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Dislessia: troppi prof non aiutano
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Dislessia: troppi prof non aiutano
CORRIERE DELLE SERA
24 NOVEMBRE 2009
Dislessia, seimila alle superiori
I genitori: «Troppi prof non li aiutano»
MILANO - Il problema, adesso, si è spostato alle superiori. Professori di latino che non sanno come gestire e valutare i ragazzi; famiglie in guerra con la scuola «che non segue i protocolli». Sul «tema» il liceo scientifico Einstein ha convocato un consiglio di classe straordinario, mentre la direzione scolastica promuove campagne informative per gli insegnanti che fino adesso consideravano la dislessia «roba da scuola dell’obbligo». No, non è più così. Tutti gli istituti, licei compresi, contano iscritti dislessici: giovani vivaci, intelligenti, ma con un disturbo dell’apprendimento che li fa sentire ritardati. «È una vera emergenza», dicono dal provveditorato. Si tratterebbe, tra casi lievi e gravi, di quasi seimila adolescenti nelle superiori di Milano e Provincia. Il 5 per cento della popolazione scolastica. È questa la stima dei giovani che, dalla materna alla maturità, sarebbero colpiti da dislessia.
I problemi si vedono fin da subito: errori nella lettura e nella scrittura, confusione nel memorizzare date. Nessun handicap, ma un disturbo che viene accertato da uno specialista. E a cui le scuole devono dare una risposta, per legge. Mettendo in campo «strategie dispensative e compensative». Per esempio: più tempo per i compiti in classe, l’uso dei pc e delle calcolatrici. Ma non tutti gli istituti si sono adeguati. Il ragazzo dislessico viene bocciato? Ricorso al Tar. Non gli si dà abbastanza tempo per svolgere i compiti? Lamentela scritta. Decine di scontri tra scuola e famiglie. «Sulle superiori è piombato per la prima volta un esercito di giovani dislessici e questo, inevitabilmente, ha creato tensioni», spiegano dal Provveditorato milanese.
Accusa dei docenti: «Ma perché i genitori devono mettere in difficoltà i figli iscrivendoli al liceo?». Maria Rosa Raimondi, referente del progetto dislessia, per la direzione regionale, spiega: «Fino a qualche anno fa il problema non si poneva, mentre ora — fortunatamente — i giovani dislessici accedono a tutti gli istituti superiori. Da tempo proponiamo ai docenti incontri illustrativi: hanno risposto bene dalle elementari e medie, un po’ meno dalle superiori. Ma le disposizioni ci sono e le scuole hanno il dovere di rispettare la normativa, garantendo agli studenti con dislessia un piano personalizzato. Il che non vuol dire promuoverli a tutti i costi, ma tenere conto, nella valutazione, di certe difficoltà».
Dislessici in aumento. Ancora pochi nei licei, moltissimi nei professionali. Arrigo Pedretti, a capo del Parini, commenta: «Gli insegnanti sono attrezzati? Sì, di buona volontà. Ma resto convinto che sia una questione di buon senso evitare di iscrivere al classico chi ha un disturbo grave». Al liceo Einstein la prossima settimana si terrà una riunione straordinaria: «Ci sembra giusto intervenire a sostegno dei ragazzi», spiega il vicepreside, Paolo Albergati. «È fondamentale garantire loro più tempo per l’apprendimento». Giorgio Castellari del Vittorini: «È vero, i casi aumentano, anche se lievi». Il consiglio dell’esperto: «Mai sottovalutare la dislessia durante l’adolescenza». Lo dice Enrico Profumo, dell’Unità operativa di neuropsichiatria del San Paolo: «I ragazzini con quel disturbo non si accettano, fanno fatica a presentare la diagnosi a scuola». Attacco ai prof: «Come mai i dislessici non hanno problemi all’elementari, alle medie, all’università, e invece si bloccano alle superiori?». E ancora: «A quei docenti che non lasciano neanche dieci minuti in più ai ragazzi per terminare le loro verifiche, bisogna dire che al Politecnico i dislessici hanno il doppio del tempo per gli esami». Replica di Michele D’Elia, a capo del Vittorio Veneto: «O lo Stato decide di considerare la dislessia un vero e proprio handicap, o continueremo a vivere in un limbo che disturba la scuola, le famiglie e i ragazzi».
Annachiara Sacchi
24 novembre 2009
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_novembre_24/dislessia-scuola-superiore-1602054585992.shtml
24 NOVEMBRE 2009
Dislessia, seimila alle superiori
I genitori: «Troppi prof non li aiutano»
MILANO - Il problema, adesso, si è spostato alle superiori. Professori di latino che non sanno come gestire e valutare i ragazzi; famiglie in guerra con la scuola «che non segue i protocolli». Sul «tema» il liceo scientifico Einstein ha convocato un consiglio di classe straordinario, mentre la direzione scolastica promuove campagne informative per gli insegnanti che fino adesso consideravano la dislessia «roba da scuola dell’obbligo». No, non è più così. Tutti gli istituti, licei compresi, contano iscritti dislessici: giovani vivaci, intelligenti, ma con un disturbo dell’apprendimento che li fa sentire ritardati. «È una vera emergenza», dicono dal provveditorato. Si tratterebbe, tra casi lievi e gravi, di quasi seimila adolescenti nelle superiori di Milano e Provincia. Il 5 per cento della popolazione scolastica. È questa la stima dei giovani che, dalla materna alla maturità, sarebbero colpiti da dislessia.
