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Settimana della moda: sfilate al Parini!
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Settimana della moda: sfilate al Parini!
La moda entra per la prima volta in un liceo, coinvolgendo gli studenti:
lunedì prossimo, il Liceo Classico Parini di Milano accoglierà la passerella della linea La Petite Robe di Chiara Boni. A sfilare saranno venti studentesse, mentre la band della scuola suonerà live. Stavolta non è stata la stilista a fare il casting: «Mi è sembrato giusto - ha spiegato Chiara Boni - non essere io a scegliere chi dovesse sfilare. Hanno deciso autonomamente e il risultato è proprio quello che volevo: giovani donne vere, che esprimono qualcosa, ognuna diversa dalle altre ma tutte interessanti».
Gli studenti realizzeranno anche un numero speciale del giornalino scolastico dedicato alle mode giovanili, scavando nell'archivio del loro liceo, ricco di immagini che testimoniano i cambiamenti di costume. Cambiamenti dei quali la storica istituzione milanese (dalla quale sono usciti Achille Ratti, divenuto Papa Pio XI, Dino Buzzati, Giorgio Strehler, Walter Tobagi e tanti altri personaggi che si sono distinti in tutti i campi) è stata anche testimone diretta: nel febbraio 1966, infatti, l'organo studentesco La Zanzara pubblicò un'inchiesta che 'osavà accennare anche ai rapporti sessuali e alla pillola. Fu un enorme scandalo, i tre autori furono perfino interrogati dalla polizia, ma gli studenti milanesi scesero in piazza in difesa della libertà di espressione e la vicenda finì per diventare una scintilla della contestazione.
da affari italiani.it
http://video.corriere.it/chiara-boni-fa-sfilare-liceali/f098e998-e8e2-11e0-ba74-9c3904dbbf99
lunedì prossimo, il Liceo Classico Parini di Milano accoglierà la passerella della linea La Petite Robe di Chiara Boni. A sfilare saranno venti studentesse, mentre la band della scuola suonerà live. Stavolta non è stata la stilista a fare il casting: «Mi è sembrato giusto - ha spiegato Chiara Boni - non essere io a scegliere chi dovesse sfilare. Hanno deciso autonomamente e il risultato è proprio quello che volevo: giovani donne vere, che esprimono qualcosa, ognuna diversa dalle altre ma tutte interessanti».
Gli studenti realizzeranno anche un numero speciale del giornalino scolastico dedicato alle mode giovanili, scavando nell'archivio del loro liceo, ricco di immagini che testimoniano i cambiamenti di costume. Cambiamenti dei quali la storica istituzione milanese (dalla quale sono usciti Achille Ratti, divenuto Papa Pio XI, Dino Buzzati, Giorgio Strehler, Walter Tobagi e tanti altri personaggi che si sono distinti in tutti i campi) è stata anche testimone diretta: nel febbraio 1966, infatti, l'organo studentesco La Zanzara pubblicò un'inchiesta che 'osavà accennare anche ai rapporti sessuali e alla pillola. Fu un enorme scandalo, i tre autori furono perfino interrogati dalla polizia, ma gli studenti milanesi scesero in piazza in difesa della libertà di espressione e la vicenda finì per diventare una scintilla della contestazione.
da affari italiani.it
http://video.corriere.it/chiara-boni-fa-sfilare-liceali/f098e998-e8e2-11e0-ba74-9c3904dbbf99
Ultima modifica di Bond il Gio Set 29, 2011 3:38 pm - modificato 1 volta.
Dai banchi alla passerella: sfilano le studentesse del liceo Parini
Il preside Pedretti:
«Una riflessione sulla moda e sull'estetica.
Volevo svecchiare l'immagine della scuola»
MILANO - È un saggio, una recita di (inizio) anno, una sfilata con abiti belli e colorati. Le studentesse del Parini scendono dallo scalone di via Goito e non hanno nulla da invidiare alle modelle professioniste, i compagni suonano pezzi dei Clash e dei Coldplay, in prima fila c'è il preside ma si notano anche Salvatore e Jonella Ligresti, Malika Ayane, Caterina Caselli, Daniela Santanché, Ada Gigli Marchetti, Giovanni Terzi. Sfila la moda al liceo Parini.
Ed è la prima volta. Ci è riuscita Chiara Boni, con la sua Petite Robe.
Non è stato un percorso facile. La stilista si è mossa a luglio: sono serviti il nulla osta del consiglio di istituto e dei genitori (d'accordo il 51 per cento) e l'ultimo ok è arrivato dieci giorni fa. «Ma la location era bellissima - dice la stilista - e mi piaceva l'idea di coinvolgere le studentesse». Venti pariniane e un'altra decina di «milanesine» dal fisico impeccabile, ecco le modelle di ieri pomeriggio. Scelte da una loro coetanea (senza risse), truccate e pettinate come mannequin. «Ma senza aver mai provato: che paura quelle scale».
Ora 18, inizia la sfilata. Accompagnamento musicale a cura dei «Kaiserfall», band della scuola. Le ragazze scendono un po' tese (ma si sciolgono poco a poco), come intermezzi ci sono i brani (tratti dal «Piacere» di D'Annunzio, da Goldoni, dal «Manifesto futurista», da una lettera di Pietro Verri alla figlia) recitati dai compagni. In cortile, il resto del liceo assiste allo show da due schermi al plasma. «Una piccola manifestazione di buon gusto e cultura», commenta il preside Carlo Arrigo Pedretti, visibilmente soddisfatto. «Ma questo è il Parini» e racconta di aver accettato la proposta di Chiara Boni perché «volevo svecchiare l'immagine del liceo classico e del mio in particolare». Analisi finale: «Questa iniziativa è un esempio della vita che va avanti, una proposta di riflessione sulla moda e sull'estetica».
Certo, non tutti i professori erano d'accordo (e nemmeno mamme e papà), ma le ragazze hanno le idee chiare e nessuna aspira a mettersi troppo in mostra: «Ma quale velina, io voglio fare l'architetto di giardini», dice Matilde. Noblesse oblige nel liceo della Zanzara, il giornalino che fece scandalo nel 1966. E tra corsi e ricorsi storici, i pariniani del 2011 hanno deciso di stampare un numero speciale dello «Zabaione» (ora si chiama così) dedicato alla moda. Cercando tra le foto di classe dell'archivio, discutendo di anoressia e compilando l'immancabile questionario (tutti concordi: le modelle sono troppo magre e tristi).
La moda in aula. Ma anche nelle piazze (Roberto Cavalli all'Arco della Pace), negli spazi degli stilisti (da Giorgio Armani a Gianfranco Ferrè), negli showroom (Mantù, Twin Set). E dopo tanti eventi, concerti, inaugurazioni, oggi il gran finale. Poi, il circo si sposta a Parigi.
Annachiara Sacchi
http://video.corriere.it/chiara-boni-fa-sfilare-liceali/f098e998-e8e2-11e0-ba74-9c3904dbbf99
«Una riflessione sulla moda e sull'estetica.
