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Con la crisi gite scolastiche in calo e niente più mete estere
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Con la crisi gite scolastiche in calo e niente più mete estere
Anche le settimane bianche godono di minore fortuna
roma
In tempo di crisi anche le gite scolastiche subiscono un generale ridimensionamento. Parola di Giorgio Rembado presidente dell’associazione nazionale Presidi secondo il quale «a causa della crisi economica c’è stato un generale ridimensionamento del turismo scolastico».
«Questo - spiega - per una serie di concause. Da un lato, la crisi economica generale ha colpito le famiglie e la possibilità, quindi, di finanziare le attività aggiuntive dei figli. Dall’altro la riduzione dei finanziamenti alle scuole ha fatto sì che queste non potessero più finanziare o cofinanziare le quote a carico degli studenti. In ultimo - sottolinea - anche i sempre più pressanti carichi e le crescenti responsabilità di cui sono gravati i docenti, dalla responsabilità di vigilanza sulla salute psicofisica degli studenti, alla difficoltà a mantenere un ruolo professionale e di confidenza durante il viaggio hanno portate ad una crescente disaffezione».
Quanto alle mete più gettonate, spiega ancora Rembado, «non c’è da rilevare una particolare originalità. Come mete privilegiate rimangono in vetta le grandi città d’arte che dovrebbero essere comunque quelle prevalenti vista la ricchezza di tesori artistici del nostro paese. Per l’estero – aggiunge - nonostante l’attrattiva delle capitali europee, la crescita dei costi e la diminuzione delle possibilità da parte delle famiglie hanno causato una crescente perdita di appeal».
Anche le famose “settimane bianche”, non sono poi così diffuse. Anzi. «Rispetto agli anni ’70-’80 - spiega - in cui erano abbastanza diffuse, oggi, la chiusura totale delle scuole o, men che meno, il trasferimento di una scolaresca sui campi di sci è un’iniziativa che sicuramente rispetto al passato gode di minor fortuna. Comunque - conclude - è impossibile fare una generalizzazione su un argomento così parcellizzato. Ogni scuola, infatti, decide autonomamente sia il periodo che le destinazioni».
Il quadro generale per le “Visite e viaggi di istruzione o connessi ad attività sportive” è fornito dalla Circolare Ministeriale 2 ottobre 1996, n. 623 che nel corso degli anni non ha subito sostanziali modifiche.
La circolare stabilisce espressamente che «l’intera gestione delle visite guidate e dei viaggi d’istruzione o connessi ad attività sportive in Italia e all’estero rientra nella completa autonomia decisionale e nella responsabilità degli organi di autogoverno delle istituzioni scolastiche. Non deve, quindi, essere richiesta alcuna autorizzazione ai provveditori agli studi né al Ministero per l’effettuazione delle iniziative in questione».
E ancora, secondo quanto prevede la circolare ministeriale, «la scuola determina, pertanto, autonomamente il periodo più opportuno di realizzazione dell’iniziativa in modo che sia compatibile con l’attività didattica, nonché il numero di allievi partecipanti, le destinazioni e la durata».
Tutte le iniziative, inoltre, «devono essere inquadrate nella programmazione didattica della scuola ed essere coerenti con gli obiettivi didattici e formativi propri di ciascun settore scolastico, nella puntuale attuazione delle finalità istituzionali, volte alla promozione personale e culturale degli allievi ed alla loro piena integrazione scolastica e sociale».
È poi previsto che per organizzare un viaggio di istruzione debbano partecipare almeno i due terzi degli alunni della classe e che vi sia un docente ogni 15 alunni o 3 per ogni classe. È consentita la partecipazione dei genitori a condizione che non vi siano oneri a carico della scuola e che questi si impegnino a partecipare alle attività programmate per gli alunni.
lastampa
roma
In tempo di crisi anche le gite scolastiche subiscono un generale ridimensionamento. Parola di Giorgio Rembado presidente dell’associazione nazionale Presidi secondo il quale «a causa della crisi economica c’è stato un generale ridimensionamento del turismo scolastico».
«Questo - spiega - per una serie di concause. Da un lato, la crisi economica generale ha colpito le famiglie e la possibilità, quindi, di finanziare le attività aggiuntive dei figli. Dall’altro la riduzione dei finanziamenti alle scuole ha fatto sì che queste non potessero più finanziare o cofinanziare le quote a carico degli studenti. In ultimo - sottolinea - anche i sempre più pressanti carichi e le crescenti responsabilità di cui sono gravati i docenti, dalla responsabilità di vigilanza sulla salute psicofisica degli studenti, alla difficoltà a mantenere un ruolo professionale e di confidenza durante il viaggio hanno portate ad una crescente disaffezione».
Quanto alle mete più gettonate, spiega ancora Rembado, «non c’è da rilevare una particolare originalità. Come mete privilegiate rimangono in vetta le grandi città d’arte che dovrebbero essere comunque quelle prevalenti vista la ricchezza di tesori artistici del nostro paese. Per l’estero – aggiunge - nonostante l’attrattiva delle capitali europee, la crescita dei costi e la diminuzione delle possibilità da parte delle famiglie hanno causato una crescente perdita di appeal».
Anche le famose “settimane bianche”, non sono poi così diffuse. Anzi. «Rispetto agli anni ’70-’80 - spiega - in cui erano abbastanza diffuse, oggi, la chiusura totale delle scuole o, men che meno, il trasferimento di una scolaresca sui campi di sci è un’iniziativa che sicuramente rispetto al passato gode di minor fortuna. Comunque - conclude - è impossibile fare una generalizzazione su un argomento così parcellizzato. Ogni scuola, infatti, decide autonomamente sia il periodo che le destinazioni».
Il quadro generale per le “Visite e viaggi di istruzione o connessi ad attività sportive” è fornito dalla Circolare Ministeriale 2 ottobre 1996, n. 623 che nel corso degli anni non ha subito sostanziali modifiche.
La circolare stabilisce espressamente che «l’intera gestione delle visite guidate e dei viaggi d’istruzione o connessi ad attività sportive in Italia e all’estero rientra nella completa autonomia decisionale e nella responsabilità degli organi di autogoverno delle istituzioni scolastiche. Non deve, quindi, essere richiesta alcuna autorizzazione ai provveditori agli studi né al Ministero per l’effettuazione delle iniziative in questione».
E ancora, secondo quanto prevede la circolare ministeriale, «la scuola determina, pertanto, autonomamente il periodo più opportuno di realizzazione dell’iniziativa in modo che sia compatibile con l’attività didattica, nonché il numero di allievi partecipanti, le destinazioni e la durata».
Tutte le iniziative, inoltre, «devono essere inquadrate nella programmazione didattica della scuola ed essere coerenti con gli obiettivi didattici e formativi propri di ciascun settore scolastico, nella puntuale attuazione delle finalità istituzionali, volte alla promozione personale e culturale degli allievi ed alla loro piena integrazione scolastica e sociale».
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