I problemi si vedono fin da subito: errori nella lettura e nella scrittura, confusione nel memorizzare date. Nessun handicap, ma un disturbo che viene accertato da uno specialista. E a cui le scuole devono dare una risposta, per legge. Mettendo in campo «strategie dispensative e compensative». Per esempio: più tempo per i compiti in classe, l’uso dei pc e delle calcolatrici. Ma non tutti gli istituti si sono adeguati. Il ragazzo dislessico viene bocciato? Ricorso al Tar. Non gli si dà abbastanza tempo per svolgere i compiti? Lamentela scritta. Decine di scontri tra scuola e famiglie. «Sulle superiori è piombato per la prima volta un esercito di giovani dislessici e questo, inevitabilmente, ha creato tensioni», spiegano dal Provveditorato milanese.
Accusa dei docenti: «Ma perché i genitori devono mettere in difficoltà i figli iscrivendoli al liceo?». Maria Rosa Raimondi, referente del progetto dislessia, per la direzione regionale, spiega: «Fino a qualche anno fa il problema non si poneva, mentre ora — fortunatamente — i giovani dislessici accedono a tutti gli istituti superiori. Da tempo proponiamo ai docenti incontri illustrativi: hanno risposto bene dalle elementari e medie, un po’ meno dalle superiori. Ma le disposizioni ci sono e le scuole hanno il dovere di rispettare la normativa, garantendo agli studenti con dislessia un piano personalizzato. Il che non vuol dire promuoverli a tutti i costi, ma tenere conto, nella valutazione, di certe difficoltà».
Dislessici in aumento. Ancora pochi nei licei, moltissimi nei professionali. Arrigo Pedretti, a capo del Parini, commenta: «Gli insegnanti sono attrezzati? Sì, di buona volontà. Ma resto convinto che sia una questione di buon senso evitare di iscrivere al classico chi ha un disturbo grave». Al liceo Einstein la prossima settimana si terrà una riunione straordinaria: «Ci sembra giusto intervenire a sostegno dei ragazzi», spiega il vicepreside, Paolo Albergati. «È fondamentale garantire loro più tempo per l’apprendimento». Giorgio Castellari del Vittorini: «È vero, i casi aumentano, anche se lievi». Il consiglio dell’esperto: «Mai sottovalutare la dislessia durante l’adolescenza». Lo dice Enrico Profumo, dell’Unità operativa di neuropsichiatria del San Paolo: «I ragazzini con quel disturbo non si accettano, fanno fatica a presentare la diagnosi a scuola». Attacco ai prof: «Come mai i dislessici non hanno problemi all’elementari, alle medie, all’università, e invece si bloccano alle superiori?». E ancora: «A quei docenti che non lasciano neanche dieci minuti in più ai ragazzi per terminare le loro verifiche, bisogna dire che al Politecnico i dislessici hanno il doppio del tempo per gli esami». Replica di Michele D’Elia, a capo del Vittorio Veneto: «O lo Stato decide di considerare la dislessia un vero e proprio handicap, o continueremo a vivere in un limbo che disturba la scuola, le famiglie e i ragazzi».
Annachiara Sacchi
24 novembre 2009
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_novembre_24/dislessia-scuola-superiore-1602054585992.shtml
007- Admin
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Dislessia: troppi prof non aiutano :: Commenti
Dislessia, se il primo ostacolo è il pregiudizio della scuola
Sul corriere della sera di giovedì 26 novembre continua il dibattito sulla dislessia attraverso una lettera aperta a Isabella Bossi Fedrigotti.
La madre di un sedicenne dislessico, racconta di come grazie alla buona scuola ha cominciato a capire il problema e ad affrontarlo correttamente.
La risposta di questa madre che conosce veramente il problema riporta al vero punto centrale.
Nel caso della dislessia il problema maggiore è l'ignoranza del problema: la difficoltà a comprenderne l'esistenza e a valutarne le implicazioni.
La madre di un sedicenne dislessico, racconta di come grazie alla buona scuola ha cominciato a capire il problema e ad affrontarlo correttamente.
La risposta di questa madre che conosce veramente il problema riporta al vero punto centrale.
Nel caso della dislessia il problema maggiore è l'ignoranza del problema: la difficoltà a comprenderne l'esistenza e a valutarne le implicazioni.