Volevo svecchiare l'immagine della scuola»
MILANO - È un saggio, una recita di (inizio) anno, una sfilata con abiti belli e colorati. Le studentesse del Parini scendono dallo scalone di via Goito e non hanno nulla da invidiare alle modelle professioniste, i compagni suonano pezzi dei Clash e dei Coldplay, in prima fila c'è il preside ma si notano anche Salvatore e Jonella Ligresti, Malika Ayane, Caterina Caselli, Daniela Santanché, Ada Gigli Marchetti, Giovanni Terzi. Sfila la moda al liceo Parini.
Ed è la prima volta. Ci è riuscita Chiara Boni, con la sua Petite Robe.
Non è stato un percorso facile. La stilista si è mossa a luglio: sono serviti il nulla osta del consiglio di istituto e dei genitori (d'accordo il 51 per cento) e l'ultimo ok è arrivato dieci giorni fa. «Ma la location era bellissima - dice la stilista - e mi piaceva l'idea di coinvolgere le studentesse». Venti pariniane e un'altra decina di «milanesine» dal fisico impeccabile, ecco le modelle di ieri pomeriggio. Scelte da una loro coetanea (senza risse), truccate e pettinate come mannequin. «Ma senza aver mai provato: che paura quelle scale».
Ora 18, inizia la sfilata. Accompagnamento musicale a cura dei «Kaiserfall», band della scuola. Le ragazze scendono un po' tese (ma si sciolgono poco a poco), come intermezzi ci sono i brani (tratti dal «Piacere» di D'Annunzio, da Goldoni, dal «Manifesto futurista», da una lettera di Pietro Verri alla figlia) recitati dai compagni. In cortile, il resto del liceo assiste allo show da due schermi al plasma. «Una piccola manifestazione di buon gusto e cultura», commenta il preside Carlo Arrigo Pedretti, visibilmente soddisfatto. «Ma questo è il Parini» e racconta di aver accettato la proposta di Chiara Boni perché «volevo svecchiare l'immagine del liceo classico e del mio in particolare». Analisi finale: «Questa iniziativa è un esempio della vita che va avanti, una proposta di riflessione sulla moda e sull'estetica».
Certo, non tutti i professori erano d'accordo (e nemmeno mamme e papà), ma le ragazze hanno le idee chiare e nessuna aspira a mettersi troppo in mostra: «Ma quale velina, io voglio fare l'architetto di giardini», dice Matilde. Noblesse oblige nel liceo della Zanzara, il giornalino che fece scandalo nel 1966. E tra corsi e ricorsi storici, i pariniani del 2011 hanno deciso di stampare un numero speciale dello «Zabaione» (ora si chiama così) dedicato alla moda. Cercando tra le foto di classe dell'archivio, discutendo di anoressia e compilando l'immancabile questionario (tutti concordi: le modelle sono troppo magre e tristi).
La moda in aula. Ma anche nelle piazze (Roberto Cavalli all'Arco della Pace), negli spazi degli stilisti (da Giorgio Armani a Gianfranco Ferrè), negli showroom (Mantù, Twin Set). E dopo tanti eventi, concerti, inaugurazioni, oggi il gran finale. Poi, il circo si sposta a Parigi.
Annachiara Sacchi
http://video.corriere.it/chiara-boni-fa-sfilare-liceali/f098e998-e8e2-11e0-ba74-9c3904dbbf99
Gilberto Carron- Numero di messaggi : 518
utente : genitore
Data d'iscrizione : 15.02.10
Re: Settimana della moda: sfilate al Parini!
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/09/27/foto/milano_le_studentesse_del_parini_sfilano_a_scuola_per_chiara_boni-22286945/1/
Sfilano con l'accompagnamento live della band della scuola, scendendo dalla scalinata del Parini come professioniste, le 20 studentesse scelte all'interno del prestigioso liceo classico come modelle per la passerella della linea 'La petite robe' di Chiara Boni. In prima fila genitori e amici della stilista, da Daniela Santanchè a Caterina Caselli, da Salvatore Ligresti a Malika Ayane. E' la prima volta che la moda entra in un liceo, "ma questo è il Parini" spiega orgoglioso il preside, Carlo Arrigo Pedretti, raccontando di aver accettato la proposta perché "mi interessava svecchiare l'immagine del liceo classico e del Parini e questa iniziativa è un esempio della vita che va avanti, una proposta di riflessione sulla moda e sull'estetica"
Commenti dal web -
27.9.2011
Le studentesse sfilano al Liceo Parini. Grazie no
Scritto da Candida Morvillo
Le studentesse che sfilano al Parini? Anche no, grazie. Una ventina di liceali ha indossato su una passerella improvvisata a scuola i capi di Chiara Boni, che ha allestito nello storico liceo milanese la sua sfilata. Il preside dice di aver accettato per “svecchiare l’immagine del Classico”.
Non tutti i genitori e i non tutti i professori erano d’accordo, ovvio. Eppure… Splendido e coloratissimo il défilé, di sicuro la Boni sapeva che l’idea avrebbe fatto discutere. E Ok, la diciottenne Matilde dice al Corriere: “Non voglio fare la velina ma l’architetto di giardini”. Però io di “veline” (cosiddette, non di Striscia) ahinoi ne so, perché ci ho scritto un libro sulle ragazze che partendo da una sfilata sarebbero poi arrivate all’Olgettina, perciò non posso non notare che intanto le studentesse sono state scelte come in qualunque casting in base alla taglia. E che si tratti della 40 della 42 o della 44, come per Miss Italia, non importa: pura selezione fisica resta. E a mio avviso non è proprio il massimo se ad avallarla è un’istituzione deputata a trasmettere ai giovani valori e sapere. È troppo chiedere che almeno la scuola valuti le persone, e le giovani donne in particolare, solo per l’intelligenza, l’impegno, lo studio?
i commenti dai blog
galleria fotografica da il giorno.it
Le studentesse sfilano al Liceo Parini. Grazie no
Scritto da Candida Morvillo
Le studentesse che sfilano al Parini? Anche no, grazie. Una ventina di liceali ha indossato su una passerella improvvisata a scuola i capi di Chiara Boni, che ha allestito nello storico liceo milanese la sua sfilata. Il preside dice di aver accettato per “svecchiare l’immagine del Classico”.
Non tutti i genitori e i non tutti i professori erano d’accordo, ovvio. Eppure… Splendido e coloratissimo il défilé, di sicuro la Boni sapeva che l’idea avrebbe fatto discutere. E Ok, la diciottenne Matilde dice al Corriere: “Non voglio fare la velina ma l’architetto di giardini”. Però io di “veline” (cosiddette, non di Striscia) ahinoi ne so, perché ci ho scritto un libro sulle ragazze che partendo da una sfilata sarebbero poi arrivate all’Olgettina, perciò non posso non notare che intanto le studentesse sono state scelte come in qualunque casting in base alla taglia. E che si tratti della 40 della 42 o della 44, come per Miss Italia, non importa: pura selezione fisica resta. E a mio avviso non è proprio il massimo se ad avallarla è un’istituzione deputata a trasmettere ai giovani valori e sapere. È troppo chiedere che almeno la scuola valuti le persone, e le giovani donne in particolare, solo per l’intelligenza, l’impegno, lo studio?
i commenti dai blog
galleria fotografica da il giorno.it
Ultima modifica di Bond il Gio Set 29, 2011 4:03 pm - modificato 1 volta.
