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Licei più severi, studenti in fuga Presidi: i meno preparati verso le private
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Licei più severi, studenti in fuga Presidi: i meno preparati verso le private
ROMA (17 luglio) - La scuola alza l’asticella del rigore e i furbetti ci passano sotto. Alle superiori, soprattutto nei licei, è scattata la fuga dei “somari”. Quelli che mamma e papà li vogliono diplomati al classico o allo scientifico anche se non hanno voglia di studiare. E, per questo, sono disposti a mettere mano al portafogli e ad iscriverli in qualche istituto privato. Possibilmente uno di quelli che promettono promozioni garantite e voti elevati.
A testimoniare il fenomeno sono i presidi. Negli ultimi tre anni, raccontano, le regole improntate al maggior rigore volute dai ministri Fioroni e Gelmini (il 5 in condotta, gli esami di riparazione, i corsi di recupero, il 6 obbligatorio in ogni materia per accedere alla maturità) hanno messo in fuga gli studenti meno preparati che, invece di scegliere un indirizzo più adatto a loro, si sono spostati in una scuola paritaria, confessando candidamente che «lì i voti li danno più alti». Nemmeno le famiglie si vergognano di dire che loro «vogliono che il figlio si diplomi punto e basta». Ai presidi non resta che allargare le braccia: per legge devono dare il trasferimento.
I nulla osta per cambiar scuola sono in aumento. «A me ne hanno chiesti venti - racconta Mario Rusconi, capo del liceo Newton di Roma - soprattutto per andare nelle private perché pensano che siano più facili. La maggior parte sceglie i diplomifici, non scuole serie». Ancora nella Capitale, al Pasteur, un altro liceo scientifico, quest’anno in una sola classe, dice la preside, Daniela Scocciolini, «in quattro (una ventina in tutta la scuola) se ne sono andati per iscriversi alla paritaria. Pur di avere un diploma i genitori sono disposti a mandare i figli anche dove la qualità è scarsa. Ciò che conta è il titolo. Per lo più i ragazzi si spostano a gennaio, dopo la prima pagella».
Al primo ostacolo c’è la fuga. E se un tempo erano soprattutto i ragazzini del primo anno a darsi per vinti, ora, con le regole più severe per l’accesso alla maturità, anche i più grandi fanno i bagagli. «Negli ultimi due-tre anni - testimonia Francesco Pezzuto, dirigente del liceo Kennedy, scientifico di Roma - c’è stato un aumento di richieste di nulla osta per andare nelle paritarie. Noi non possiamo dire di no. Solo la scuola di approdo può farlo, ma la privata non lo farà mai». Al liceo Tasso pare che le prime classi saranno di meno a settembre: il rigore ha messo in fuga i meno preparati. Nel prestigiosissimo liceo Berchet di Milano fino a tre anni fa i nulla osta erano anche cento all’anno. «Ora sono meno - dice il preside, Innocente Pessina -, ma siamo sempre su livelli alti. Alcuni cambiano indirizzo.
Parecchi vanno nelle private. Una studentessa che ha fatto questo passaggio è tornata a raccontarmi che qui da noi aveva dei 3 o 4 che di là son diventati anche 7 o 8. E’ chiaro che il metro di giudizio è un altro». Per chi aggira gli ostacoli, dunque, ciò che conta è ottenere il pezzo di carta con annesso bel voto. Per arginare certi fenomeni «si dovrebbe togliere valore legale al titolo di studio - concorda Giorgio Rembado, presidente all’Associazione nazionale presidi - e poi ci auguriamo che l’idea del ministro Gelmini di fare test standard all’inizio e alla fine dell’anno riesca ad andare in porto perché solo così si renderà noto quali sono le scuole che lavorano bene e quali no. E nessuno vorrà mandare i figli in quelle che saranno considerate oggettivamente meno buone».
il messaggero.it
A testimoniare il fenomeno sono i presidi. Negli ultimi tre anni, raccontano, le regole improntate al maggior rigore volute dai ministri Fioroni e Gelmini (il 5 in condotta, gli esami di riparazione, i corsi di recupero, il 6 obbligatorio in ogni materia per accedere alla maturità) hanno messo in fuga gli studenti meno preparati che, invece di scegliere un indirizzo più adatto a loro, si sono spostati in una scuola paritaria, confessando candidamente che «lì i voti li danno più alti». Nemmeno le famiglie si vergognano di dire che loro «vogliono che il figlio si diplomi punto e basta». Ai presidi non resta che allargare le braccia: per legge devono dare il trasferimento.
I nulla osta per cambiar scuola sono in aumento. «A me ne hanno chiesti venti - racconta Mario Rusconi, capo del liceo Newton di Roma - soprattutto per andare nelle private perché pensano che siano più facili. La maggior parte sceglie i diplomifici, non scuole serie». Ancora nella Capitale, al Pasteur, un altro liceo scientifico, quest’anno in una sola classe, dice la preside, Daniela Scocciolini, «in quattro (una ventina in tutta la scuola) se ne sono andati per iscriversi alla paritaria. Pur di avere un diploma i genitori sono disposti a mandare i figli anche dove la qualità è scarsa. Ciò che conta è il titolo. Per lo più i ragazzi si spostano a gennaio, dopo la prima pagella».
Al primo ostacolo c’è la fuga. E se un tempo erano soprattutto i ragazzini del primo anno a darsi per vinti, ora, con le regole più severe per l’accesso alla maturità, anche i più grandi fanno i bagagli. «Negli ultimi due-tre anni - testimonia Francesco Pezzuto, dirigente del liceo Kennedy, scientifico di Roma - c’è stato un aumento di richieste di nulla osta per andare nelle paritarie. Noi non possiamo dire di no. Solo la scuola di approdo può farlo, ma la privata non lo farà mai». Al liceo Tasso pare che le prime classi saranno di meno a settembre: il rigore ha messo in fuga i meno preparati. Nel prestigiosissimo liceo Berchet di Milano fino a tre anni fa i nulla osta erano anche cento all’anno. «Ora sono meno - dice il preside, Innocente Pessina -, ma siamo sempre su livelli alti. Alcuni cambiano indirizzo.
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