Un saluto a tutti sono un ex pariniana (maturità 1978) mia figlia maggiore si è diplomata l'anno scorso al Brocca (sezione C), l'anno prossimo iscriverò la mia secondo genita che è disortografica sia alle elementari che alle medie l'intelligenza e la sensibilità degli insegnanti ha permesso una diagnosi rapidissima e due anni di logopedia hanno risolto il problema. Oggi Michela è una bambina senza complessi, brava a scuola e felice e vorrei che rimanesse tale. Durantle la giornata di open day non sono riuscita a davere ripsote soddisfacenti circa l'atteggiamento degli insegnanti pariniani circa queste problematiche e in particolari circa l'uso della calcolatrice per matematica.
Qualcuno può darmi delle rispose più concrete o portarmi la propria esperienza
grazie
Luciana
Qualcuno può darmi delle rispose più concrete o portarmi la propria esperienza
grazie
Luciana
Ho riletto la mia risposta forse ho capito da chi ha preso Michela in quanto a disortografia...
Non ho esperienza diretta, ma mi impegno in qualità di rappresentante in Consiglio di Istituto a verificare quali siano le posizioni della scuola.
...appena posso.
grazie
...appena posso.
grazie
luciana scandiani ha scritto:Un saluto a tutti sono un ex pariniana (maturità 1978) mia figlia maggiore si è diplomata l'anno scorso al Brocca (sezione C), l'anno prossimo iscriverò la mia secondo genita che è disortografica sia alle elementari che alle medie l'intelligenza e la sensibilità degli insegnanti ha permesso una diagnosi rapidissima e due anni di logopedia hanno risolto il problema. Oggi Michela è una bambina senza complessi, brava a scuola e felice e vorrei che rimanesse tale. Durantle la giornata di open day non sono riuscita a davere ripsote soddisfacenti circa l'atteggiamento degli insegnanti pariniani circa queste problematiche e in particolari circa l'uso della calcolatrice per matematica.
Qualcuno può darmi delle rispose più concrete o portarmi la propria esperienza
grazie
Luciana
I diritti riconosciuti ai docenti e alla loro libertà non consentono risposte univoche.
Nel caso specifico, in attesa di indirizzi comuni che anche su questo argomento necessitano di lunghe riflessioni e accordi ...
Perchè dici che nelle giornate di open day non hai trovato dagli insegnanti risposte soddisfacenti su queste problematiche ?
Il mio consiglio è di contattare la direzione scolastica.
Preside e Vice preside sono sempre disponibili a consigliare e dare risposte
personali e concrete sui singoli problemi.
ASCA) - Roma, 3 mar - La dislessia e' un problema sempre piu' frequente
nelle aule italiane, secondo le stime del ministero riguarda infatti
350mila ragazzi, ma si puo' combatterla, a patto di ''diagnosticarla il
prima possibile e aiutare i ragazzi a superarla''. Ecco perche' da oggi
parte una ''task force contro la dislessia'', annunciata dal ministro
Gelmini che ha presentato un protocollo di intesa fra ministero,
Fondazione Telecom Italia, Associazione italiana dislessia (Aid)
firmato oggi a Roma, per due progetti nazionali: uno per riconoscere
precocemente e combattere la dislessia nelle scuole italiane e l'altro
per la formazione di 6.000 insegnanti 'di riferimento' in grado di
aiutare gli alunni dislessici. Per tre anni sara' studiata l'evoluzione
delle competenze di lettura di 7.000 studenti (300 le classi coinvolte)
di tutta Italia. Il progetto, da titolo 'Non e' mai troppo presto'
servira' per mettere a punto un modello di screening precoce di
problemi nella lettura. ''Questo modello, se sara' efficace- ha
aggiunto il ministro- verra' diffuso a livello nazionale''. I 350.000
ragazzi tra i 6 e i 19 anni, che hanno difficolta' nella lettura e
scrittura con conseguenze nell'apprendimento, sono pari al 4-5% e non
godono di aiuti specifici in classe. I due progetti triennali, su cui
oggi il ministero si e' impegnato a collaborare, fanno parte di un piu'
ampio programma di azione contro la dislessia avviato da Aid e
Fondazione Telecom che lo ha finanziato, per tre anni, con un milione e
mezzo di euro. E che comprende altri due progetti: i campus estivi
informatici per insegnare ai ragazzi l'uso di strumenti, utili per
superare i problemi di apprendimento. E lo ''zaino multimediale'' che
ha l'obiettivo di distribuire libri scolastici in formato digitale.