Re: Settimana della moda: sfilate al Parini!
Oggi indossatrici a scuola. E domani?
28 mercoledì set 2011
Posted by llasaladeitanti
A distanza di una settimana da quando abbiamo pubblicato e commentato l’agghiacciante video intervista in cui Terry De Nicolò dichiarava che per le donne la bellezza è una merce da vendere per avere successo entrando nel letto dei potenti, ecco che su Repubblica.it viene pubblicata la seguente notizia:
Le studentesse del Parini sfilano dentro la scuola.
“Sfilano con l’accompagnamento live della band della scuola, scendendo dalla scalinata del Parini come professioniste, le 20 studentesse scelte all’interno del prestigioso liceo classico come modelle per la passerella della linea ‘La petite robe’ di Chiara Boni. In prima fila genitori e amici della stilista, da Daniela Santanchè a Caterina Caselli, da Salvatore Ligresti a Malika Ayane. E’ la prima volta che la moda entra in un liceo, “ma questo è il Parini” spiega orgoglioso il preside, Carlo Arrigo Pedretti, raccontando di aver accettato la proposta perché “mi interessava svecchiare l’immagine del liceo classico e del Parini e questa iniziativa è un esempio della vita che va avanti, una proposta di riflessione sulla moda e sull’estetica.”
E noi non capiamo qual è la relazione, come recitavano ironicamente gli ospiti di un’edizione passata dello show di Crozza.
Iniziamo dalle parole del preside orogoglioso riportate nell’articolo: svecchiare, vita che va avanti, moda, estetica.
Dunque essere consapevoli della modernità, significa aderire ai peggiori modelli di consumo della nostra società, quella che identifica la propria autorealizzazione con il numero di stoffe colorate appese nell’armadio (e con il loro costo).
Non significa sviluppare una coscienza sociale, civica, ambientalista. Non significa ragionare del nostro modello di sviluppo, delle sue drammatiche conseguenze in costi di iniquità sociale, di depauperamento delle risorse del pianeta, di squilibrio tra nord e sud del mondo. Oppure, per restare più aderenti alla quotidianità, di quale sia il mercato del lavoro precario che aspetta i ragazzi una volta usciti dalla scuola, la fisiologia del quale impedirà a ognuno di loro di progettarsi una vita. E di come combattere queste nuove forme di schiavitù.
Infine, essere moderni non significa nemmeno riflettere su quale sia la misura tra la cura di sé e l’idolatria di sé, che è la differenza tra la bellezza dell’individuo e il fashion system.
Sicuramente sbagliamo, e all’interno delle attività scolastiche si è già discusso tra insegnanti e studenti di cosa sia la stretta relazione tra etica ed estetica, al di fuori della quale ogni comportamento umano diventa misero e irresponsabile.
Sicuramente, per sgombrare il campo da equivoci su un’inappropriata concezione del corpo della donna, i ragazzi – e soprattutto le ragazze – hanno potuto informarsi, ragionare e dibattere su quali siano i rischi dei modelli estetici che ci vengono imposti dall’industria dei commerci e, oggi sappiamo, anche dalla prammatica della politica dei fatti.
Il parterre che ha assistito alla sfilata d’altronde testimonia della qualità del pensiero che ha circolato in questa iniziativa: Daniela Santanché, Caterina Caselli, Salvatore Ligresti… mancava solo Emilio Fede, probabilmente occupato in altro.
Chiunque di noi è stato adolescente e ha conosciuto le sofferenze che si attraversano in quella stagione di costruzione della propria identità che passa anche attraverso l’apprezzamento dei membri della propria comunità.
Sicuramente selezionare il cast di indossatrici ha rapresentato un’eccellente strategia pedagogica per sviluppare queste criticità all’interno dei singoli (quelli ammessi e quelli esclusi) e dei gruppi.
Sicuramente queste ragazze non hanno vissuto un’esperienza che implicitamente confermasse loro quanto sia indispensabile essere in, trendy, glamour, fashion, escort, perché i loro insegnanti (insegnanti…) hanno inserito questa iniziativa in un grande progetto che sapesse distanziarle criticamente…
Finiamola con l’ironia. Quella del liceo Parini una tragedia educativa che può prendere corpo solo in una città che per decenni ha venduto la propria anima al peggiore edonismo irresponsabile e indifferente a tutto se non ai propri capricci e privilegi. Quella Milano capitale della moda e dello yuppismo e dell’evasione fiscale e dello smog che ha regalato all’Italia grandi uomini come Craxi, Berlusconi e Bossi.
Speriamo che la nuova Milano ritrovi la voce per denunciare questo arretramento culturale presente evidentemente anche nelle istituzioni scolastiche, perché di certo non è dal ministro dell’istruzione che possiamo aspettarci un sussulto di intelligenza educativa.
Né dal preside orgoglioso che per svecchiare sceglie di fare fiancheggiare ragazze dalle belle gambe. Peccato che il cervello rettile, quell che spinge i maschi a coprire le femmine per perpetuare la specie, sia la parte più antica della nostra mente. Contraddizioni di un primate futurista.
28 mercoledì set 2011
Posted by llasaladeitanti
A distanza di una settimana da quando abbiamo pubblicato e commentato l’agghiacciante video intervista in cui Terry De Nicolò dichiarava che per le donne la bellezza è una merce da vendere per avere successo entrando nel letto dei potenti, ecco che su Repubblica.it viene pubblicata la seguente notizia:
Le studentesse del Parini sfilano dentro la scuola.
“Sfilano con l’accompagnamento live della band della scuola, scendendo dalla scalinata del Parini come professioniste, le 20 studentesse scelte all’interno del prestigioso liceo classico come modelle per la passerella della linea ‘La petite robe’ di Chiara Boni. In prima fila genitori e amici della stilista, da Daniela Santanchè a Caterina Caselli, da Salvatore Ligresti a Malika Ayane. E’ la prima volta che la moda entra in un liceo, “ma questo è il Parini” spiega orgoglioso il preside, Carlo Arrigo Pedretti, raccontando di aver accettato la proposta perché “mi interessava svecchiare l’immagine del liceo classico e del Parini e questa iniziativa è un esempio della vita che va avanti, una proposta di riflessione sulla moda e sull’estetica.”
E noi non capiamo qual è la relazione, come recitavano ironicamente gli ospiti di un’edizione passata dello show di Crozza.
Iniziamo dalle parole del preside orogoglioso riportate nell’articolo: svecchiare, vita che va avanti, moda, estetica.
Dunque essere consapevoli della modernità, significa aderire ai peggiori modelli di consumo della nostra società, quella che identifica la propria autorealizzazione con il numero di stoffe colorate appese nell’armadio (e con il loro costo).
