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Scuole al voto senza ideologie «Pensiamo alle cose concrete»
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Scuole al voto senza ideologie «Pensiamo alle cose concrete»
Sinistra divisa al Parini, nessuna lista di Cl nel liceo di don Giussani La roccaforte Al Manzoni il collettivo punta a ripetere l' «en plein» di seggi del 2009
Duelli a sinistra, qualche slancio goliardico, l' attenzione ai problemi concreti (dalla manutenzione della scuola alle gite), ma anche tanto disinteresse verso la politica: è questo il sentire comune tra gli studenti milanesi, pronti a eleggere i propri rappresentanti nei consigli d' istituto. In quasi tutte le scuole ieri scadevano i termini per presentare le liste, in vista delle votazioni del 14 e 15 novembre. Disinteresse, dunque: davanti agli ingressi dei più importanti licei milanesi, è facile imbattersi in ragazzi che addirittura ignorano le elezioni imminenti. O qualcuno addirittura chiede: «Ma quali, quelle per il capoclasse?». Al classico Beccaria gli eletti «uscenti» hanno dovuto insistere con i più giovani perché qualcuno prendesse coraggio e decidesse di candidarsi: solo all' ultimo si sono presentate quattro liste. Fino al giorno prima nessuno aveva ancora depositato le proprie firme in segreteria: «Dispiace vedere tanta apatia - dice il preside, Roberto Proietto - ma i tempi sono purtroppo cambiati». Laddove le liste erano già sicure, non è cambiato l' indirizzo politico prevalente di tante generazioni di liceali: orientamento a sinistra, con due schieramenti, uno più barricadero, legato alla galassia dei collettivi. E uno più «moderato». Niente contrapposizioni ideologiche, quasi assenti le liste di destra. E anche quelle vicine a Cl. Lo schema si riflette al classico Parini: Collettivo Rebelde (i più movimentisti) contro P.Ar.Ini (più tranquilli). «Dicono di essere di sinistra - avverte Pasquale Coccia, docente di lungo corso in via Goito - mancano però i riferimenti, ripetono cose orecchiate qua e là. Non c' è più il testimone generazionale, quelli del quinto anno che trasmettono i loro saperi ai nuovi arrivati». Gli fa eco Chiara Gallarati, candidata del Rebelde: «Facciamo molta fatica a coinvolgere i ragazzini appena usciti dalle medie. Al collettivo si presentano in quindici. E non vengono al Parini sulla scia della sua fama "politica", ma perché fa chic andare in una scuola del centro». Lo stesso modello «dualistico» al socio-pedagogico del Virgilio. E al Berchet: «Cob» (che sta per Collettivo Berchet) contro «Liberchet» e nessuno schieramento autenticamente di Cl (se non per qualche membro di «I-Listen», altra lista apartitica), in quella che fu la culla del movimento di don Luigi Giussani. Al vicino scientifico Leonardo, dicono i ragazzi, i ciellini hanno deciso di mischiarsi ai coetanei del centrodestra (l' unico caso raccolto) in «Supernova». Qui i giovani del collettivo di sinistra hanno scelto il nome «Spogliarellista». «Ma è solo il nome. Sono duri e puri per il resto», sostiene un «avversario», Pietro, della lista che vince idealmente il premio per la denominazione più bizzarra: «Lista Uovo, Lista che si sbatte». «Siamo apolitici - dice - ci "sbatteremo" per cose concrete, come il ritorno delle gite». Isola «rossa», il classico Manzoni che conferma invece la sua forte tradizione di militanza: l' anno scorso «Il Collettivo Politico Manzoni» ha preso quattro seggi su quattro e pure quest' anno dovrebbe fare il bis: «È il frutto del lavoro che facciamo tutto l' anno - spiega Matteo, esponente del gruppo - abbiamo portato un terzo della scuola in manifestazione una settimana fa e alle nostre riunioni vengono cento persone ogni venerdì». C' è chi l' elezioni le ha già fatte: allo scientifico Severi, da qualche anno è unito al professionale Correnti. Una fusione non del tutto riuscita: i ragazzi delle periferie del Correnti non legano con i liceali del Severi. E così ognuno presenta le sue liste: quelli dello scientifico, in maggioranza, ne hanno eletti tre. Quelli del professionale, uno, un ragazzo romeno, figlio di immigrati, Iulian Lungu, sogni da dentista nel cassetto. E la sua lista aveva un nome non casuale: «Difendiamo la specificità del Correnti». «Vogliamo contare di più nelle attività extrascolastiche, decidono sempre loro», dice Iulian. Lo scontro è aperto. Matteo Cruccu