nelle aule italiane, secondo le stime del ministero riguarda infatti
350mila ragazzi, ma si puo' combatterla, a patto di ''diagnosticarla il
prima possibile e aiutare i ragazzi a superarla''. Ecco perche' da oggi
parte una ''task force contro la dislessia'', annunciata dal ministro
Gelmini che ha presentato un protocollo di intesa fra ministero,
Fondazione Telecom Italia, Associazione italiana dislessia (Aid)
firmato oggi a Roma, per due progetti nazionali: uno per riconoscere
precocemente e combattere la dislessia nelle scuole italiane e l'altro
per la formazione di 6.000 insegnanti 'di riferimento' in grado di
aiutare gli alunni dislessici. Per tre anni sara' studiata l'evoluzione
delle competenze di lettura di 7.000 studenti (300 le classi coinvolte)
di tutta Italia. Il progetto, da titolo 'Non e' mai troppo presto'
servira' per mettere a punto un modello di screening precoce di
problemi nella lettura. ''Questo modello, se sara' efficace- ha
aggiunto il ministro- verra' diffuso a livello nazionale''. I 350.000
ragazzi tra i 6 e i 19 anni, che hanno difficolta' nella lettura e
scrittura con conseguenze nell'apprendimento, sono pari al 4-5% e non
godono di aiuti specifici in classe. I due progetti triennali, su cui
oggi il ministero si e' impegnato a collaborare, fanno parte di un piu'
ampio programma di azione contro la dislessia avviato da Aid e
Fondazione Telecom che lo ha finanziato, per tre anni, con un milione e
mezzo di euro. E che comprende altri due progetti: i campus estivi
informatici per insegnare ai ragazzi l'uso di strumenti, utili per
superare i problemi di apprendimento. E lo ''zaino multimediale'' che
ha l'obiettivo di distribuire libri scolastici in formato digitale.
(ANSA) - MILANO, 17 MAG - I disturbi specifici del linguaggio e
dell'apprendimento, come la dislessia, colpiscono circa l'8% dei bimbi
in eta' pre-scolare. Del dato si parlera' al Congresso nazionale della
Federazione logopedisti (Fli), che si svolgera' dal 20 al 22 maggio a
Bari. Questi disturbi, spiegano gli esperti, consistono in problemi nel
leggere, scrivere o fare conti in bimbi che pero' non hanno alcun
problema di intelligenza o psicologico.
dell'apprendimento, come la dislessia, colpiscono circa l'8% dei bimbi
in eta' pre-scolare. Del dato si parlera' al Congresso nazionale della
Federazione logopedisti (Fli), che si svolgera' dal 20 al 22 maggio a
Bari. Questi disturbi, spiegano gli esperti, consistono in problemi nel
leggere, scrivere o fare conti in bimbi che pero' non hanno alcun
problema di intelligenza o psicologico.
09-06-10 | |
SCUOLA: CAMERA APPROVA ALL'UNANIMITA' LEGGE DISLESSIA | |
(ASCA) - Roma, 9 giu - ''Grande soddisfazione'' per l'approvazione all'unanimita' oggi a Montecitorio della nuova legge sulla dislessia e sui disturbi specifici d'apprendimento'', viene espressa dalla relatrice Manuela Ghizzoni insieme alla presidente della VII Commissione, Valentina Aprea e ai deputati Emerenzio Barbieri (Pdl) Paola Goisis (Lega) Pierfelice Zazzera (Idv) e Anna Teresa Formisano (Udc). ''L'ampia condivisione del testo e il finanziamento di ben 2 milioni di euro per la formazione del personale scolastico - sottolineano i deputati - sono certamente una buona notizia per le famiglie dei ragazzi con Dsa. Adesso l'iter legislativo proseguira' al Senato dove ci auguriamo si possa arrivare rapidamente all'approvazione definitiva. L'obiettivo e' quello di dare risposte a migliaia di bambini con difficolta' specifiche di apprendimento nella lettura, nella scrittura e nel calcolo. Stiamo parlando di una realta' molto numerosa che rappresenta tra il 3 e il 5% degli alunni in eta' scolare a cui per troppo tempo e' stato precluso, se non contrastato, il diritto allo studio, al successo scolastico e ad un apprendimento appagante. Auspichiamo inoltre che lo stanziamento a favore della formazione venga stabilizzato all'interno del bilancio dello Stato, sarebbe una misura importante per individuare precocemente i segnali della Dsa e mettere in campo strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate''. |
Buongiorno a tutte e a tutti,
la mia intenzione è lasciare una testimonianza relativa a come è stato gestito un "problema dislessia" presso il Liceo Parini.
Ho una figlia che ha frequentato la IV ginnasio e, in corso d'anno, su suggerimento delle insegnanti, sono stati fatti gli accertamenti relativi ai DSA che hanno sancito una lieve dislessia.
Tutto è continuato come prima e la ragazza è stata bocciata con una valutazione molto negativa (peggiore di quella che aveva prima della certificazione) e nulla è stato fatto nè come strategie didattiche o metodologiche nè per supportarla rispetto ad un percorso di autostima.
Forse lei è stata sfortunata ma il messaggio che è passato è molto simile alla dichiarazione che il Dirigente ha rilasciato ai giornali.
Sicuramente alzare la soglia d'attenzione rispetto a questo problema potrebbe aiutare altri giovani studenti.
la mia intenzione è lasciare una testimonianza relativa a come è stato gestito un "problema dislessia" presso il Liceo Parini.