Non significa sviluppare una coscienza sociale, civica, ambientalista. Non significa ragionare del nostro modello di sviluppo, delle sue drammatiche conseguenze in costi di iniquità sociale, di depauperamento delle risorse del pianeta, di squilibrio tra nord e sud del mondo. Oppure, per restare più aderenti alla quotidianità, di quale sia il mercato del lavoro precario che aspetta i ragazzi una volta usciti dalla scuola, la fisiologia del quale impedirà a ognuno di loro di progettarsi una vita. E di come combattere queste nuove forme di schiavitù.
Infine, essere moderni non significa nemmeno riflettere su quale sia la misura tra la cura di sé e l’idolatria di sé, che è la differenza tra la bellezza dell’individuo e il fashion system.
Sicuramente sbagliamo, e all’interno delle attività scolastiche si è già discusso tra insegnanti e studenti di cosa sia la stretta relazione tra etica ed estetica, al di fuori della quale ogni comportamento umano diventa misero e irresponsabile.
Sicuramente, per sgombrare il campo da equivoci su un’inappropriata concezione del corpo della donna, i ragazzi – e soprattutto le ragazze – hanno potuto informarsi, ragionare e dibattere su quali siano i rischi dei modelli estetici che ci vengono imposti dall’industria dei commerci e, oggi sappiamo, anche dalla prammatica della politica dei fatti.
Il parterre che ha assistito alla sfilata d’altronde testimonia della qualità del pensiero che ha circolato in questa iniziativa: Daniela Santanché, Caterina Caselli, Salvatore Ligresti… mancava solo Emilio Fede, probabilmente occupato in altro.
Chiunque di noi è stato adolescente e ha conosciuto le sofferenze che si attraversano in quella stagione di costruzione della propria identità che passa anche attraverso l’apprezzamento dei membri della propria comunità.
Sicuramente selezionare il cast di indossatrici ha rapresentato un’eccellente strategia pedagogica per sviluppare queste criticità all’interno dei singoli (quelli ammessi e quelli esclusi) e dei gruppi.
Sicuramente queste ragazze non hanno vissuto un’esperienza che implicitamente confermasse loro quanto sia indispensabile essere in, trendy, glamour, fashion, escort, perché i loro insegnanti (insegnanti…) hanno inserito questa iniziativa in un grande progetto che sapesse distanziarle criticamente…
Finiamola con l’ironia. Quella del liceo Parini una tragedia educativa che può prendere corpo solo in una città che per decenni ha venduto la propria anima al peggiore edonismo irresponsabile e indifferente a tutto se non ai propri capricci e privilegi. Quella Milano capitale della moda e dello yuppismo e dell’evasione fiscale e dello smog che ha regalato all’Italia grandi uomini come Craxi, Berlusconi e Bossi.
Speriamo che la nuova Milano ritrovi la voce per denunciare questo arretramento culturale presente evidentemente anche nelle istituzioni scolastiche, perché di certo non è dal ministro dell’istruzione che possiamo aspettarci un sussulto di intelligenza educativa.
Né dal preside orgoglioso che per svecchiare sceglie di fare fiancheggiare ragazze dalle belle gambe. Peccato che il cervello rettile, quell che spinge i maschi a coprire le femmine per perpetuare la specie, sia la parte più antica della nostra mente. Contraddizioni di un primate futurista.
Ultima modifica di Bond il Gio Set 29, 2011 4:07 pm - modificato 3 volte.
Sfilata di moda al Liceo Parini di Milano: modernità o aberrazione?
27 settembre 2011
blog Denilog
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. (Ec 1, 2)
Lo storico Liceo Classico “Giuseppe Parini”, in pieno centro di Milano, ha ospitato ieri (Corriere) una vera e propria sfilata di moda. L’iniziativa è stata della stilista Chiara Boni. Sono state scelte venti “modelle” pariniane più altre 10 esterne.
Ora 18, inizia la sfilata. Accompagnamento musicale a cura dei «Kaiserfall», band della scuola. Le ragazze scendono un po’ tese (ma si sciolgono poco a poco), come intermezzi ci sono i brani (tratti dal «Piacere» di D’Annunzio, da Goldoni, dal «Manifesto futurista», da una lettera di Pietro Verri alla figlia) recitati dai compagni. In cortile, il resto del liceo assiste allo show da due schermi al plasma.
Sarò uno zotico, ma non comprendo appieno il collegamento con la letteratura. Andiamo avanti.
Pare che l’iniziativa sia stata approvata con una maggioranza risicatissima sia dal Consiglio di Istituto, sia dai genitori. I dati vanno presi con le pinze perché non sono riuscito a trovare i verbali, e come è noto non ci si può fidare del Corriere quando parla di scuola. Cosa vuol dire “nulla osta dei genitori”? Del Comitato genitori, dell’Assemblea dei genitori, dei genitori in Consiglio di Istituto? Non è dato saperlo; ma non è questo il punto.
«Una piccola manifestazione di buon gusto e cultura», commenta il preside Carlo Arrigo Pedretti, visibilmente soddisfatto. «Ma questo è il Parini» e racconta di aver accettato la proposta di Chiara Boni perché «volevo svecchiare l’immagine del liceo classico e del mio in particolare». Analisi finale: «Questa iniziativa è un esempio della vita che va avanti, una proposta di riflessione sulla moda e sull’estetica».
Quando ho letto la notizia, sono inorridito. Chiunque mi conosca sa che non ho mai preso posizioni “bacchettone”. Ma la sola idea di trasformare una scuola in una passerella per sfilate di moda mi turba nel mio intimo. Non accetterei mai che l’Einstein promuovesse una sfilata di moda tra le studentesse mie coetanee, con l’approvazione del Consiglio di Istituto, del preside e dei genitori. Mi vergognerei a votare una cosa del genere. A proposito, i rappresentanti degli studenti in Consiglio di Istituto che cosa dicono?
Per non parlare degli “illustri” ospiti. Daniela Santanché? Salvatore Ligresti? Ci rendiamo conto di che personaggi siano costoro!?
Secondo il preside, la sfilata sarebbe un’idea per svecchiare la scuola. Posto che effettivamente la scuola è in molti suoi aspetti anacronistica, per “svecchiarla” bisogna intervenire pesantemente sulla didattica di tutti i giorni, proponendo dei nuovi metodi di insegnamento che integrino e sostituiscano almeno in parte la lezione frontale, che mostra gravi limiti. Gli studenti dell’Einstein hanno per due anni proposto la cogestione: per tre giorni all’anno studenti ed insegnanti insieme propongono delle idee per avvicinare la scuola al mondo della cultura, della scienza e della società civile in modo diverso dalle consuete lezioni curricolari. È certamente più difficile innovare la scuola che organizzare una sfilata di moda per una sera, ma presidi e insegnanti sono professionisti pagati anche per questo. Se questa è l’idea di modernità proposta dal prof. Pedretti, io mi tengo volentieri il vecchiume, grazie.
Quali sono i valori (parola abusatissima) che trasmette questo modello di scuola? È giusto essere disposti a tutto pur di guadagnare un articolo sulle pagine del Corriere di Milano, ad utilizzare le studentesse per un’operazione di marketing? È più importante per la scuola apparire o fare qualcosa di veramente importante per i propri studenti, magari ignorati dalla stampa?
