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guida ragionata alla scelta dell'università - orientamento universitario
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Lauree, squilibrio domanda-offerta: mancano medici, infermieri e ingegneri
ROMA (3 aprile) - Abbiamo frotte di
giovani laureati che non trovano lavoro, ma allo stesso tempo aziende
che cercano laureati pressoché introvabili. E’ questo uno dei tanti
paradossi italiani, che pesa sulle spalle di una generazione che fatica
a farsi strada.
Colpa degli errori di programmazione, delle lauree facili e
di quel sistema universitario che invece di premiare il merito ha
preferito fare cassa con gli immatricolati, non importa quali. Ma ora i
nodi vengono al pettine. «C’è uno squilibrio tra domanda e offerta di
laureati, con un esubero nel settore politico-sociale, psicologico,
letterario, linguistico e biologico. Resta insoddisfatta, invece, la
domanda nei settori economico-statistico, sanitario e ingegneristico,
che ancora promettono sbocchi.
Mentre la disoccupazione giovanile cresce, ci sono aziende che cercano laureati introvabili. Quali
le figure carenti sul mercato? In testa ci sono gli infermieri, i
fisioterapisti e gli addetti alla meccanica e all’elettronica», la
denuncia è di Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria.
«Faccio un esempio - continua Gentili - che riguarda gli ingegneri:
prima della crisi ne mancavano all’appello 31mila, ora siamo scesi a
quota 13mila. Significa che, nonostante il calo di richieste causato
dalla congiuntura economica, gli ingegneri che escono dalle nostre
facoltà sono ancora pochi e non soddisfano le necessità del mercato.
Pochi mesi fa avevamo lanciato un appello sulle carenze numeriche dei
diplomati nel settore meccanico ed elettronico, che ha 76mila posti
scoperti».
Che cosa sta accedendo? Ci sono gravi carenze di programmazione. «Ecco
perché - sottolinea l’esperto di Confindustria - in Italia sono più
penalizzati i giovani, con percentuali di disoccupazione che hanno
toccato il 28%, mentre per gli adulti la disoccupazione si mantiene
sotto l’8% (tanto che stiamo meglio di altri Paesi europei, che hanno
la media del 9%)».
«Dovremmo migliorare le politiche di orientamento e la
programmazione delle lauree - ammette Franco Cuccurullo, rettore di
Chieti e presidente del Comitato nazionale di valutazione del sistema
universitario - In medicina, per esempio, nel prossimo quinquennio
mancheranno laureati: per motivi anagrafici ci sarà l’uscita di interi
contingenti. Negli Anni Settanta c’era stato il boom di iscrizioni,
poi, per non creare medici disoccupati, abbiamo istituito il numero
programmato. Ma dal prossimo anno il ministero dovrà rivedere le
“quote” e aumentare il numero delle matricole». Diversamente, dovremo
importare medici dai Paesi stranieri, come già accade in Gran Bretagna.
L’ultimo Rapporto di Almalaurea, il Consorzio di 60 università,
pochi giorni fa ha reso noti i dati raccolti tra 210mila giovani. A un
anno dal conseguimento del titolo le cifre sono preoccupanti: tra i
laureati triennali la disoccupazione è passata dal 16,5 al 22%; tra
coloro i quali hanno il titolo “magistrale” il balzo è stato dal 14 al
21% e tra gli specialistici a ciclo unico (medici, architetti,
veterinari, ecc.) l’incremento è stato dal 9 al 15%. Secondo Almalaurea
“le difficoltà di assorbimento nel mercato del lavoro” riguardano un
po’ tutti i settori.
Ma quali sono le lauree che più di altre potrebbero dare lavoro? «In
testa le lauree del settore sanitario e ingegneristico, oltre a quello
economico-statistico - spiega ancora Gentili della Confindustria - In
particolare sono appetibili le lauree medico-sanitarie, a cominciare
dal ramo infermieristico: dalla fisioterapia alle tecniche legate alla
medicina. Qualche cifra: nel 2009 erano previste dalle aziende
sanitarie 4.480 assunzioni di infermieri, ma non c’erano abbastanza
laureati in infermeria, ne mancavano 2.670, pari al 59,6% degli addetti
di cui c’era richiesta. Stessa situazione per la fisioterapia, che
registra una difficoltà di reperimento del 43,7%; percentuale che passa
al 37,7% per i progettisti metalmeccanici; al 37,7% per i progettisti
di elettronica. Scarseggiano anche i farmacisti, la cui difficoltà di
reperimento è del 34,6%».
«Sì, le difficoltà ci sono - afferma Vincenzo Milanesi, rettore di Padova e
coordinatore di Aquis, l’associazione degli atenei di qualità - Per
aiutare i giovani occorre migliorare la comunicazione tra il mondo del
lavoro e quello della formazione. Certo, nel settore scientifico e
tecnologico abbiamo bisogno di più laureati, non possiamo continuare a
incrementare lauree “deboli” che non danno occupazione, né gli atenei
possono reclutare matricole con il criterio di fare cassa o colmare
buchi di bilancio, senza preoccuparsi degli esiti. Dobbiamo, invece,
ridurre la dispersione, che oggi è feroce, e evitare di sfornare
laureati costretti poi a lavori distanti da quelli per cui si sono
preparati».