Ho una figlia che ha frequentato la IV ginnasio e, in corso d'anno, su suggerimento delle insegnanti, sono stati fatti gli accertamenti relativi ai DSA che hanno sancito una lieve dislessia.
Tutto è continuato come prima e la ragazza è stata bocciata con una valutazione molto negativa (peggiore di quella che aveva prima della certificazione) e nulla è stato fatto nè come strategie didattiche o metodologiche nè per supportarla rispetto ad un percorso di autostima.
Forse lei è stata sfortunata ma il messaggio che è passato è molto simile alla dichiarazione che il Dirigente ha rilasciato ai giornali.
Sicuramente alzare la soglia d'attenzione rispetto a questo problema potrebbe aiutare altri giovani studenti.
GRAZIE DELLA TESTIMONIANZA!
Mi dispiace molto per il tuo caso, temo non sia il solo...
L'opinione del ns. preside è ben espressa anche nell'intervista su "il giornale"...
Tanti auguri per il futuro!
Mi dispiace molto per il tuo caso, temo non sia il solo...
L'opinione del ns. preside è ben espressa anche nell'intervista su "il giornale"...
Tanti auguri per il futuro!
mi associocio al nostro caro agente,
ti fornisco questo sito http://www.aiditalia.org/it/
troverai leggi che tutelano la tua bimba
tanti auguri per il futuro
gil
ti fornisco questo sito http://www.aiditalia.org/it/
troverai leggi che tutelano la tua bimba
tanti auguri per il futuro
gil
Approvata dal Senato la legge tutelerà anche i bambini affetti da discalculia e disgrafia
D’ora in poi gli insegnanti dovranno predisporre lezioni “mirate” e realizzare valutazioni adeguate nei confronti degli alunni affetti da disturbi specifici di apprendimento, quali la dislessia, la discalculia e la disgrafia: lo ha stabilito, all’unanimità ed in via definitiva dopo una valutazione parlamentare durata oltre due anni, la commissione Cultura del Senato, riunita in sede deliberante, che ha in tal modo affiancato l’opera delle scuole a quella dei genitori, sui quali sino a ieri gravava interamente il problema delle difficoltà di apprendimento di oltre 350mila bambini e ragazzi in età scolare (tra il 3 ed il 5% della popolazione scolastica).
In attesa delle linee guida, che il Miur dovrà predisporre nei prossimi mesi per l’applicazione della legge, il testo approvato prevede «una didattica individualizzata e personalizzata», attraverso criteri differenti di assegnazione di compiti e di somministrazione delle prove di valutazione: più che agli errori ortografici o alla capacità di risolvere un problema o alla conoscenza mnemonica delle tabelline, i docenti daranno più spazio, quindi, a compiti ridotti e semplificati sulla base delle difficoltà riscontrate nell’allievo.
La prima legge in Italia che tutela l’apprendimento degli alunni affetti da disturbi specifici di apprendimento sostiene «la necessità di assicurare una preparazione specifica degli insegnanti sulle problematiche relative ai disturbi specifici di apprendimento, finalizzata ad acquisire la competenza per individuarne precocemente i segnali e la conseguente capacità di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate».
Si indica, anche, che la diagnosi dei disturbi specifici di apprendimento dovrà essere effettuata nell’ambito dei trattamenti specialistici assicurati dal Servizio sanitario nazionale e che i genitori potranno usufruire di permessi di orario flessibile sul lavoro per assistere meglio i loro figli nelle attività scolastiche.
Nell’articolo 4 si prevede, inoltre, il possesso di una adeguata preparazione didattica, metodologica e valutativa dei docenti durante l’intero percorso formativo. Il 5, infine, autorizza l’uso in una rinnovata strumentazione didattica, con l’introduzione di strumenti di tipo compensativo.
lastampa.it
D’ora in poi gli insegnanti dovranno predisporre lezioni “mirate” e realizzare valutazioni adeguate nei confronti degli alunni affetti da disturbi specifici di apprendimento, quali la dislessia, la discalculia e la disgrafia: lo ha stabilito, all’unanimità ed in via definitiva dopo una valutazione parlamentare durata oltre due anni, la commissione Cultura del Senato, riunita in sede deliberante, che ha in tal modo affiancato l’opera delle scuole a quella dei genitori, sui quali sino a ieri gravava interamente il problema delle difficoltà di apprendimento di oltre 350mila bambini e ragazzi in età scolare (tra il 3 ed il 5% della popolazione scolastica).
In attesa delle linee guida, che il Miur dovrà predisporre nei prossimi mesi per l’applicazione della legge, il testo approvato prevede «una didattica individualizzata e personalizzata», attraverso criteri differenti di assegnazione di compiti e di somministrazione delle prove di valutazione: più che agli errori ortografici o alla capacità di risolvere un problema o alla conoscenza mnemonica delle tabelline, i docenti daranno più spazio, quindi, a compiti ridotti e semplificati sulla base delle difficoltà riscontrate nell’allievo.