La scuola deve essere “alla moda” per avvicinarsi ai giovani? No, questa è una solenne idiozia. La scuola deve essere giusta, sincera, onesta e umile. L’essere conta più dell’apparire.
blog Denilog
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. (Ec 1, 2)
Lo storico Liceo Classico “Giuseppe Parini”, in pieno centro di Milano, ha ospitato ieri (Corriere) una vera e propria sfilata di moda. L’iniziativa è stata della stilista Chiara Boni. Sono state scelte venti “modelle” pariniane più altre 10 esterne.
Ora 18, inizia la sfilata. Accompagnamento musicale a cura dei «Kaiserfall», band della scuola. Le ragazze scendono un po’ tese (ma si sciolgono poco a poco), come intermezzi ci sono i brani (tratti dal «Piacere» di D’Annunzio, da Goldoni, dal «Manifesto futurista», da una lettera di Pietro Verri alla figlia) recitati dai compagni. In cortile, il resto del liceo assiste allo show da due schermi al plasma.
Sarò uno zotico, ma non comprendo appieno il collegamento con la letteratura. Andiamo avanti.
Pare che l’iniziativa sia stata approvata con una maggioranza risicatissima sia dal Consiglio di Istituto, sia dai genitori. I dati vanno presi con le pinze perché non sono riuscito a trovare i verbali, e come è noto non ci si può fidare del Corriere quando parla di scuola. Cosa vuol dire “nulla osta dei genitori”? Del Comitato genitori, dell’Assemblea dei genitori, dei genitori in Consiglio di Istituto? Non è dato saperlo; ma non è questo il punto.
«Una piccola manifestazione di buon gusto e cultura», commenta il preside Carlo Arrigo Pedretti, visibilmente soddisfatto. «Ma questo è il Parini» e racconta di aver accettato la proposta di Chiara Boni perché «volevo svecchiare l’immagine del liceo classico e del mio in particolare». Analisi finale: «Questa iniziativa è un esempio della vita che va avanti, una proposta di riflessione sulla moda e sull’estetica».
Quando ho letto la notizia, sono inorridito. Chiunque mi conosca sa che non ho mai preso posizioni “bacchettone”. Ma la sola idea di trasformare una scuola in una passerella per sfilate di moda mi turba nel mio intimo. Non accetterei mai che l’Einstein promuovesse una sfilata di moda tra le studentesse mie coetanee, con l’approvazione del Consiglio di Istituto, del preside e dei genitori. Mi vergognerei a votare una cosa del genere. A proposito, i rappresentanti degli studenti in Consiglio di Istituto che cosa dicono?
Per non parlare degli “illustri” ospiti. Daniela Santanché? Salvatore Ligresti? Ci rendiamo conto di che personaggi siano costoro!?
Secondo il preside, la sfilata sarebbe un’idea per svecchiare la scuola. Posto che effettivamente la scuola è in molti suoi aspetti anacronistica, per “svecchiarla” bisogna intervenire pesantemente sulla didattica di tutti i giorni, proponendo dei nuovi metodi di insegnamento che integrino e sostituiscano almeno in parte la lezione frontale, che mostra gravi limiti. Gli studenti dell’Einstein hanno per due anni proposto la cogestione: per tre giorni all’anno studenti ed insegnanti insieme propongono delle idee per avvicinare la scuola al mondo della cultura, della scienza e della società civile in modo diverso dalle consuete lezioni curricolari. È certamente più difficile innovare la scuola che organizzare una sfilata di moda per una sera, ma presidi e insegnanti sono professionisti pagati anche per questo. Se questa è l’idea di modernità proposta dal prof. Pedretti, io mi tengo volentieri il vecchiume, grazie.
Quali sono i valori (parola abusatissima) che trasmette questo modello di scuola? È giusto essere disposti a tutto pur di guadagnare un articolo sulle pagine del Corriere di Milano, ad utilizzare le studentesse per un’operazione di marketing? È più importante per la scuola apparire o fare qualcosa di veramente importante per i propri studenti, magari ignorati dalla stampa?
La scuola deve essere “alla moda” per avvicinarsi ai giovani? No, questa è una solenne idiozia. La scuola deve essere giusta, sincera, onesta e umile. L’essere conta più dell’apparire.
Ritorno in Forum
Ritorno in Forum e trovo un topic caldissimo.
Dico rispettosamente la mia.
Sfilata di moda. In sè nulla di male, è come fare teatro, un'esperienza. E' ovvio che scegli sulla base della taglia e dell'aspetto, una volta che l'iniziativa parte te lo devi aspettare. Non è che metti il fortemente miope a fare il numero uno della squadra di freccette della classe perchè si senta ipervedente. Assurdo scandalizzarsi per questo. Dico invece che la stessa azione fatta in due momenti diversi non è la "stessa" azione e mi sorprende che, pedagogicamente, non si sia colto il dato.
In un momento come questo - inutile specificare perchè, basta leggere i giornali - l'iniziativa era assolutamente da evitare.
Lo "svecchiamento" del Liceo Classico può a mio parere avere buon luogo nell' aggiornamento della cultura classica e nel suo riuscire - finalmente! - ad essere in presa diretta con questo mondo dannato e multidimensionale.
Alla faccia del gelminismo e della sua modestissima statura sotto ogni riguardo.
Qui dovrebbe alzare la schiena l'orgoglio pariniano, chè le sfide del futuro sono per un giovane altissime e rischiose.
Devo dire comunque e ad onore del vero, che le iniziative del Liceo sono molte e in genere di prim'ordine, almeno per come le vedo anno dopo anno sul sito.
Non ho nulla da rilevare se non in positivo, su questo.
Tornando all'iniziativa della moda, qualche pensiero mi sorge infine anche sul parterre invitati perchè il messaggio, se si pretende che tale sia, si qualifica anche per dove riesce a giungere e per a chi parla.
Se il tema era legato al bello e al suo potere "altro", evocativo, trasformante (immagino, eh?) perchè non invitare gli anziani dei Circoli Brera e Solferino, le casalinghe del quartiere ?
Scusate la provocazione.
Un saluto
AM
Dico rispettosamente la mia.
Sfilata di moda. In sè nulla di male, è come fare teatro, un'esperienza. E' ovvio che scegli sulla base della taglia e dell'aspetto, una volta che l'iniziativa parte te lo devi aspettare. Non è che metti il fortemente miope a fare il numero uno della squadra di freccette della classe perchè si senta ipervedente. Assurdo scandalizzarsi per questo. Dico invece che la stessa azione fatta in due momenti diversi non è la "stessa" azione e mi sorprende che, pedagogicamente, non si sia colto il dato.
In un momento come questo - inutile specificare perchè, basta leggere i giornali - l'iniziativa era assolutamente da evitare.
Lo "svecchiamento" del Liceo Classico può a mio parere avere buon luogo nell' aggiornamento della cultura classica e nel suo riuscire - finalmente! - ad essere in presa diretta con questo mondo dannato e multidimensionale.