Duelli a sinistra, qualche slancio goliardico, l' attenzione ai problemi concreti (dalla manutenzione della scuola alle gite), ma anche tanto disinteresse verso la politica: è questo il sentire comune tra gli studenti milanesi, pronti a eleggere i propri rappresentanti nei consigli d' istituto. In quasi tutte le scuole ieri scadevano i termini per presentare le liste, in vista delle votazioni del 14 e 15 novembre. Disinteresse, dunque: davanti agli ingressi dei più importanti licei milanesi, è facile imbattersi in ragazzi che addirittura ignorano le elezioni imminenti. O qualcuno addirittura chiede: «Ma quali, quelle per il capoclasse?». Al classico Beccaria gli eletti «uscenti» hanno dovuto insistere con i più giovani perché qualcuno prendesse coraggio e decidesse di candidarsi: solo all' ultimo si sono presentate quattro liste. Fino al giorno prima nessuno aveva ancora depositato le proprie firme in segreteria: «Dispiace vedere tanta apatia - dice il preside, Roberto Proietto - ma i tempi sono purtroppo cambiati». Laddove le liste erano già sicure, non è cambiato l' indirizzo politico prevalente di tante generazioni di liceali: orientamento a sinistra, con due schieramenti, uno più barricadero, legato alla galassia dei collettivi. E uno più «moderato». Niente contrapposizioni ideologiche, quasi assenti le liste di destra. E anche quelle vicine a Cl. Lo schema si riflette al classico Parini: Collettivo Rebelde (i più movimentisti) contro P.Ar.Ini (più tranquilli). «Dicono di essere di sinistra - avverte Pasquale Coccia, docente di lungo corso in via Goito - mancano però i riferimenti, ripetono cose orecchiate qua e là. Non c' è più il testimone generazionale, quelli del quinto anno che trasmettono i loro saperi ai nuovi arrivati». Gli fa eco Chiara Gallarati, candidata del Rebelde: «Facciamo molta fatica a coinvolgere i ragazzini appena usciti dalle medie. Al collettivo si presentano in quindici. E non vengono al Parini sulla scia della sua fama "politica", ma perché fa chic andare in una scuola del centro». Lo stesso modello «dualistico» al socio-pedagogico del Virgilio. E al Berchet: «Cob» (che sta per Collettivo Berchet) contro «Liberchet» e nessuno schieramento autenticamente di Cl (se non per qualche membro di «I-Listen», altra lista apartitica), in quella che fu la culla del movimento di don Luigi Giussani. Al vicino scientifico Leonardo, dicono i ragazzi, i ciellini hanno deciso di mischiarsi ai coetanei del centrodestra (l' unico caso raccolto) in «Supernova». Qui i giovani del collettivo di sinistra hanno scelto il nome «Spogliarellista». «Ma è solo il nome. Sono duri e puri per il resto», sostiene un «avversario», Pietro, della lista che vince idealmente il premio per la denominazione più bizzarra: «Lista Uovo, Lista che si sbatte». «Siamo apolitici - dice - ci "sbatteremo" per cose concrete, come il ritorno delle gite». Isola «rossa», il classico Manzoni che conferma invece la sua forte tradizione di militanza: l' anno scorso «Il Collettivo Politico Manzoni» ha preso quattro seggi su quattro e pure quest' anno dovrebbe fare il bis: «È il frutto del lavoro che facciamo tutto l' anno - spiega Matteo, esponente del gruppo - abbiamo portato un terzo della scuola in manifestazione una settimana fa e alle nostre riunioni vengono cento persone ogni venerdì». C' è chi l' elezioni le ha già fatte: allo scientifico Severi, da qualche anno è unito al professionale Correnti. Una fusione non del tutto riuscita: i ragazzi delle periferie del Correnti non legano con i liceali del Severi. E così ognuno presenta le sue liste: quelli dello scientifico, in maggioranza, ne hanno eletti tre. Quelli del professionale, uno, un ragazzo romeno, figlio di immigrati, Iulian Lungu, sogni da dentista nel cassetto. E la sua lista aveva un nome non casuale: «Difendiamo la specificità del Correnti». «Vogliamo contare di più nelle attività extrascolastiche, decidono sempre loro», dice Iulian. Lo scontro è aperto. Matteo Cruccu
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