La prima legge in Italia che tutela l’apprendimento degli alunni affetti da disturbi specifici di apprendimento sostiene «la necessità di assicurare una preparazione specifica degli insegnanti sulle problematiche relative ai disturbi specifici di apprendimento, finalizzata ad acquisire la competenza per individuarne precocemente i segnali e la conseguente capacità di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate».
Si indica, anche, che la diagnosi dei disturbi specifici di apprendimento dovrà essere effettuata nell’ambito dei trattamenti specialistici assicurati dal Servizio sanitario nazionale e che i genitori potranno usufruire di permessi di orario flessibile sul lavoro per assistere meglio i loro figli nelle attività scolastiche.
Nell’articolo 4 si prevede, inoltre, il possesso di una adeguata preparazione didattica, metodologica e valutativa dei docenti durante l’intero percorso formativo. Il 5, infine, autorizza l’uso in una rinnovata strumentazione didattica, con l’introduzione di strumenti di tipo compensativo.
lastampa.it
Firmato il decreto attuativo della legge che riconosce dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia come disturbi specifici di apprendimento. Gelmini: ''I casi potrebbero essere anche 200 mila''
roma
Al via a settembre alle misure a favore degli studenti con Disturbi specifici di apprendimento (Dsa) per scuola e università. A darne l'annuncio questa mattina durante una conferenza stampa tenutasi presso il Senato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che ha firmato il decreto attuativo della legge 170/2010 che riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come disturbi specifici di apprendimento.
«Un provvedimento importante - ha spiegato il ministro - che va incontro oggi ai 70 mila studenti a cui è stato diagnosticato un disturbo specifico dell'apprendimento, ma potrebbero essere molti di più i casi, intorno ai 200 mila. La scuola deve dare risposte e sostenere le famiglie e questi studenti che sono normodotati, anzi qualche volta con un talento superiore alla media. Hanno solo disturbi particolari per quanto riguarda per esempio la discalculia, la disgrafia, la dislessia».
Secondo le ultime rilevazioni del Miur del febbraio 2011, infatti, gli studenti con disturbi specifici di apprendimenti diagnosticati sono 70 mila, ma le recenti ricerche scientifiche la percentuale della popolazione scolastica interessata dai Dsa va dal 3% al 5%. La legge introduce strumenti innovativi, ma soprattutto prevede una formazione adeguata dei docenti.
«È doveroso da parte del Ministero non solo formare gli insegnanti - ha aggiunto la Gelmini -, ma anche sensibilizzare i dirigenti scolastici affinché vengano predisposti percorsi personalizzati e individuali e ci siano anche gli strumenti adeguati, come la sintesi vocale o sistemi di valutazione differenziati soprattutto per la prova d'inglese, ma non solo. La scuola si deve attrezzare per fare in modo che questa legge venga non solo rispettata, ma anche attuata in tutte le sue parti».
Tra gli interventi anche quelli che riguardano l'università. «Abbiamo sottoscritto un accordo con i presidi di Scienze della formazione per far sì che anche in ambito universitario si tenga conto dei disturbi specifici dell'apprendimento - ha aggiunto il ministro - e quindi anche all'università gli studenti possano essere agevolati».
Altro intervento previsto dalla legge quello dei Cts, 96 centri territoriali di supporto, per cui il Miur ha stanziato tra il 2010 e il 2011 un milione di euro. «Corrispondono ad una Volontà di sostenere anche le famiglie - ha spiegato il ministro -, perché spesso non sono state sostenute nella diagnosi dei disturbi. Si è intervenuto tardi, non c'è una corretta informazione e quindi questi centri territoriali sul territorio nazionale hanno la funzione di uno sportello a sostegno degli studenti e delle famiglie per favorire il dialogo con la scuola e gli insegnanti».
che fammo!!!!!!!
roma
Al via a settembre alle misure a favore degli studenti con Disturbi specifici di apprendimento (Dsa) per scuola e università. A darne l'annuncio questa mattina durante una conferenza stampa tenutasi presso il Senato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che ha firmato il decreto attuativo della legge 170/2010 che riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come disturbi specifici di apprendimento.
«Un provvedimento importante - ha spiegato il ministro - che va incontro oggi ai 70 mila studenti a cui è stato diagnosticato un disturbo specifico dell'apprendimento, ma potrebbero essere molti di più i casi, intorno ai 200 mila. La scuola deve dare risposte e sostenere le famiglie e questi studenti che sono normodotati, anzi qualche volta con un talento superiore alla media. Hanno solo disturbi particolari per quanto riguarda per esempio la discalculia, la disgrafia, la dislessia».
Secondo le ultime rilevazioni del Miur del febbraio 2011, infatti, gli studenti con disturbi specifici di apprendimenti diagnosticati sono 70 mila, ma le recenti ricerche scientifiche la percentuale della popolazione scolastica interessata dai Dsa va dal 3% al 5%. La legge introduce strumenti innovativi, ma soprattutto prevede una formazione adeguata dei docenti.