Ma chi ha una laurea in tasca e non trova lavoro, come può tutelarsi? Secondo
la Confindustria i giovani dovrebbero abbandonare ogni forma di
scetticismo nei confronti dei contratti a progetto: «Arricchiscono il
curriculum, è accertato che chi ha già alle spalle un lavoro
“flessibile” - sottolinea ancora Gentili - più facilmente trova lavoro
stabile».
Però l’Italia è afflitta anche da un altro problema: la denatalità è un male cronico
e da oltre un decennio abbiamo pochi giovani, con conseguenze negative
nella società e nel lavoro. Tutti gli analisti dicono che il “nostro
capitale umano è scarso”: la popolazione giovanile è dimezzata, nell’85
avevamo 9 milioni di giovani, ora ne abbiamo 6, significa che in
vent’anni abbiamo perduto 3 milioni di giovani. E dei giovani che
abbiamo molti, troppi, sono usciti dal circuito della formazione. Come
dicono gli spagnoli, allarmati dalla generazione del “ni” e “ni”,
quella generazione che non studia e non lavora, c’è chi si perde per
strada.
di Anna Maria Sersale
giovani laureati che non trovano lavoro, ma allo stesso tempo aziende
che cercano laureati pressoché introvabili. E’ questo uno dei tanti
paradossi italiani, che pesa sulle spalle di una generazione che fatica
a farsi strada.
Colpa degli errori di programmazione, delle lauree facili e
di quel sistema universitario che invece di premiare il merito ha
preferito fare cassa con gli immatricolati, non importa quali. Ma ora i
nodi vengono al pettine. «C’è uno squilibrio tra domanda e offerta di
laureati, con un esubero nel settore politico-sociale, psicologico,
letterario, linguistico e biologico. Resta insoddisfatta, invece, la
domanda nei settori economico-statistico, sanitario e ingegneristico,
che ancora promettono sbocchi.
Mentre la disoccupazione giovanile cresce, ci sono aziende che cercano laureati introvabili. Quali
le figure carenti sul mercato? In testa ci sono gli infermieri, i
fisioterapisti e gli addetti alla meccanica e all’elettronica», la
denuncia è di Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria.
«Faccio un esempio - continua Gentili - che riguarda gli ingegneri:
prima della crisi ne mancavano all’appello 31mila, ora siamo scesi a
quota 13mila. Significa che, nonostante il calo di richieste causato
dalla congiuntura economica, gli ingegneri che escono dalle nostre
facoltà sono ancora pochi e non soddisfano le necessità del mercato.
Pochi mesi fa avevamo lanciato un appello sulle carenze numeriche dei
diplomati nel settore meccanico ed elettronico, che ha 76mila posti
scoperti».
Che cosa sta accedendo? Ci sono gravi carenze di programmazione. «Ecco
perché - sottolinea l’esperto di Confindustria - in Italia sono più
penalizzati i giovani, con percentuali di disoccupazione che hanno
toccato il 28%, mentre per gli adulti la disoccupazione si mantiene
sotto l’8% (tanto che stiamo meglio di altri Paesi europei, che hanno
la media del 9%)».
«Dovremmo migliorare le politiche di orientamento e la
programmazione delle lauree - ammette Franco Cuccurullo, rettore di
Chieti e presidente del Comitato nazionale di valutazione del sistema
universitario - In medicina, per esempio, nel prossimo quinquennio
mancheranno laureati: per motivi anagrafici ci sarà l’uscita di interi
contingenti. Negli Anni Settanta c’era stato il boom di iscrizioni,
poi, per non creare medici disoccupati, abbiamo istituito il numero
programmato. Ma dal prossimo anno il ministero dovrà rivedere le
“quote” e aumentare il numero delle matricole». Diversamente, dovremo
importare medici dai Paesi stranieri, come già accade in Gran Bretagna.
L’ultimo Rapporto di Almalaurea, il Consorzio di 60 università,
pochi giorni fa ha reso noti i dati raccolti tra 210mila giovani. A un
anno dal conseguimento del titolo le cifre sono preoccupanti: tra i
laureati triennali la disoccupazione è passata dal 16,5 al 22%; tra
coloro i quali hanno il titolo “magistrale” il balzo è stato dal 14 al
21% e tra gli specialistici a ciclo unico (medici, architetti,
veterinari, ecc.) l’incremento è stato dal 9 al 15%. Secondo Almalaurea
“le difficoltà di assorbimento nel mercato del lavoro” riguardano un
po’ tutti i settori.
