrà dai primi due cicli di istruzione (con la rimodulazione di orari e tempo pieno) e dall'accorpamento delle classi, imposto a tutti gli ordini dalla manovra dell'estate 2008.
Quando tutti questi provvedimenti concentrici andranno a regime sarà l'autunno del 2014, le forze in campo per l'avvio del nuovo anno scolastico conteranno in tutto 88.538 cattedre e 700 scrivanie da dirigente in meno rispetto a oggi, e saranno anche più leggere (1.838 posti in meno) rispetto agli obiettivi definiti dal governo nell'estate di due anni fa. La realtà, poi, potrebbe aggiungere qualche limatura ulteriore, perché i numeri calcolati dai tecnici dell'esecutivo in occasione della nuova riforma partono dal presupposto che il numero di iscrizioni a scuola rimanga costante: una stima giudicata piuttosto ottimista dalle stesse relazioni tecniche. Tradotti in euro, i meccanismi introdotti dalla riforma degli ordinamenti porteranno a risparmiare in tre anni quasi 330 milioni di euro di stipendi: il contributo più generoso sarà quello offerto dall'istruzione tecnica (83 milioni il primo anno, 180 il terzo), seguito da quello di licei (85 milioni dopo tre anni) e dall'istruzione professionale (61 milioni). Con il nuovo organico alleggerito, le scuole dovranno anche far funzionare la quota di orario "autonomo" loro assegnato (in media il 20% al primo anno, in crescita fino al 35% nel corso dei curricula) e gli insegnamenti opzionali consentiti dai vari ordinamenti riformati.
Come accennato, la dieta prescritta alla scuola è composta da diversi piatti, ma il più immediato è la sforbiciata a orari che le sperimentazioni avviate negli ultimi anni hanno gonfiato in modo spesso potente. Il liceo linguistico, per esempio, secondo i calcoli ministeriali prevede oggi in media tabelle del primo anno da 36 ore, mentre le magistrali quinquennali che trovano il loro erede nel nuovo liceo delle «scienze umane» tengono oggi sui banchi i propri studenti delle prime classi per 35 ore alla settimana.
Dall'anno prossimo, chi si iscrive a questi licei (e anche al classico e allo scientifico) dovrà fare tutto in 27 ore alla settimana. Il taglio dei tempi entrerà in azione anche all'artistico, che al primo anno passerà dalle 38 ore di media attuali a 34.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/02/riforma-istruzione.shtml?uuid=c26fb852-1482-11df-949a-6432fdfe4ee9&DocRulesView=Libero
007- Admin
- Numero di messaggi : 223
utente : genitore
Data d'iscrizione : 09.10.08
Sì ai prof regionali
La maggioranza è compatta sulla proposta di graduatorie locali nel reclutamento dei docenti | |
FLAVIA AMABILE | |
Il giorno dopo l’annuncio che dal prossimo anno i professori potrebbero essere legati al territorio e quindi reclutati sulla base di una graduatoria regionale la maggioranza è compatta, questa è la strada da seguire. Dall’opposizione in tanti accusano la Lega di essere all’origine di questa rivoluzione ma a scavare un po’ si scopre che a crederci non sono soltanto i politici del Carroccio. Anzi. A confermarlo è proprio un ex di An, il senatore Giuseppe Valditara, oggi uno dei punti di riferimento del Pdl per le politiche scolastiche. «Se ne parlava già nell’articolo 5 del decreto Moratti. Non è necessaria nemmeno una legge per dare il via a questa riforma, basterebbe approvare i regolamenti di quel provvedimento». Oppure bisogna provare a chiedere a Daniela Santanchè, anche lei non esattamente vicina al mondo della Lega. «Una proposta ottima - risponde - Basta leggere l’intera proposta per capire che non può essere letta come una discriminazione tra professori ma come soltanto come un modo per garantire la continuità didattica e per valorizzare il merito». Oppure, come ha spiegato Paolo Valentini Puccitelli, capogruppo del Pdl nella Regione Lombardia dove il presidente Formigoni intende andare avanti in modo spedito sull’albo regionale degli insegnanti, si tratta di raggiungere l’obiettivo di «una scuola di qualità e l’albo regionale è semplicemente uno strumento, ancora tutto da definire nel rispetto dei diritti di tutti». Ma dall’opposizione rispondono che la riforma avrebbe proprio l’effetto opposto. «Il principio territoriale non può prevalere sul merito e le capacità dei docenti», ricorda la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni. E i sindacati sono già sul piede di guerra a minacciare ricorsi. «È una proposta priva di senso, inaccettabile e contro il dettato costituzionale», afferma il segretario generale delle Flc Cgil, Domenico Pantaleo. E poi, si chiede Pantaleo, «cosa succederebbe delle attuali graduatorie a esaurimento? Come si risolverebbe il precariato? È un controsenso perchè si parla tanto di Europa e così avremmo un sistema regionale chiuso». Rino Di Meglio, coordinatore della Federazione Gilda-Unams, «le normative dell’Unione europea prevedono il libero accesso anche dei cittadini non italiani, ponendo come unico vincolo la conoscenza della lingua». Mentre Marcello Pacifico presidente dell’Anief, ha rilevato l’incostituzionalità della riforma. «Ricordiamo al ministro di studiare gli articoli 3, 4, 16, 51, 97 della Costituzione, di leggere le recenti ordinanze di Tar e Consiglio di Stato di remissione alla Corte costituzionale di una legge nazionale, la 167/09, e della legge della provincia autonoma di Trento, la 5/06». lastampa.it21/4/2010 |
Gilberto Carron- Numero di messaggi : 518
utente : genitore
Data d'iscrizione : 15.02.10
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