«È doveroso da parte del Ministero non solo formare gli insegnanti - ha aggiunto la Gelmini -, ma anche sensibilizzare i dirigenti scolastici affinché vengano predisposti percorsi personalizzati e individuali e ci siano anche gli strumenti adeguati, come la sintesi vocale o sistemi di valutazione differenziati soprattutto per la prova d'inglese, ma non solo. La scuola si deve attrezzare per fare in modo che questa legge venga non solo rispettata, ma anche attuata in tutte le sue parti».
Tra gli interventi anche quelli che riguardano l'università. «Abbiamo sottoscritto un accordo con i presidi di Scienze della formazione per far sì che anche in ambito universitario si tenga conto dei disturbi specifici dell'apprendimento - ha aggiunto il ministro - e quindi anche all'università gli studenti possano essere agevolati».
Altro intervento previsto dalla legge quello dei Cts, 96 centri territoriali di supporto, per cui il Miur ha stanziato tra il 2010 e il 2011 un milione di euro. «Corrispondono ad una Volontà di sostenere anche le famiglie - ha spiegato il ministro -, perché spesso non sono state sostenute nella diagnosi dei disturbi. Si è intervenuto tardi, non c'è una corretta informazione e quindi questi centri territoriali sul territorio nazionale hanno la funzione di uno sportello a sostegno degli studenti e delle famiglie per favorire il dialogo con la scuola e gli insegnanti».
che fammo!!!!!!!
Leggere attraverso questi strumenti migliorerebbe i sintomi del disturbo. Ad affermarlo è una ricerca statunitense. Il segreto
è la lunghezza delle righe
daniele banfi
La povera vecchia carta sembrerebbe avere il destino segnato. Agli addetti ai lavori che teorizzano nel giro di pochi anni la sua definitiva scomparsa oggi cominciano ad aggiungersi alcuni medici impegnati nella lotta alla dislessia. La ragione è semplice: per un bambino dislessico leggere su un tablet sarebbe molto meno difficoltoso che non da un libro. Ad affermarlo è una ricerca pubblicata sulle pagine della rivista PLOS ONE ad opera dei ricercatori dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge (Massachusetts, Stati Uniti).
La dislessia è un disturbo specifico di apprendimento della lettura caratterizzato dall’enorme difficoltà nell’imparare a leggere. Attualmente, nella sola Italia, si calcola che ne soffrano circa 350 mila persone. Lentezza nella decodifica delle parole scritte, facilità nello scambiare una lettera con un’altra e difficoltà a capire il testo sono solo alcune delle caratteristiche associate al disturbo. Un disagio psicologico da non trascurare soprattutto nei bambini.
Le cause che portano alla dislessia sono purtroppo in gran parte ancora sconosciute. Secondo alcune ricerche viene ipotizzata un’origine genetica. Sul banco degli imputati ci sarebbero alcune mutazioni di DCDC2, un gene fondamentale nella corretta formazione dei circuiti cerebrali implicati nella lettura, presenti nel 20 per cento dei casi di dislessia. Gli altri sarebbero invece da imputare a difetti delle funzioni visive superiori. Ed è proprio su questi casi che i tablet agirebbero aiutando gli scolari.
Lo studio, condotto su più di 100 studenti dislessici, si poneva l’obbiettivo di valutare la velocità di lettura e il grado di comprensione di un testo letto sia attraverso un e-readers sia sulla carta. I risultati lasciano pochi dubbi: utilizzando il tablet le performance sono state nettamente migliori rispetto all’uso della carta.
I più maliziosi potrebbero pensare che lo studio sia solo una trovata pubblicitaria per vendere più e-readers. La scienza smentirebbe invece questa ipotesi. Perché i bambini dislessici leggono meglio con questi strumenti? La spiegazione dei ricercatori è molto semplice ed è strettamente legata alla capacità visiva: attraverso i tablet è possibile visualizzare righe molto corte. La presenza di poche parole aiuterebbe il lettore a concentrarsi sui singoli vocaboli evitando distrazioni dovute alla presenza di troppo testo.
Una buona notizia che si somma a quella dello scorso maggio sull’invenzione, da parte di un ingegnere italiano, del primo tablet destinato a chi soffre di questi disturbi. Uno strumento pensato in generale per i bambini affetti da disturbo specifico dell’apprendimento come la dislessia, la disgrafia e la discalculia. Una ragione in più per pensare che tra non molto la carta farà la sua definitiva scomparsa.
è la lunghezza delle righe
daniele banfi
La povera vecchia carta sembrerebbe avere il destino segnato. Agli addetti ai lavori che teorizzano nel giro di pochi anni la sua definitiva scomparsa oggi cominciano ad aggiungersi alcuni medici impegnati nella lotta alla dislessia. La ragione è semplice: per un bambino dislessico leggere su un tablet sarebbe molto meno difficoltoso che non da un libro. Ad affermarlo è una ricerca pubblicata sulle pagine della rivista PLOS ONE ad opera dei ricercatori dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge (Massachusetts, Stati Uniti).