Alla faccia del gelminismo e della sua modestissima statura sotto ogni riguardo.
Qui dovrebbe alzare la schiena l'orgoglio pariniano, chè le sfide del futuro sono per un giovane altissime e rischiose.
Devo dire comunque e ad onore del vero, che le iniziative del Liceo sono molte e in genere di prim'ordine, almeno per come le vedo anno dopo anno sul sito.
Non ho nulla da rilevare se non in positivo, su questo.
Tornando all'iniziativa della moda, qualche pensiero mi sorge infine anche sul parterre invitati perchè il messaggio, se si pretende che tale sia, si qualifica anche per dove riesce a giungere e per a chi parla.
Se il tema era legato al bello e al suo potere "altro", evocativo, trasformante (immagino, eh?) perchè non invitare gli anziani dei Circoli Brera e Solferino, le casalinghe del quartiere ?
Scusate la provocazione.
Un saluto
AM
arno mandelbaum- Numero di messaggi : 71
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Data d'iscrizione : 30.10.09
Re: Settimana della moda: sfilate al Parini!
Le studentesse del liceo Parini modelle gratis
29 settembre 2011
di Antonella Boralevi
http://blog.donnamoderna.com/boralevi/2011/09/29/le-studentesse-modelle-gratis/
E’ finita a querele e su tutti i media (come era previsto ) la storia delle studentesse che hanno sfilato a scuola come modelle di un marchio che ha ottenuto così una straordinaria visibilità.
Il Preside ha detto che voleva “svecchiare l immagine della scuola”.
Magari non ho capito . Domando, da ignara: si “svecchia ” la scuola dicendo che sfilare è meglio di studiare?
Magari avrebbe funzionato meglio parlare di “gioco”. Oggi la parola “gioco” salva da tutto: gioco erotico, gioco politico, se è un “gioco” si viene automaticamente esentati da ogni responsabilità.
Io penso che se una studentessa vuole provare il brivido di sfilare davanti a una platea,sia una scelta personale. E se poi vuole fare la modella di professione, la cosa riguardi solo lei.Trovo invece ,ma magari sbaglio , che fare una sfilata a scuola significhi prendere una posizione precisa.
Più attimente al marketing che alla cultura.
Perchè,in effetti,il vero e fondamentale vantaggio delle studentesse-modelle è che fanno notizia più di tutte le top messe insieme e sono anche gratis.
Per dire: se proprio… invece che un laboratorio di cinema, di teatro, di fotografia, di scultura (o di linguistica, psicologia, massmediologia etc), si voleva fare una sfilata, perchè non inventarsi una sfilata con abiti provenienti da un Museo del Costume per raccontare la cultura della moda?
29 settembre 2011
di Antonella Boralevi
http://blog.donnamoderna.com/boralevi/2011/09/29/le-studentesse-modelle-gratis/
E’ finita a querele e su tutti i media (come era previsto ) la storia delle studentesse che hanno sfilato a scuola come modelle di un marchio che ha ottenuto così una straordinaria visibilità.
Il Preside ha detto che voleva “svecchiare l immagine della scuola”.
Magari non ho capito . Domando, da ignara: si “svecchia ” la scuola dicendo che sfilare è meglio di studiare?
Magari avrebbe funzionato meglio parlare di “gioco”. Oggi la parola “gioco” salva da tutto: gioco erotico, gioco politico, se è un “gioco” si viene automaticamente esentati da ogni responsabilità.
Io penso che se una studentessa vuole provare il brivido di sfilare davanti a una platea,sia una scelta personale. E se poi vuole fare la modella di professione, la cosa riguardi solo lei.Trovo invece ,ma magari sbaglio , che fare una sfilata a scuola significhi prendere una posizione precisa.
Più attimente al marketing che alla cultura.
Perchè,in effetti,il vero e fondamentale vantaggio delle studentesse-modelle è che fanno notizia più di tutte le top messe insieme e sono anche gratis.
Per dire: se proprio… invece che un laboratorio di cinema, di teatro, di fotografia, di scultura (o di linguistica, psicologia, massmediologia etc), si voleva fare una sfilata, perchè non inventarsi una sfilata con abiti provenienti da un Museo del Costume per raccontare la cultura della moda?
lezione di marketig
Parini, la sfilata è stata una grande lezione di marketing
Dario Ronzoni
su http://www.linkiesta.it/parini
La sfilata di Chiara Boni al Liceo Parini, con ospiti “esclusivi” come Daniela Santanchè e Totò Ligresti, non poteva passare inosservata, e infatti ne hanno parlato tutti. Ora si torna in classe e tra i banchi sembrano un po’ stufi della storia. I cui ingredienti sono un preside forse troppo autoritario, le dinamiche dei collettivi, qualche antipatia tra studenti, le lamentele dei genitori. Cose che hanno contribuito a formare la trama di una storia da cui esce vincente solo la stilista. Che in cambio di due lire al liceo più prestigioso di Milano ha ottenuto una incredibile pubblicità e ha dato a tutti una lezione di marketing.
2 ottobre 2011 - 22:40
«Ancora con la sfilata? Ebbasta». Le pariniane sono un po’ stufe di sentirne parlare, e c’è anche da capirle. Da lunedì 26, giorno della passerella, sul celebre liceo classico di via Goito, a Milano, si è abbattuto un polverone di critiche, discussioni, geremiadi. Il tutto perché, con i vestiti della linea Petite Robe di Chiara Boni, una ventina di ragazze della scuola hanno sfilato lungo le due scalinate dell’androne centrale. Il gruppo rock della scuola, i Kaiserfall, le accompagnavano con cover dei Clash e dei Coldplay. E come intermezzo, è stata data lettura di brani di Verri, Marinetti, Goldoni e D’Annunzio. Per puntellare di cultura il tono dell’evento.
E fin qui tutto bene. Ma certe presenze insolite (e inaspettate) nel pubblico, hanno scombussolato alcuni studenti e genitori. Eh sì, perché insieme a Caterina Caselli e Malika Ayane, sedevano con tutta serenità Daniela Santanchè, in compagnia di Salvatore e Jorella Ligresti. Insomma, un uditorio scivoloso, che ha dato luogo a contestazioni che hanno finito per evocare lo spettro del velinismo, malattia infantile del berlusconismo. Il tutto nel quadro generale dell’uso e abuso del corpo della donna.
Sono tutte polemiche che non capisco. Scusa: se il Parini fa una sfilata, ne deve parlare tutta Italia?», chiede seccato il bidello. Usando il pollice come una fionda, lancia lontanissimo il mozzicone finito. Ha anche le sue ragioni, il bidello. Ma i tempi sono quelli che sono, e se nel liceo più prestigioso della città (e forse di tutt’Italia) le ragazze accettano di partecipare a una sfilata, la cosa non può che suscitare sospetti e curiosità. È il sistema.