Ma quali sono le lauree che più di altre potrebbero dare lavoro? «In
testa le lauree del settore sanitario e ingegneristico, oltre a quello
economico-statistico - spiega ancora Gentili della Confindustria - In
particolare sono appetibili le lauree medico-sanitarie, a cominciare
dal ramo infermieristico: dalla fisioterapia alle tecniche legate alla
medicina. Qualche cifra: nel 2009 erano previste dalle aziende
sanitarie 4.480 assunzioni di infermieri, ma non c’erano abbastanza
laureati in infermeria, ne mancavano 2.670, pari al 59,6% degli addetti
di cui c’era richiesta. Stessa situazione per la fisioterapia, che
registra una difficoltà di reperimento del 43,7%; percentuale che passa
al 37,7% per i progettisti metalmeccanici; al 37,7% per i progettisti
di elettronica. Scarseggiano anche i farmacisti, la cui difficoltà di
reperimento è del 34,6%».
«Sì, le difficoltà ci sono - afferma Vincenzo Milanesi, rettore di Padova e
coordinatore di Aquis, l’associazione degli atenei di qualità - Per
aiutare i giovani occorre migliorare la comunicazione tra il mondo del
lavoro e quello della formazione. Certo, nel settore scientifico e
tecnologico abbiamo bisogno di più laureati, non possiamo continuare a
incrementare lauree “deboli” che non danno occupazione, né gli atenei
possono reclutare matricole con il criterio di fare cassa o colmare
buchi di bilancio, senza preoccuparsi degli esiti. Dobbiamo, invece,
ridurre la dispersione, che oggi è feroce, e evitare di sfornare
laureati costretti poi a lavori distanti da quelli per cui si sono
preparati».
Ma chi ha una laurea in tasca e non trova lavoro, come può tutelarsi? Secondo
la Confindustria i giovani dovrebbero abbandonare ogni forma di
scetticismo nei confronti dei contratti a progetto: «Arricchiscono il
curriculum, è accertato che chi ha già alle spalle un lavoro
“flessibile” - sottolinea ancora Gentili - più facilmente trova lavoro
stabile».
Però l’Italia è afflitta anche da un altro problema: la denatalità è un male cronico
e da oltre un decennio abbiamo pochi giovani, con conseguenze negative
nella società e nel lavoro. Tutti gli analisti dicono che il “nostro
capitale umano è scarso”: la popolazione giovanile è dimezzata, nell’85
avevamo 9 milioni di giovani, ora ne abbiamo 6, significa che in
vent’anni abbiamo perduto 3 milioni di giovani. E dei giovani che
abbiamo molti, troppi, sono usciti dal circuito della formazione. Come
dicono gli spagnoli, allarmati dalla generazione del “ni” e “ni”,
quella generazione che non studia e non lavora, c’è chi si perde per
strada.
di Anna Maria Sersale
Gilberto Carron- Numero di messaggi : 518
utente : genitore
Data d'iscrizione : 15.02.10
guida ragionata alla scelta dell'università - orientamento universitario
L'Assessorato all'istruzione e all'edilizia scolastica della provincia e il CISEM (Centro per l’Innovazione e Sperimentazione Educativa Milano) hanno pubblicato una guida alla scelta universitaria.
La guida distribuita attraverso le scuole a tutti gli studenti :
raccoglie l'offerta formativa degli Atenei e Accademie milanesi
offre informazioni utili per la scelta del post diploma
contribuisce al progetto Centro-orientamento scuola univerità
Moltissime sono le attività che dovrebbero essere oggetto di attenzione e di "investimento" da parte della scuola e delle famiglie perchè è vero che la scelta riguarda i ragazzi, ma è anche vero che siamo ancora (e sempre) i loro genitori e dobbiamo essere presenti al loro fianco in questo importantissimo momento di scelta.
Il 30% degli immatricolati di ogni anno
per questo c'è ancora moltissimo lavoro da fare...
anche al Parini, anche in famiglia.
Se non è stato ancora distribuito qui il testo completo della guida (attendere con un po' di pazienza perchè il documento è di 200 pagine, ma vale l'attesa.)
La guida distribuita attraverso le scuole a tutti gli studenti :
raccoglie l'offerta formativa degli Atenei e Accademie milanesi
offre informazioni utili per la scelta del post diploma
contribuisce al progetto Centro-orientamento scuola univerità
Moltissime sono le attività che dovrebbero essere oggetto di attenzione e di "investimento" da parte della scuola e delle famiglie perchè è vero che la scelta riguarda i ragazzi, ma è anche vero che siamo ancora (e sempre) i loro genitori e dobbiamo essere presenti al loro fianco in questo importantissimo momento di scelta.
Il 30% degli immatricolati di ogni anno
- cambia corso di laurea
- non supera nessun esame
- oppure rinuncia agli studi
per questo c'è ancora moltissimo lavoro da fare...
anche al Parini, anche in famiglia.
Se non è stato ancora distribuito qui il testo completo della guida (attendere con un po' di pazienza perchè il documento è di 200 pagine, ma vale l'attesa.)
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