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Università, rinuncia il 40% degli iscritti Napolitano: “Servono più risorse” I dati del rapporto biennale Anvur. Il presidente della Repubblica: «sistema insoddisfacente. Sensibile il divario territoriale tra il Nord e il Mezzogiorno»
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Università, rinuncia il 40% degli iscritti Napolitano: “Servono più risorse” I dati del rapporto biennale Anvur. Il presidente della Repubblica: «sistema insoddisfacente. Sensibile il divario territoriale tra il Nord e il Mezzogiorno»
Gli studenti che intraprendono un corso di primo livello universitario senza concluderlo sono tantissimi: quasi il 40%. Lo sottolinea il primo rapporto biennale sullo stato del sistema dell’università e della ricerca realizzato dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) e presentato questa mattina a Roma al ministro Stefania Giannini. E ha espresso preoccupazione il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per le scarse risorse destinate dall’Italia per la ricerca e l’università. Nel messaggio inviato in occasione della presentazione del rapporto, rileva che «si conferma purtroppo la persistenza di difficoltà strutturali nel settore dell’istruzione superiore e della ricerca individuabili in primo luogo in un insoddisfacente livello complessivo della produttività del sistema, pur in presenza di innegabili punte di eccellenza, e nella permanenza di un sensibile divario territoriale a sfavore del Mezzogiorno». Per il presidente della Repubblica «ulteriore preoccupazione emerge dai dati relativi alle risorse destinate all’università e alla ricerca, che si attestano sui valori considerevolmente inferiori alle medie europee e dei Paesi Ocse, a fronte di una qualità dei risultati che è segno di potenzialità da sostenere e valorizzare».
Il documento precisa tuttavia che le cose vanno meglio nei corsi a ciclo unico, dove la percentuale di laureati è pari al 63,2% dopo nove anni dall’iscrizione e nei corsi di laurea di secondo livello dove si sale a circa l’80%. Inoltre, spiega ancora il rapporto Anvur, il tempo medio per il conseguimento del titolo nei corsi di primo livello, cioè la laurea triennale, è pari a 5,1 anni, ovvero circa il 70% in più rispetto alla durata legale del corso. È invece minore il ritardo per le lauree di secondo livello, cioè quelle magistrali che durano due anni: 2,8 anni in media.
Esiste anche una grossa differenza tra atenei del nord e atenei del centro-sud: in questi ultimi, il tasso di regolarità è nettamente inferiore a quelli settentrionali dove dopo due anni gli studenti conseguono un più elevato numero di crediti formativi, i laureati completano gli studi nei tempi previsti nel 43% dei casi contro il 23-27% nel mezzogiorno e nel centro. Gli studenti fuori corso costituiscono il 35% del totale contro il 45-47% negli atenei del centro e del mezzogiorno. Per quel che riguarda i dati sull’Europa i laureati in Italia sono aumentati ma restano sempre pochi rispetto al resto della Ue. Il rapporto spiega infatti che tra il 1993 e il 2012 la quota dei laureati sulla popolazione in età lavorativa è salita dal 5,5 al 12,7% e quella tra i giovani fra i 25 ed i 34 anni è passata dal 7,1 al 22,3%.
Nonostante questo miglioramento, sottolinea l’Anvur, l’Italia continua ad essere uno dei Paesi con la più bassa quota di laureati. Infatti, nel 2012, all’interno dell’Unione europea vi erano in media oltre 35 laureati ogni 100 abitanti in età compresa tra i 25 ed i 34 anni, contro il 22,3% dell’Italia.Una delle principali cause di questo divario, spiega il rapporto, è l’assenza nel nostro Paese di corsi di carattere professionalizzante che nella media europea rappresentano circa un quarto dei giovani in possesso di un titolo di istruzione terziaria.
Il documento precisa tuttavia che le cose vanno meglio nei corsi a ciclo unico, dove la percentuale di laureati è pari al 63,2% dopo nove anni dall’iscrizione e nei corsi di laurea di secondo livello dove si sale a circa l’80%. Inoltre, spiega ancora il rapporto Anvur, il tempo medio per il conseguimento del titolo nei corsi di primo livello, cioè la laurea triennale, è pari a 5,1 anni, ovvero circa il 70% in più rispetto alla durata legale del corso. È invece minore il ritardo per le lauree di secondo livello, cioè quelle magistrali che durano due anni: 2,8 anni in media.
Esiste anche una grossa differenza tra atenei del nord e atenei del centro-sud: in questi ultimi, il tasso di regolarità è nettamente inferiore a quelli settentrionali dove dopo due anni gli studenti conseguono un più elevato numero di crediti formativi, i laureati completano gli studi nei tempi previsti nel 43% dei casi contro il 23-27% nel mezzogiorno e nel centro. Gli studenti fuori corso costituiscono il 35% del totale contro il 45-47% negli atenei del centro e del mezzogiorno. Per quel che riguarda i dati sull’Europa i laureati in Italia sono aumentati ma restano sempre pochi rispetto al resto della Ue. Il rapporto spiega infatti che tra il 1993 e il 2012 la quota dei laureati sulla popolazione in età lavorativa è salita dal 5,5 al 12,7% e quella tra i giovani fra i 25 ed i 34 anni è passata dal 7,1 al 22,3%.
Nonostante questo miglioramento, sottolinea l’Anvur, l’Italia continua ad essere uno dei Paesi con la più bassa quota di laureati. Infatti, nel 2012, all’interno dell’Unione europea vi erano in media oltre 35 laureati ogni 100 abitanti in età compresa tra i 25 ed i 34 anni, contro il 22,3% dell’Italia.Una delle principali cause di questo divario, spiega il rapporto, è l’assenza nel nostro Paese di corsi di carattere professionalizzante che nella media europea rappresentano circa un quarto dei giovani in possesso di un titolo di istruzione terziaria.
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