«Sì, ma non c’è stata nessuna strumentalizzazione», assicurano tre ragazze dell’ultimo anno. Loro la sfilata l’hanno fatta. «Abbiamo scelto un’esperienza insolita, una novità. Ci siamo divertite, sì. Che c’è da dire di più?». Niente. «Abbiamo sfilato noi, e si parla di Berlusconi. Ma che c’entra?». Viene da dar loro ragione. Anche perché i progetti per il futuro vanno in tutt’altra direzione. Niente Striscia la Notizia, né Colorado e neppure il Consiglio Regionale. Università. Una di loro, poi, ha le idee chiare: «Economia, in Bocconi». Intanto, sui gradini soleggiati e tranquilli sono attese da due ragazzi, che le hanno lasciate parlare, non senza spazientirsi.
Insomma, tutto a posto? No. Velinismo a parte (anche se allarmi e sospetti non sono stati del tutto accantonati), sotto le ceneri le polemiche continuano a covare. In primo luogo, la cosa sarebbe stata gestita male. «L’approvazione al Consiglio è arrivata al pelo. I punti erano vaghi, e il preside li ha letti in fretta» spiega a Linkiesta Francesca, del Consiglio d’istituto. «Aveva parlato solo di qualche foto, e di modelle professioniste». Invece è andata in altro modo. Sembra dai racconti, che il preside Carlo Arrigo Pedretti sia ricorso ad astuzie per far approvare la passerella. Lui, però, non risponde ai giornalisti. E in particolare non vuole parlare della sfilata.
Non è finita. «A scuola la notizia è stata fatta sapere tardissimo». In sostanza, non tutte le possibili catwalker erano state avvertite per tempo. Ma le modelle che han sfilato, invece, come han fatto a saperlo? Ce lo spiegano loro. «L’iniziativa è partita dal padre di un nostro compagno», dicono. «Lui ci ha chiesto di aiutarlo, e noi abbiamo accettato. E lo ha chiesto a noi perché siamo sue amiche, non ad altre», tengono a sottolineare. Chiara Boni sostiene che l’iniziativa è stata sua, ed è partita a luglio.
E la Santanchè? «È un altro dei punti controversi», continua Francesca. «Noi, per invitare giornalisti o studiosi dobbiamo seguire un iter complicatissimo. Fare domanda all’istituto e presentare la richiesta in Consiglio. Con l’avvertenza di non invitare politici, per evitare conflitti di parte». Invece, la presenza di Daniela Santanchè, parlamentare del Pdl, non è stata discussa da nessuno. «Sarà stato il preside», accusato di avere simpatie di centrodestra, «ad averla fatta venire» Ma no, stavolta Carlo Arrigo Pedretti, entusiasta promotore dell’iniziativa, è innocente. La Santanchè, come spiega lei stessa a Linkiesta, era stata invitata da Petite Robe. E aggiunge: «Le polemiche sono strumentali. Le avrà messe in giro qualcuna che non ha sfilato», ridacchia. «Rosicava».
E se le ragazze sono contente, l’iniziativa sembra pian piano entrare nel dimenticatoio e la Santanchè era solo ospite di Chiara Boni, resta solo un punto. I soldi. Petite Robe ha donato al Parini 4.000 (o 5.000) euro. «Una somma che sarà impiegata dall’istituto per finanziare attività didattiche», spiega l’ufficio stampa. Del resto, la stessa stilista aveva detto che si trattava di un aiuto per il liceo, per eventuali difficoltà economiche. Ma le modelle han sfilato gratis? «Sì», han detto a Petite Robe. «Mi sembra»
«No, no ci pagheranno», spiegano a Linkiesta le tre che han sfilato. «Non sono ancora arrivati i soldi» e non sanno nemmeno quanto sarà. Ma che qualcosa per loro sia stato messo da parte, lo danno per certo. Soldi presi dal donativo? Si vedrà. Per ora, a conti fatti, si staglia una sola certezza: l’iniziativa è stata un grande successo di Chiara Boni. Geniale. Ha presentato la sua collezione primavera-estate 2012 in un luogo prestigioso attirando l’attenzione proprio in un periodo in cui la moda, a Milano, era sovraesposta. Ha fatto sfilare giovani studentesse, e non modelle. Ha saputo seminare tutte le premesse per suscitare una polemica: Santanchè, velinismo, ragazze-immagine, cultura contro moda. E, si sa, dove c’è polemica ci sono giornali e tv. Ha raggiunto un grande e facile risalto mediatico: le fotografie e i filmati dell’evento sono finiti sui grandi quotidiani nazionali. Il tutto a costo quasi zero: al Parini ha lasciato una cifra piuttosto modesta.
Alla base, e di contorno, i racconti e le storie di ogni liceo. Un preside forse troppo autoritario, le dinamiche dei collettivi, le antipatie tra studenti, le lamentele dei genitori. Tutte cose che hanno contribuito a formare la trama della storia. Una storia normale, in verità. Che però è capitata al Parini, culla della cultura e dell’istruzione di Milano (e non solo). E allora, dopo Alessandro Manzoni, Carlo Emilio Gadda e Dino Buzzanti, è stato il momento di Chiara Boni. Non deve fare scandalo, la vita è anche questo. Magari non entrerà nella storia letteraria e civile del Paese, però ha saputo dare a tutti una lezione di marketing.
Dario Ronzoni
su http://www.linkiesta.it/parini
La sfilata di Chiara Boni al Liceo Parini, con ospiti “esclusivi” come Daniela Santanchè e Totò Ligresti, non poteva passare inosservata, e infatti ne hanno parlato tutti. Ora si torna in classe e tra i banchi sembrano un po’ stufi della storia. I cui ingredienti sono un preside forse troppo autoritario, le dinamiche dei collettivi, qualche antipatia tra studenti, le lamentele dei genitori. Cose che hanno contribuito a formare la trama di una storia da cui esce vincente solo la stilista. Che in cambio di due lire al liceo più prestigioso di Milano ha ottenuto una incredibile pubblicità e ha dato a tutti una lezione di marketing.
2 ottobre 2011 - 22:40
«Ancora con la sfilata? Ebbasta». Le pariniane sono un po’ stufe di sentirne parlare, e c’è anche da capirle. Da lunedì 26, giorno della passerella, sul celebre liceo classico di via Goito, a Milano, si è abbattuto un polverone di critiche, discussioni, geremiadi. Il tutto perché, con i vestiti della linea Petite Robe di Chiara Boni, una ventina di ragazze della scuola hanno sfilato lungo le due scalinate dell’androne centrale. Il gruppo rock della scuola, i Kaiserfall, le accompagnavano con cover dei Clash e dei Coldplay. E come intermezzo, è stata data lettura di brani di Verri, Marinetti, Goldoni e D’Annunzio. Per puntellare di cultura il tono dell’evento.
E fin qui tutto bene. Ma certe presenze insolite (e inaspettate) nel pubblico, hanno scombussolato alcuni studenti e genitori. Eh sì, perché insieme a Caterina Caselli e Malika Ayane, sedevano con tutta serenità Daniela Santanchè, in compagnia di Salvatore e Jorella Ligresti. Insomma, un uditorio scivoloso, che ha dato luogo a contestazioni che hanno finito per evocare lo spettro del velinismo, malattia infantile del berlusconismo. Il tutto nel quadro generale dell’uso e abuso del corpo della donna.
