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Messaggio  Gilberto Carron Mar Mar 22, 2011 8:02 pm

«Burnout» sempre più frequente ma i presidi non sono ancora formati per fare prevenzione e adottare iniziative utili.
La relazione al Collegio medico è sentita come azione di mobbing
torino


Il caso che ieri, nell’aula magna del liceo D’Azeglio, il dottor Vittorio Lodolo D’Oria ha raccontato non è nemmeno tra i più «estremi». Un insegnante elementare precario, con un contratto annuale, contatta il medico esperto di «burnout», lasciandogli un messaggio sulla segreteria telefonica. La mattina seguente Lodolo D’Oria lo richiama. Lui molla la classe (!) e si rifugia in bagno per potergli parlare. Confessa subito: «Dottore, sento le voci. Prendo il Serenase. Dallo psichiatra non vado da mesi perché ogni volta che lo vedo mi aumenta la dose».

Il medico, a quel punto, pensa ai bambini affidati ad un malato e informa il dirigente scolastico. Il quale risponde, abbastanza tranquillo, così: «Dottore, è da novembre che sente le voci. Siamo al 3 giugno e tra una settimana la scuola finisce. È un precario, l’anno prossimo - incrocio le dita - non sarà più qui». Fine. Risolto il problema, come per lo più viene risolto per non affrontare un iter che dovrebbe concludersi con il docente convocato dal Collegio Medico di Verifica e l’accertamento dell’eventuale inabilità al lavoro per causa di salute. Un iter alquanto defatigante, che spesso include una denuncia per mobbing al preside.

La vicenda può far sorridere, ma non sorridono bambini, ragazzi, famiglie alle prese con un docente inabile, i presidi che fanno bene il loro lavoro, i colleghi del docente con problemi. Ed è di questo «problema» - di «disagio mentale professionale», con tante sfumature e tanti livelli di gravità - che si è parlato ieri mattina al seminario organizzato dall’Associazione Nazionale Presidi. Al centro dell’attenzione, la formazione dei dirigenti in vista della prevenzione.

Perché il «problema», lo «Stress lavoro-correlato», niente affatto raro, entra a pieno titolo nel grande capitolo della sicurezza a scuola (DL 81/2008). «È un tema sul quale i dirigenti sono relativamente poco preparati, i cui risvolti sono percepiti come sgradevoli», ha detto il presidente regionale dell’Anp Mario Perrini, presentando l’incontro con Lodolo D’Oria, massimo esperto italiano di «burnout», autore del recente «Pazzi per la scuola. Il burnout degli insegnanti a 360°: prevenzione e gestione in 125 casi», Alpes edizioni.

Lodolo D’Oria, che dal ’92 fa parte del Collegio Medico dell’asl di Milano, l’ha detto chiaramente: «I dirigenti devono avere consapevolezza del rischio, devono fare formazione tra i docenti per favorire l’autovalutazione. Infine, non devono pensare che a loro non toccherà mai un docente affetto da psicopatologia: le statistiche dicono che su cento insegnanti due sono schizofrenici».

L’esperto ha diviso la categoria degli insegnanti in tre gruppi: sani, consapevoli del disagio (depressione, ansia, per esempio, ma «sotto controllo»), affetti da patologie psichiatriche. «Questi ultimi negano la patologia e spesso si ritengono vittime di mobbing. Eppure, nelle nostre visite non si è mai riscontrato un solo caso di mobbing, mentre i 2/3 degli accertamenti presentano una diagnosi psichiatrica», ha detto il medico. Ai dirigenti ha ricordato: «Voi avete un ruolo medico-legale, il vostro strumento è l’invio al collegio medico. Ma prima di tutto dovete informare il vostro corpo docente del rischio che corre svolgendo una “helping profession”, dei suoi diritti e doveri».

Parallelamente attenzione va prestata agli “eventi sentinella”, come tasso di fuga dalla scuola, turn over, numero di lettere di reclamo e così via. Certo, tutto contribuisce allo stress: famiglia, insoddisfazioni e ovviamente condizioni di lavoro. Ma se lo stress si manifesta in classe e il lavoratore non si rende conto della sua gravità, c’è chi deve intervenire. «Purtroppo, su 1412 dirigenti scolastici intervistati, solo lo 0,7% ha dato risposte corrette sull’utilizzo dell’accertamento medico di fronte a problemi di disagio mentale», ha detto Lodolo D’Oria.

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