La dislessia è un disturbo specifico di apprendimento della lettura caratterizzato dall’enorme difficoltà nell’imparare a leggere. Attualmente, nella sola Italia, si calcola che ne soffrano circa 350 mila persone. Lentezza nella decodifica delle parole scritte, facilità nello scambiare una lettera con un’altra e difficoltà a capire il testo sono solo alcune delle caratteristiche associate al disturbo. Un disagio psicologico da non trascurare soprattutto nei bambini.
Le cause che portano alla dislessia sono purtroppo in gran parte ancora sconosciute. Secondo alcune ricerche viene ipotizzata un’origine genetica. Sul banco degli imputati ci sarebbero alcune mutazioni di DCDC2, un gene fondamentale nella corretta formazione dei circuiti cerebrali implicati nella lettura, presenti nel 20 per cento dei casi di dislessia. Gli altri sarebbero invece da imputare a difetti delle funzioni visive superiori. Ed è proprio su questi casi che i tablet agirebbero aiutando gli scolari.
Lo studio, condotto su più di 100 studenti dislessici, si poneva l’obbiettivo di valutare la velocità di lettura e il grado di comprensione di un testo letto sia attraverso un e-readers sia sulla carta. I risultati lasciano pochi dubbi: utilizzando il tablet le performance sono state nettamente migliori rispetto all’uso della carta.
I più maliziosi potrebbero pensare che lo studio sia solo una trovata pubblicitaria per vendere più e-readers. La scienza smentirebbe invece questa ipotesi. Perché i bambini dislessici leggono meglio con questi strumenti? La spiegazione dei ricercatori è molto semplice ed è strettamente legata alla capacità visiva: attraverso i tablet è possibile visualizzare righe molto corte. La presenza di poche parole aiuterebbe il lettore a concentrarsi sui singoli vocaboli evitando distrazioni dovute alla presenza di troppo testo.
Una buona notizia che si somma a quella dello scorso maggio sull’invenzione, da parte di un ingegnere italiano, del primo tablet destinato a chi soffre di questi disturbi. Uno strumento pensato in generale per i bambini affetti da disturbo specifico dell’apprendimento come la dislessia, la disgrafia e la discalculia. Una ragione in più per pensare che tra non molto la carta farà la sua definitiva scomparsa.
I bambini con dislessia presentano difficoltà sia nella lettura sia nello scrivere, rispetto a quanto atteso, hanno problemi con l’ortografia, sono lenti nello scrivere e perdono spesso la concentrazione, con conseguente diminuzione di autostima.
Questi problemi riguardano il 4-5% circa della popolazione scolastica italiana. Solo a partire dalla fine della seconda elementare è possibile fare una diagnosi definitiva con test e valutazione neuropsicologica e intervenire con un percorso terapeutico mirato. Ma un aiuto potrebbe arrivare anche dai giochi enigmistici.
A spiegarlo è Claudia Cappa, dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa e membro del gruppo di ricerca “Metodologie e tecnologie didattiche per i Disturbi specifici dell’apprendimento”, che coordina il progetto europeo DysLang (Dyslexia and Additional Academic Language Learning) e le attività di formazione e di screening, in un articolo sul nuovo Almanacco della Scienza Cnr on line.
«Dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia, rispettivamente disturbo specifico della lettura, della compitazione, della scrittura e delle abilità aritmetiche, si manifestano spesso insieme, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale, con deficit a livello fonologico cioè nella discriminazione ed elaborazione dei suoni che compongono le parole, visuo-percettivo, nella memoria di lavoro e nel sistema attentivo; nell’immagazzinamento e recupero del lessico», chiarisce la ricercatrice.
Colmare queste carenze con il gioco è uno degli obiettivi terapeutici degli operatori del settore. «Nasce da qui l’idea di usare l’enigmistica per stimolare il sistema attentivo sia sulle abilità visuo-spaziali con il crucipuzzle, il rompicapo cinese tangram, le differenze, cerca l’intruso, sia sulla “motricità fine” attraverso i giochi di figure da colorare, unire i puntini numerati e le parole crociate», prosegue Cappa.
Sebbene molti di questi giochi come rebus, anagrammi, cambio, cerniera, biscarto richiedano un’analisi fonologica della parola, se non addirittura una manipolazione dei suoni, nell’incremento del lessico risultano particolarmente efficaci le parole crociate.
«Grazie alle definizioni, i giocatori riescono a creare le rappresentazioni mentali delle parole e, quindi, a fissarle nella memoria a lungo termine. Non è certo un caso», conclude l’esperta, «che a utilizzare per primi questi giochi siano stati gli insegnanti di lingue straniere».
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