Sono tutte polemiche che non capisco. Scusa: se il Parini fa una sfilata, ne deve parlare tutta Italia?», chiede seccato il bidello. Usando il pollice come una fionda, lancia lontanissimo il mozzicone finito. Ha anche le sue ragioni, il bidello. Ma i tempi sono quelli che sono, e se nel liceo più prestigioso della città (e forse di tutt’Italia) le ragazze accettano di partecipare a una sfilata, la cosa non può che suscitare sospetti e curiosità. È il sistema.
«Sì, ma non c’è stata nessuna strumentalizzazione», assicurano tre ragazze dell’ultimo anno. Loro la sfilata l’hanno fatta. «Abbiamo scelto un’esperienza insolita, una novità. Ci siamo divertite, sì. Che c’è da dire di più?». Niente. «Abbiamo sfilato noi, e si parla di Berlusconi. Ma che c’entra?». Viene da dar loro ragione. Anche perché i progetti per il futuro vanno in tutt’altra direzione. Niente Striscia la Notizia, né Colorado e neppure il Consiglio Regionale. Università. Una di loro, poi, ha le idee chiare: «Economia, in Bocconi». Intanto, sui gradini soleggiati e tranquilli sono attese da due ragazzi, che le hanno lasciate parlare, non senza spazientirsi.
Insomma, tutto a posto? No. Velinismo a parte (anche se allarmi e sospetti non sono stati del tutto accantonati), sotto le ceneri le polemiche continuano a covare. In primo luogo, la cosa sarebbe stata gestita male. «L’approvazione al Consiglio è arrivata al pelo. I punti erano vaghi, e il preside li ha letti in fretta» spiega a Linkiesta Francesca, del Consiglio d’istituto. «Aveva parlato solo di qualche foto, e di modelle professioniste». Invece è andata in altro modo. Sembra dai racconti, che il preside Carlo Arrigo Pedretti sia ricorso ad astuzie per far approvare la passerella. Lui, però, non risponde ai giornalisti. E in particolare non vuole parlare della sfilata.
Non è finita. «A scuola la notizia è stata fatta sapere tardissimo». In sostanza, non tutte le possibili catwalker erano state avvertite per tempo. Ma le modelle che han sfilato, invece, come han fatto a saperlo? Ce lo spiegano loro. «L’iniziativa è partita dal padre di un nostro compagno», dicono. «Lui ci ha chiesto di aiutarlo, e noi abbiamo accettato. E lo ha chiesto a noi perché siamo sue amiche, non ad altre», tengono a sottolineare. Chiara Boni sostiene che l’iniziativa è stata sua, ed è partita a luglio.
E la Santanchè? «È un altro dei punti controversi», continua Francesca. «Noi, per invitare giornalisti o studiosi dobbiamo seguire un iter complicatissimo. Fare domanda all’istituto e presentare la richiesta in Consiglio. Con l’avvertenza di non invitare politici, per evitare conflitti di parte». Invece, la presenza di Daniela Santanchè, parlamentare del Pdl, non è stata discussa da nessuno. «Sarà stato il preside», accusato di avere simpatie di centrodestra, «ad averla fatta venire» Ma no, stavolta Carlo Arrigo Pedretti, entusiasta promotore dell’iniziativa, è innocente. La Santanchè, come spiega lei stessa a Linkiesta, era stata invitata da Petite Robe. E aggiunge: «Le polemiche sono strumentali. Le avrà messe in giro qualcuna che non ha sfilato», ridacchia. «Rosicava».
E se le ragazze sono contente, l’iniziativa sembra pian piano entrare nel dimenticatoio e la Santanchè era solo ospite di Chiara Boni, resta solo un punto. I soldi. Petite Robe ha donato al Parini 4.000 (o 5.000) euro. «Una somma che sarà impiegata dall’istituto per finanziare attività didattiche», spiega l’ufficio stampa. Del resto, la stessa stilista aveva detto che si trattava di un aiuto per il liceo, per eventuali difficoltà economiche. Ma le modelle han sfilato gratis? «Sì», han detto a Petite Robe. «Mi sembra»
«No, no ci pagheranno», spiegano a Linkiesta le tre che han sfilato. «Non sono ancora arrivati i soldi» e non sanno nemmeno quanto sarà. Ma che qualcosa per loro sia stato messo da parte, lo danno per certo. Soldi presi dal donativo? Si vedrà. Per ora, a conti fatti, si staglia una sola certezza: l’iniziativa è stata un grande successo di Chiara Boni. Geniale. Ha presentato la sua collezione primavera-estate 2012 in un luogo prestigioso attirando l’attenzione proprio in un periodo in cui la moda, a Milano, era sovraesposta. Ha fatto sfilare giovani studentesse, e non modelle. Ha saputo seminare tutte le premesse per suscitare una polemica: Santanchè, velinismo, ragazze-immagine, cultura contro moda. E, si sa, dove c’è polemica ci sono giornali e tv. Ha raggiunto un grande e facile risalto mediatico: le fotografie e i filmati dell’evento sono finiti sui grandi quotidiani nazionali. Il tutto a costo quasi zero: al Parini ha lasciato una cifra piuttosto modesta.
Alla base, e di contorno, i racconti e le storie di ogni liceo. Un preside forse troppo autoritario, le dinamiche dei collettivi, le antipatie tra studenti, le lamentele dei genitori. Tutte cose che hanno contribuito a formare la trama della storia. Una storia normale, in verità. Che però è capitata al Parini, culla della cultura e dell’istruzione di Milano (e non solo). E allora, dopo Alessandro Manzoni, Carlo Emilio Gadda e Dino Buzzanti, è stato il momento di Chiara Boni. Non deve fare scandalo, la vita è anche questo. Magari non entrerà nella storia letteraria e civile del Paese, però ha saputo dare a tutti una lezione di marketing.
Sfilate di moda al Parini
Siamo rimasti sconcertati nell'apprendere la recente iniziativa portata avanti dalla dirigenza del nostro liceo. Tenendo conto dell'esiguità del tempo a disposizione degli studenti, non sarebbe meglio dare spazio ad argomenti di diverso e più profondo spessore formativo e culturale? Vogliamo poi, in questa occasione, esprimere la nostra simpatia a quei pariniani che si sono dissociati, senza timore di apparire "secchioni" e controcorrente. Ragazzi, siamo con voi per una scuola nuova sì, ma anche ferma su certi valori!
Bruno Ambrosi, Giovanni Bignami, Enrico Fagiuoli, Giancarlo Ferrari, Mario Gionfini, Giuseppe Meotti, Giancarlo Rossi, Francesca Ruffini, Raffaella Setti
Terza B. Anno Scolastico 1961/62
Bruno Ambrosi, Giovanni Bignami, Enrico Fagiuoli, Giancarlo Ferrari, Mario Gionfini, Giuseppe Meotti, Giancarlo Rossi, Francesca Ruffini, Raffaella Setti
Terza B. Anno Scolastico 1961/62
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